18 giugno 2014

SCUOLE APERTE, SEMPRE, A TUTTO E A TUTTI


L’incontro ‘ Verso il Forum Nazionale delle Scuole Aperte’, che si è svolto lunedì 16 giugno, promosso dal settimanale “Vita” insieme a Miur, Comune di Milano e ANCI,  offre l’occasione per fare il punto dello stato dell’arte su questo tema, per il quale l’Amministrazione Pisapia ha dedicato impegno e attenzione. È stato un incontro vivace, che ha dato l’opportunità di conoscere buone pratiche diffuse in Italia e di ragionare sugli strumenti utili per dare sistematicità all’apertura estesa delle scuole, oltre l’orario della didattica.

09bocci23FBIn una doppia prospettiva: la scuola aperta intesa da una parte come possibilità di sperimentare forme di didattica innovativa, e dall’altra come occasione far entrare il territorio nella scuola, per sperimentare azioni di conciliazione, di coesione sociale, di innovazione culturale. Questa seconda via, che non esclude l’investimento su una Scuola nuova, è quella più complessa, ma più entusiasmante: trasformare le scuole in un bene comune, risorsa collettiva non per pochi – studenti, insegnanti, famiglie o dirigenti – dove dare risposte concrete ad una richiesta che non è solo di spazi, ma di comunità e cittadinanza attiva.

Esistono progetti di peso sul tema Scuole Aperte, come quello della Regione Campania attivo dal 2007 finanziato con fondi UE destinati a interventi nelle zone di forte disagio sociale. Non solo nei territori ad alto rischio è necessario promuovere questi progetti, ma anche in grandi città come Milano, dove c’è bisogno di ricostruire ‘comunità’, e le scuole sono quei Luoghi dove cominciare: per la capillarità della loro presenza e il ruolo di infrastruttura sociale, centro di relazioni oltre che di promozione di conoscenza che gli viene riconosciuto.

Aprire a Milano più scuole possibili, fino a sera, il sabato, la domenica, durante le vacanze, deve essere un obiettivo strategico per chi amministra la città, me compresa; obbiettivo da raggiungere attraverso un lavoro trasversale, partecipato e condiviso, tra scuole, amministrazione (centrale e decentrata) e associazioni che lavorano e creano reti sul territorio, può dare buoni frutti, perché progettare scuole aperte al territorio è uno strumento di partecipazione unico che può coinvolgere tutti i livelli della cittadinanza e tutti i tipi di territori.

Molto lavoro istruttorio è stato fatto in questa direzione negli ultimi due anni, coordinato dall’Assessora Chiara Bisconti; lavoro che ha portato anche alla redazione di una bozza di regolamento (proposta che ho curato con la consigliera Elisabetta Strada) per disciplinare e dare omogeneità alle prassi di concessioni d’uso dei locali scolastici, individuare linee di indirizzo e strumenti comuni, definire ruoli e relazioni tra scuole, Consigli di Zona e associazioni. Il Comune già concede in uso a terzi gli spazi degli edifici scolastici in orari extradidattici, ma gli esiti sono discontinui: ci sono scuole che producono esperienze eccellenti (la scuola Cadorna, Casa Del Sole, Paravia, Rinascita e altre), grazie al coinvolgimento dell’Associazione Genitori, e altre scuole con più resistenze all’apertura.

I proventi delle concessioni entrano genericamente nelle casse dell’Amministrazione, mentre il regolamento proposto prevede la garanzia di un ritorno economico per scuola e istituzione decentrata. Non sono sufficienti però questi proventi ad alimentare un progetto diffuso sul territorio, che richiede investimenti di partenza (di responsabilità, personale e fondi) da parte dell’Amministrazione Locale e del Ministero della pubblica Istruzione, come non è possibile lasciare il carico gestionale sulle spalle delle Associazioni dei Genitori.

Tre sono i principali ambiti di azione: 1. l’apertura fisica delle scuole in regime di regolarità, continuità  e accessibilità (guardiania, fornitura di gas  e luce, pulizia); 2. lo sviluppo di contenuti culturali, formativi, di aggregazione, rispondenti alle esigenze dei territori e della scuola; 3. la creazione e sperimentazione di strumenti operativi di coordinamento e di rete tra livelli amministrativi, autonomie scolastiche e associazioni.

1. La prima azione è condizione necessaria: garantire che siano aperte significa garantire personale di custodia, con protocolli di intesa tra MIUR e Comune, che si appoggino a quelli che ci sono già (quello relativo alle funzioni miste, predisposto e modellizzato da ANCI) implementandone le risorse, oppure affiancando risorse di personale complementari. Significa dare luce e riscaldamento per più tempo, essere disponibili a erogare utenze in più. E non seguire la logica della chiusura delle secondarie superiori il sabato mattina, proposta dalla Provincia di Milano per risparmiare sul riscaldamento.

2. L’attività di sviluppo dei contenuti non può essere sempre e solo volontaria, senza costi: esistono finanziamenti possibili, pubblici (nazionali come la  legge 285, europei come i fondi strutturali per interventi sul sociale) e privati, soprattutto per avviare sperimentazioni, come quelli che la Fondazione Cariplo per esempio attiva per le biblioteche, e sviluppando iniziative di rete anche su progetti locali si possono reperire personale e risorse (sui percorsi di formazione degli adulti ad esempio, Milano si può appoggiare a una fortissima competenza delle sue scuole civiche).

3. Per fare questo al meglio, senza che nessuna scuola venga lasciata indietro, serve un coordinamento forte, capace di tenere insieme tutti gli attori rispettandone le specifiche autonomie e competenze. Il nascente ‘Ufficio Scuole aperte’, promosso da Chiara Bisconti, è ciò che ho ritenuto fondamentale fin dall’inizio: un luogo anche fisico, che dovrebbe coordinare personale di Settori diversi, dall’Educazione alla Qualità della vita, ma soprattutto del Decentramento, più vicino ai territori e prossimo a una maggiore autonomia di progetto e di spesa in vista della Città Metropolitana e della strutturazione dei municipi. Un luogo dove istituzione pubblica e realtà sociali che già tessono reti sul territorio abbiano possibilità di fare insieme progettazione e programmazione e attivare accessi alle risorse di personale, ai finanziamenti e alla formazione di figure gestionali del progetto.

Se lo scenario attuale non consente di garantire un impegno per una immediata diffusione dell’apertura delle scuole in tutta Milano cominciamo comunque a sperimentare un metodo e a costruire un modello di partecipazione al progetto. Per questo proporrò un emendamento al bilancio, in capo al Decentramento, per aprire un capitolo di spesa e stanziare un finanziamento per l’A.S. 2014/2015 specificatamente dedicato a questa attività, che consentirà ai consigli di zona, dopo aver individuato una/due scuole, di finanziare la loro apertura e attivare una sperimentazione.

È un primo tassello di un progetto più grande che può restituire un significato concreto alla parola ‘partecipazione’. Molto è stato fatto dall’Amministrazione in questi tre anni, è venuto il momento di dare una cornice a interventi e strumenti di cittadinanza attiva che ricomponga pratiche episodiche. Lo hanno già fatto Bologna e altre città, ed è un impegno che dobbiamo prendere anche a Milano: costruire regole e modalità nuove per un’amministrazione condivisa, per semplificare e superare la frammentarietà delle azioni di cura dei beni comuni, quelli che sono di tutti, come le scuole.

 

Paola Bocci



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