9 aprile 2014

LA FINANZA GLOBALE: FARINA DEL DIAVOLO?


Aldo Cazzullo, su Sette scrive che la “finanza non è il diavolo, va regolata, non demonizzata perché ci consente di mantenere un alto tenore di vita”. Affermazioni giustissime ma contraddette dai fatti negli anni della crisi devastante che decine di milioni di europei hanno pagato a caro prezzo. Nel cui corso è diventato più evanescente il rapporto tra finanza ed economia legale; è aumentata la quota di finanza ed economia criminale in Italia e nel mondo e la quantità di denaro sporco riciclato; è aumentata la percentuale di capitali esportati illegalmente e imboscati nei paradisi fiscali; è aumentata a dismisura la quantità di denaro prodotto dal nulla e messo sui mercati dalle banche e sono contestualmente aumentati i rischi di fallimento di molte banche, salvate dagli interventi finanziari degli Stati.

09veltri14FBLa sola Unione Europea negli anni 2007-2012 ha messo a disposizione delle banche che rischiavano di andare a gambe per aria, 4.600 miliardi di euro. Questo perché, come scrivono Masciandaro e Pansa: “la farina del diavolo non diventa sempre crusca”(La farina del diavolo, Baldini & Castoldi, 2000). È vero: la finanza è utile se non diventa anarchica e non comanda la politica; se viene regolata e controllata e non viene creata dal nulla senza regole. E soprattutto se viene messa al servizio dell’economia reale e non la distrugge e con essa milioni di posti di lavoro.

Esattamente quanto è successo negli anni della terribile crisi che stiamo vivendo, peggiore di quella del 1929, come già nel 2003 aveva scritto Paolo Sylos Labini, inascoltato, perché senza casacche. Allora, in America, epicentro della crisi, fu varata la legge Glass – Steagall che obbligava le banche a separare le attività di deposito da quelle speculative. Lo Stato, nell’ambito del New Deal, creò circa 15 milioni di posti di lavoro, soprattutto nel settore delle infrastrutture. I problemi che riguardano la cosiddetta finanziarizzazione dell’economia e la necessità di contenerla attraverso riforme radicali nazionali ed europee, in Italia non trovano molto spazio nell’informazione, soprattutto televisiva.

Le cose non vanno certo meglio nella politica, nel Governo e nel Parlamento. Eppure, l’abbiamo detto e scritto tante volte, l’Italia, insieme alla Grecia, è il paese dell’Unione che ha la maggior quota rispetto al PIL, di economia sommersa, criminale, di esportazione di capitali, di riciclaggio di denaro sporco e di evasione fiscale. Ricordo un dato: in Francia, una ricerca ha stimato in 600 miliardi i capitali esportati all’estero illegalmente dai cittadini francesi e imboscati. Quanti sono i soldi esportati illegalmente dagli italiani?

I Problemi che la crisi in tutta Europa ha messo in evidenza riguardano:

– Il rapporto centuplicato tra la quantità di denaro circolante sotto ogni forma (titoli, azioni, obbligazioni, derivati ecc) e l’economia reale: beni e servizi;

– Il sistema bancario che negli anni ha visto prevalere accorpamenti e fusioni di banche, diventate tanto grandi e potenti da essere incontrollabili e minacciose al monito “too big to fail” e cioè, come dire: “state attenti che siamo troppo grandi per fallire, perché il nostro fallimento si tirerebbe dietro l’intero paese con la vita di milioni di cittadini”;

– La montagna di titoli spazzatura nascosti nelle banche, nei ministeri, negli enti locali e nelle aziende.

L’Europa, nella prossima legislatura, o vara le riforme necessarie a evitare il ripetersi di crisi devastanti come quella che stiamo vivendo o salta. E non solo la moneta unica. Salta l’assetto istituzionale e politico, si disgrega, ritorna a prima di Carlo Magno, e diventa terra di conquista delle grandi potenze mondiali, con conseguenze drammatiche per il futuro di intere generazioni.

Cito alcune delle riforme indispensabili, che altri paesi stanno almeno discutendo:

* Riforma del sistema bancario che preveda il ridimensionamento delle megabanche al fine di favorire una vigilanza effettiva; riforma dello Statuto della BCE che consenta di finanziare i governi e non solo le banche e obbligo per le stesse di mettere a disposizione una parte dei finanziamenti ricevuti a tassi bassissimi, dell’economia reale e delle imprese;

* Riforma dei mercati finanziari, controllo della quantità di capitali e di tutta la finanza strutturata (derivati) con garanzie di informazioni fornite agli acquirenti per consentire investimenti consapevoli come le probabilità di guadagnare o di perdere e quanto;

* Controllo della cosiddetta finanza ombra e vigilanza

Ricordo che in America sulla crisi e sulle conseguenze drammatiche per milioni di persone, indotte, con metodi discutibili, a contrarre mutui per comprare la casa, finanziati dalle banche con debiti, pur sapendo che i cittadini non avrebbero potuti pagarli, hanno indagato due commissioni di inchiesta del Congresso. Nel Regno Unito, in Germania e in Francia, alcune proposte di riforma sono arrivate in Parlamento e sono in discussione. In Italia i problemi riguardanti la tirannia della finanza sulla politica e sulle istituzioni, non è stata nemmeno presa in considerazione. Se non qualche studioso come Luciano Gallino che ha pubblicato “Il colpo di stato di banche e governi“, molto documentato e che consiglio, del tutto ignorato dalle reti televisive.

Ma in Italia è successa una cosa ancora più grave sollevata sul Corriere della Sera da Milena Gabanelli: la Consob, autorità di controllo dei mercati e delle società quotate, con notevoli poteri, ha esautorato il servizio tecnico interno di analisi quantitative, che potrebbe controllare e far sapere al governo e alla pubblica opinione quante centinaia di miliardi di titoli spazzatura hanno in pancia il ministero dell’economia, i comuni e le regioni.

 

Elio Veltri



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali




Ultimi commenti