12 febbraio 2014

MILANO: MALPENSA – LINATE ATTERRAGGIO FORZATO


Quanto andrà avanti il tormentone degli scali milanesi? Una previsione è impossibile perché il tumulto della politica non perdona e ogni pretesto è buono per rinfacciarsi colpe; troppa carne al fuoco: Expo2015, le sorti del governo – tra rimpasto, rimpastino, elezioni anticipate, lotta Renzi-Letta – la crisi economica e se non bastasse il dissesto idrogeologico con la sua scia di responsabilità e i casi di corruzione che non lasciano passare giorno senza novità. In ogni caso dovremmo averci fatto il callo, dolente.

01editoriale06FBAnche da questa vicenda però se ne cavano sgradevoli sensazioni: chi sa davvero come stanno le cose si guarda bene dal dirlo e, ancor peggio, si ha la sensazione di non essere padroni dei propri destini. La vicenda Alitalia – Etihad Airways è esemplare da questo punto di vista per più motivi.

Il nuovo cavaliere bianco arabo dovrebbe versare 300 milioni per un aumento di capitale di Alitalia e questo sarebbe il risultato del viaggio del primo ministro Letta negli Emirati Arabi, cifra modesta ma che forse basta a calmare l’allarme dei famosi “cavalieri” di berlusconiana memoria, delle banche (terrorizzati tutti da un fallimento con relative perdite) e a tirare in là il problema dell’occupazione in Alitalia, almeno fino al prossimo scontro elettorale.

Come si vede un programma di ampio respiro, il desiderio di giocare un ruolo degno della settima potenza industriale, di giocarlo anche nel difficile scacchiere del trasporto aereo. Sogni di gloria, sogni. La verità sta altrove. La partita degli scali milanesi la giocherà James Hogan, il CEO di Etihad Airways. E queste partite nell’interesse dei suoi padroni le sa giocare bene, forte di un invidiabile curriculum che lo ha visto in British Midland Internazionale, Hertz, Forte Hotels, e Gulf Air. Ha curato per la sua attuale compagnia le acquisizioni di quote di minoranza di Air Berlin (29,21 %), Air Seychelles (40 %), Aer Lingus (2,987 %), Virgin Australia (9,99 %), Air Serbia e Darwin Airline (33 %). Attualmente fa parte del Comitato Esecutivo del Consiglio Mondiale del turismo ed è membro del consiglio della International Air Transport Association (IATA).

Un vispo ragazzo sulla sessantina considerato uno dei player mondiali del trasporto aereo. Ecco con chi si andrà a trattare del destino di Alitalia e degli aeroporti Italiani e milanesi: se gli interessano deciderà lui, se non gli interessano mollerà Alitalia e i suoi slot. Un personaggio che per il modo casual di vestire e per corporatura ricorda il buon Marchionne. E non solo per questo. Uomo avvisato mezzo salvato. Chi tratterà con lui per il nostro Paese? Mi viene male a pensarci. Uno dei nostri civil servant di quelli che hanno un solo problema: “che faccio fare a mia moglie”?

Immagino la preoccupazione di Giuliano Pisapia, impegnato com’è in questa intricata vicenda con il terribile handicap di chi è costretto a giocare con giocatori non suoi.

Ma non è solo questa sensazione da pedina nelle mani altrui a non allargare il cuore: c’è anche quella di vedere che, come ci confrontiamo con gli altri Paesi, i nostri programmi sono datati, sono a rimorchio delle iniziative altrui, scontano una sorta di seconda genitura.

Sia chiaro, i soldi che non abbiamo non sono tutto, forse sono le idee, quelle fresche, che ci sono venute a mancare oppure chi le ha non riesce a trasferirle alla classe politica sempre distratta o meglio attenta al pollaio.

Renzi ci promette un ricambio, non so se avverrà, ma è l’unica carta che ci resta. Se dovesse tornare Berlusconi le idee che metterà in campo sono quelle sue coetanee e stiamo peggio. Magari insieme alla Lega che per idee non brilla (moneta sussidiaria lombarda).

 

Luca Beltrami Gadola



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