18 giugno 2014

RENZI E IL CONFLITTO D’INTERESSI? CIAU MAMA!


“Ciau mama”, così si sbeffeggiava chi rimaneva deluso, sentendosi anche tradito da qualcuno o qualcosa. “Ciau mama”, non pensarci più. Così verrebbe voglia di dire ad Elio Veltri, se non fosse evidente che, sotto le sue candide e ben documentate domande sull’evasione fiscale, si legge un ben chiaro giudizio politico su Matteo Renzi, la sua esperienza di governo e il probabile futuro che ci attende.

07ucciero23FBE che dire del conflitto d’interessi? Nella sua cavalcata verso la rottamazione del PD “ancien regime”, il “nostro caro premier” ha speso condanne tra le più dure sull’ignavia che la precedente generazione di dirigenti della sinistra avevano dimostrato sulla regolazione del conflitto d’interessi, e a ragione s’intende.

Non si contano le intemerate dell’ipercinetico, i “per vent’anni non avete fatto nulla, ma ora ci penso io”. Nei primi 100 giorni sarà priorità, a costo naturalmente di … rimetterci la faccia! Bene, siamo in attesa, ma all’orizzonte non si ode né si vede nulla, ma proprio nulla, insomma il vuoto pneumatico.

La questione del dominio oligopolistico del sistema televisivo, l’intreccio putrescente e irrespirabile tra la vicenda di un tycoon mediatico e il sistema politico istituzionale italiano, è semplicemente sparita dai radar della politica e dell’azione di governo. Eppure, proprio questo intreccio ha letteralmente costruito la de-generazione della nostra democrazia in video – crazia, avendo offerto al pregiudicato signor B. la possibilità di manipolare l’opinione pubblica per accumulare con i voti, e per vent’anni, lo scudo dietro cui condurre i suoi poco raccomandabili traffici.

Quindi una questione di fondo, una questione che certo oggi tocca il signor B. ma che, bisogna essere coerenti, dovrebbe (deve) toccare tutti quei soggetti che possono venire a trovarsi, o magari già si trovano, a destra e a sinistra, nella condizione di non poter distinguere, per intenzioni o per effetti, tra la loro posizione pubblica e quella privata da un lato, o che, per la loro potenza mediatica, sono in grado di condizionare la formazione dell’opinione pubblica e quindi del giudizio elettorale.

Quindi non solo B, ma anche Murdoch, De Benedetti, e tanti altri. Ora, su tutto questo nulla. Non solo, ma mentre questo nulla ammanta protettivo il signor B., Renzi (che fegato, ragazzi) mette mano alla RAI, madre di tutti gli sprechi e dei padrinaggi politici. Naturalmente, la RAI è da riformare con decisione, ma chiediamoci se questa riforma debba essere e unilateralmente condotta a colpi d’ascia solo sul suo molle corpaccione romano, svendendo a privati la piattaforma RAIWAYS, o se non si debba, e finalmente, mettere mano all’intero sistema televisivo italiano, pena il pretendere che uno dei contendenti nel sistema oligopolistico combatta contro l’altro con le braccia legate. Questa è la situazione in effetti, e certo c’è da angosciarsene, se si pensa che il Dossier Telecom Italia resta sempre aperto sul tavolo del signor B. Basti questo, però.

La questione che si intende sollevare è di merito strettamente politico ed è la seguente: per quale motivo Matteo Renzi non mantiene le sue promesse sul conflitto d’interessi del signor B, ma anzi agisce unilateralmente contro la RAI? Qui “gatta ci cova” direbbe qualcuno, e non sbaglierebbe. Non sbaglierebbe prima di tutto nel cogliere al volo che nella grande partita di scambio tra Berlusconi e Renzi, intanto il primo è disponibile a fare sponda al secondo solo e esclusivamente per ottenere risultati non politici, ma suoi personali.

Che poi questo sia scritto o detto, o non rimanga tra quei non detti e non scritti assai più solidi dei patti formali, non conta nulla. Contano aspettative e comportamenti. Al signor B. non importa assolutamente più nulla del suo destino politico se non nella misura in cui la sua forza elettorale gli eviti carcere e rovina economica, come del resto nel 1994. E sarà pure stata una coincidenza sfortunata, ma ricordiamo che il 24 gennaio Enrico Letta preannunciò, nel bel mezzo della trattativa sull’Italicum, il prossimo intervento sul conflitto d’interesse e che Renzi gli diede subito i 15 giorni, disarcionandolo puntualmente alla scadenza.

Ma cosa interessa al “nostro caro premier” del signor B.? Nulla personalmente, se non il suo grande serbatoio di voti, un serbatoio a cui potrà attingere a due condizioni: in primo luogo non litigare con il signor B. e in secondo luogo, ahimè, assomigliare per quanto possibile da sinistra al Signor B. E allora come non ci stupiamo che la coltre del silenzio sia caduta sull’evasione fiscale, non ci meraviglia che Renzi attacchi la Rai e non sollevi neppure per battuta il conflitto d’interessi. Parafrasando Nenni: se non proprio “pas d’ennemi a droite“, che ne restino solo i cespugli.

Naturalmente, i nostri contraddittori potranno sempre portare argomenti a favore di Renzi, che si tratti dell’inopportunità di sollevare questioni che impediscano le grandi (?) riforme istituzionali o che si ricordi che proprio con questa tattica il peso politico di S. B. si riduce ogni giorno, aprendo il terreno per la mazzata finale.

Ma chiediamo perdono, non erano esattamente considerazioni di opportunità politica ad aver indotto Prodi, D’Alema, Veltroni, Amato e tanti altri rottamati, a non intervenire sulla materia? Oggi, come allora, il calcolo politico (giusto o sbagliato che sia) fa premio sulla necessità di intervenire in modo organico su di una parte tanto rilevante della nostra Costituzione materiale. Altro che Italicum … . La cronaca prevale sulla storia.

Matteo Renzi farà spallucce, e da genio della comunicazione manipolatoria sposterà l’attenzione sulle riforme che a ritmo di una al mese annuncia e in tanti prestano fede, o si assiepano in coro. E allora, per noi, e per tanti altri che si ostinano a credere che il sistema dell’informazione debba essere libero, e che trasparenza e chiara divisione tra gli interessi extrapolitici e la funzione pubblica siano pilastri del bene comune, pare davvero che non resti altro che un bel “Ciau mama”. Ma forse no, chissà.

 

Giuseppe Ucciero



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