7 settembre 2009

“ZERO TOLERANCE” PER CHI CACCIA BALLE


Non è possibile più tollerare la sfilata di facce di bronzo che seminano balle sesquipedali per stupire e far passare in secondo piano una realtà non così brillante.

Al presidente Formigoni che entusiasta presenta il Pirellone Due come il “primo palazzo pubblico costruito dopo la Villa Reale di Monza”, occorre chiedere subito se sul serio pensa che sia stata cosa furba impiegare milioni di euro pubblici in volumetria commerciale, in una città dove i metri cubi di vani uffici vuoti si contano, appunto, a milioni.E magari spiegare all’emulo di Maria Teresa che è a duecento metri dal palazzo (pubblico) costruito dal Comune di Milano negli anni novecentosessanta …

Alla ministra Gelmini che ci rifila l’ennesima tirata sul ritorno alla scuola “seria” svilita dall’ignoranza sessantottina sarà ora di ricordare che è andata a sostenere pochi anni fa gli esami di procuratore legale nella Catanzaro dei tutti promossi mentre un sessantottino doc come Mario Capanna all’Europarlamento ha tenuto un discorso di due ore e dieci minuti dai contenuti politici certamente discutibili ma in perfetta lingua latina.

Al difensore della fede e delle radici cristiane Calderoli invece non sarà inutile rinfacciare le foto del suo matrimonio celtico, con tanto di druido impersonato dal ministro Castelli presente. E già che siamo sull’argomento ricordare a Bossi & Co. che le famose “invitte” tribù del Nord non hanno toccato palla dai tempi di Brenno né sui campi di battaglia né su quelli della costruzione civica e culturale, avendo lasciato come unico segnale gli omini oggettivamente un po’ datati delle caverne camune .

Quanto alle sciocchezze provenienti da Palazzo Marino si rischia di non riuscire a starvi dietro: la favola del “Nuovo Rinascimento” stenta ad affermarsi, ma che dire della “necessità di case per 700 mila milanesi che devono rientrare” nel pomerio di Milano nei prossimi cinque anni, idea dell’ineffabile assessore Masseroli, il nuovo Mosè dei milanesi a 10 mila euro al mq? Perché non ricordargli un po’ ruvidamente che un esodo di queste proporzioni (il 60% della popolazione attuale !!) non è avvenuto nemmeno dopo la ricostruzione di Dresda o le inondazioni di Calcutta ?

Sorvolando, senza ironia, su Malpensa e Alitalia, dove mettere in fila le falsità propinate dai difensori della compagnia di bandiera e dai capitani coraggiosi è ancora troppo, si plana nell’avanspettacolo della corte governativa, senza però divertirsi minimamente. Tra il direttore di Avvenire che fa la morale sui costumi sessuali con alle spalle una condanna per molestie e gli amici del premier che trovano un “fidanzato” alla vergine Boemi direttamente dal cast di Maria De Filippi, essendo in entrambi i casi “smascherati” nel giro di pochi minuti, ci si aspetterebbe almeno un “ma mi faccia il piacere !” collettivo: invece parte un turbinio di solidarietà verso comici e capocomici qualificati come illustrissimi etc., ennesima e farsesca riproposizione di “Vizi privati e pubbliche virtù”.

Per finire (finire?) allora cerchiamo di urlare, con la voce che resta, ogni volta che il Presidente del Consiglio o Tremonti dicono che tutto va bene, la crisi è finita e l’Italia se la passa meglio degli altri, che l’arretramento sul Pil 2008 in percentuale per l’Italia è il peggiore di tutta l’Ue ed è il doppio di quello di Francia e Germania. Perché queste balle sono molto, molto gravi e preoccupanti e quasi nessuno ha le carte in regola per contestarle, men che meno la grande stampa nazionale controllata dai torinesi, impegnati come sono a tutelare la figura dell’Avvocato dalle crisi “isteriche” della non abbastanza diletta figliola e, soprattutto, il paio di miliardini di euro esentasse messi da parte per i tempi duri mentre si mettevano al loro posto i partiti politici con Tangentopoli.

E’ arrivato il tempo della “Zero tolerance” anche per i ragionevoli e il vostro Giano Bifronte pensa che sia venuto il tempo di aprire le porte del suo tempio, inequivocabile segnale che il popolo (romano, ma adattiamoci … ) è in armi e vuole verità e giustizia.

Franco D’Alfonso

 

 



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