17 dicembre 2014

MILANO: “L’ANNO VECCHIO È FINITO ORMAI MA QUALCOSA ANCORA QUI NON VA”


Il 2014 è iniziato nel segno della continuità politico/amministrativa con gli ultimi anni: il sindaco protesta contro il governo per i tagli (14 Gennaio “mi rifiuto di aumentare ancora le tasse o di metterne di nuove. Abbiamo già fatto tutto il possibile, ora tocca al governo“), si annunciano grandi novità per risolvere il problema di Malpensa, si informano i cittadini della fine dei lavori in Stazione Centrale, si tromba Boeri (alla Triennale), si litiga sull’Expo e sull’Aler con la Regione. Febbraio e Marzo proseguono senza grandi novità: si discute di come salvare Malpensa, si protesta contro i tagli di Roma, si tromba Boeri (come capolista alle europee), si litiga sull’Expo e i suoi canali etc.

02marossi44FBAd Aprile un primo segnale dello stato d’animo del PD renziano, il segretario Bussolati, manifesta la sua insoddisfazione sulle nomine cioè le poltrone, di Palazzo Marino: “Accettiamo la scelta del sindaco con rammarico, avevamo chiesto un indirizzo politico all’insegna del rinnovamento, invece passa la conservazione dell’esistente”. Accusato di conservatorismo il sindaco risponde con la pacatezza di Luca Brasi: “Pensavo che l’epoca dei diktat dei partiti fosse finita. Sono fiero di aver sempre scelto in piena autonomia. Ho deciso nel merito, in base alla professionalità e ai risultati, non alle richieste dei partiti. Mi chiedo come mai il segretario del PD non si sia “rammaricato” per le altre nomine effettuate”.

In pratica Pisapia comunica alla sua coalizione che dei partiti se ne strafotte e che il segretario del PD nelle vicende amministrative non conta una sverza. Il PD incassa il ceffone ma a Maggio ottiene alle europee il miglior risultato di sempre e può legittimamente rialzare la cresta: Boeri (un filo incazzato) dichiara “Adesso è ora che questo PD maggioritario, innovatore e aperto cominci a contare di più anche a Milano: ne abbiamo un gran bisogno” ma è Alfieri, la vera eminenza grigia del sistema a essere esplicito: “Con Giuliano lavoriamo bene, al momento opportuno ragioneremo insieme sul futuro“, come dire prima o poi facciamo i conti; anche se quello che interessa al segretario regionale è il dopo Maroni, cui senza tante ambiguità mostra di ambire.

Luglio è il mese più difficile per la maggioranza di palazzo Marino. L’esondazione del Seveso mette a dura prova tutta la politica di buona amministrazione ed efficienza della giunta che fin qui ha goduto di buona popolarità e insinua il dubbio nell’opinione pubblica che, oltre che senza soldi, Pisapia sia anche a secco di “carattere”. A introdurre una nota ilare è tale Gallera che per il centro destra dichiara: “La riconquista di Milano è nella mia agenda“. Nel frattempo ovviamente si parla della sistemazione del caso Sea Malpensa, dei troppi tagli di Roma, della sistemazione definitiva della stazione Centrale etc.

Agosto politicamente parlando è il mese più importante dell’anno. Il sindaco dichiara “ci vuole un centrosinistra unito, che oggi non c’è. La sinistra deve stare con Renzi” come dire bye bye Sel et similia, occorre dar vita a qualcos’altro perché il PD locale è inadeguato. “Non intendo fondare un nuovo partito ma essere un ponte“. Immediatamente si iscrivono all’albo dei costruttori del ponte assessori entusiasti, dirigenti di svariati partiti minori, tutto quello che resta del vendolismo e qualche PD eccentrico. Dissente solo Ambrosoli (“non faccio parte di questo esperimento “neoarancione”, il civismo non ha connotazioni classiche di destra o sinistra“) che in pratica annuncia il suo l’addio alla politica che conta. Tocca all’imperturbabile Alfieri rispondere con qualche acrobazia: “Pisapia è già percepito come sindaco del PD, lo vedrei bene con noi.” Come dire “giò i man dal nichel“, ma è palese che il partito maggioritario è preso in contropiede e che del ponte farebbe volentieri a meno anzi lo userebbe come fu usato per Calvi.

Nel frattempo ovviamente si litiga con la regione sull’Expo e sull’Aler (Maroni da del casciaball a Pisapia), si argomenta di come salvaguardare Malpensa, si annunciano grandi trasformazioni in stazione Centrale, si protesta per i tagli di Roma.

Il primo effetto del rilancio del sindaco si vede a Settembre quando alle elezioni per il consiglio metropolitano (organismo allora ignoto ai più oggi dimenticato da tutti) il PD vince alla grande ma non stravince e sopratutto la scelta degli uomini non è proprio nel solco delle indicazioni del gruppo dirigente federale. Pisapia ribadisce che resterà a Milano (anche se non si hanno notizie di campagne acquisto da Roma). A rallegrare la gauche ci pensa come sempre il centro destra che mentre dichiara che occorre salvare Malpensa riesce a far fare a Lupi il peggior decreto che la Sea potesse aspettarsi, continua a lacerarsi sulla necessità di un rimpasto in regione mentre chiude sedi, giornali e licenzia dipendenti. Manca solo il cartello “in liquidazione”.

A Ottobre il Comune rilancia sui diritti civili (nozze gay), sulle necessità dell’accoglienza ai profughi e ovviamente protesta con Roma e con la Regione per i tagli anche se ormai la litania è stata sentita così tante volte e a giustificazione di così tante cose che la giunta sembra un comitato di piagnoni.

Protagonista assoluto del mese è però il centrodestra o meglio Salvini: si inserisce nella lenta agonia del berlusconismo buttando a mare ogni velleità secessionista rilanciando la difesa della Patria contro l’invasione di rom, mussulmani e culattoni. Sostenuto da Casa Pound, Le Pen, e Putin si propone di sfidare non più Pisapia, derubricato a problema locale, ma Berlusconi prima e Renzi poi. Milano torna sul palcoscenico nazionale, sia pure con un guitto, dopo una lunga assenza. Nel frattempo si discute di Sea Malpensa (Gamberale da del pover’uomo al sindaco) si litiga sull’Expo e l’Aler, si annuncia la prossima conclusione dei lavori in Stazione Centrale.

A Novembre il PD per bocca dell’ex sindaco di Lodi (ma il virgolettato viene duramente smentito) ci riprova a condizionare Pisapia: “Il tempo stringe, il sindaco deve dirci che cosa intende fare. Non possiamo arrivare impreparati alla scadenza del 2016“, ottenendo una risposta con sputazza: “Non mi faccio certo dettare l’agenda dalla segreteria nazionale del PD”.

Memori del maresciallo Ney e del suo “lo riporterò in una gabbia” la falange assessorile PD si schiera: Pierfrancesco Majorino: “Con il sindaco il PD a Milano è correttissimo, ma ai nostri romani dico che non sarà il gioco delle correnti a dirci che cosa fare; abbiamo un candidato fortissimo e si chiama Pisapia“. Pierfrancesco Maran: “Il PD ha già detto più e più volte che sta con Pisapia“, confortati anche dai colleghi più radicali: “Sono certa che Giuliano guiderà Milano anche dopo il 2016“, Cristina Tajani.

A fare il “pompiere”, per la verità con l’entusiasmo di Armonica in C’era una volta il west, arriva Alfieri: “Pisapia è il nostro candidato. Se lui ci sarà, noi saremo con lui… Per capirci: se fallisce Pisapia non è che il PD vince. I nostri destini sono intrecciati“. L’uscita dei nomi dei potenziali candidati alternativi determina comunque il momento nel 2014 di maggior allegria politica nel centrodestra .

Il povero Bussolati probabilmente all’oscuro della vicenda è costretto a prendersela con Repubblica, con Majorino e a prospettare futuri capidelegazioni in giunta (gli interessati pensando a Boeri fanno scongiuri), riesce però anche a rilanciare e a intestarsi la decisione della nuova metrò, litigando con D’Alfonso il responsabile dei granatieri della vieille garde (che venivano anche chiamati les grognards) di Pisapia che battuto accende con la Balzani ceri votivi in attesa del Tar.

Nel frattempo si discute di come salvare Malpensa, della nuova Stazione Centrale, si litiga sull’Aler e l’Expo ed esonda il Seveso.

Tempi difficili per la maggioranza se non ci fosse il centro destra a rimetterla di buon umore, con Albertini che taglia i ponti di un possibile accordo per le elezioni comunali con la Lega, candida Lupi e contemporaneamente lo dichiara (Lupi il ministro di Renzi e di Alitalia) vicinissimo a Berlusconi. Neanche il Niccolai dei tempi migliori faceva simili autogol. Tra i berluscones serpeggia esplicitamente il timore del futuro e sorge Agorà, una associazione di professionisti della politica che parla di rinnovamento e di rifondazione; in pratica si apprestano le scialuppe di salvataggio.

Non corrisponderebbe invece al vero la notizia di un attacco di ulcera a Pisapia in occasione del premio al Bosco Verticale di Boeri.

Arrivando a Dicembre possiamo facilmente immaginare come inizierà il 2015.

Il PD anche se lacerato dal conflitto Renzi versus conservatori interni e da quello tra renziani di primo o secondo letto resterà l’unico partito su piazza ma ancora senza una strategia definita per le elezioni comunali e regionali e senza una leadership locale forte. Gli equilibri interni più che da congressi e primarie verranno stabiliti dalla nuova legge elettorale che consentirà di distinguere d’acchito tra sopravvissuti e agonizzanti.

Con la primavera comincerà la caccia al segretario e si auspicherà un rimpasto di giunta che non arriverà. Le provincie non milanesi cominceranno a litigare sul candidato a governatore.

Pisapia lascerà liberi i suoi di organizzarsi sia all’interno del PD sia nel neoarancionismo civico, godendo dell’appoggio incondizionato dei renziani di secondo letto e di tutti i non PD che del resto alternative non hanno. Privo di competitor interni e privo di competitor nel centro destra rinvierà le decisioni fidando in un successo dell’Expo. Tuttavia l’evolversi dello scontro tra renziani e non nel PD e nel paese potrebbe non consentirgli di galleggiare. É capitato più volte che il sindaco di Milano anche se popolare, soccombesse per dinamiche nazionali (Greppi, Bucalossi, Tognoli).

Salvini e la Lega, se riusciranno a seppellire il dissenso di Maroni e degli altri amministratori, proseguiranno una battaglia solitaria neo conservatrice e fascistoide sprezzando le richieste di accordo che perveranno dal berlusconismo che a sua volta si sfalderà progressivamente in un arcipelago di gruppi e famiglie in attesa dell’unico avvenimento rifondativo che conta per loro: l’addio a Berlusconi. Insomma sono i migliori alleati del sindaco.

Tutta la politica milanese, tonificata dal caso Buzzi/Alemanno, affronta l’anno ritenendosi più forte e in vantaggio rispetto ai “romani”.

Ovviamente si discuterà di come salvare Malpensa, si protesterà per i tagli di Roma si litigherà sull’Aler e sul dopo Expo, ma finalmente si inaugurerà la nuova piazza della stazione Centrale e il suo primato: tempi di realizzazione superiori a quelli del Colosseo, della Tour Eiffel e dell’Empire State Bulding messi insieme.

 

Walter Marossi

 

 



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