18 dicembre 2013

L’ALER, LA LEGGEREZZA DEGLI SMEMORATI DI NIETZSCHE


“Beati gli smemorati, perché avranno la meglio sui loro errori”. È una frase celebre di Federico Nietzsche, una frase ambigua ma l’interpretazione corrente è che gli smemorati non ricordino né le cose belle né soprattutto le brutte che dunque hanno la meglio su di loro e ovviamente non portano il peso dei loro errori. È una frase che mi frulla per il capo spesso ma di recente con maggior frequenza e soprattutto quando penso all’edilizia residenziale pubblica e a chi, pubblico amministratore, ne parla e magari fa “scoperte”, come il buco di 400 milioni di Aler Milano, paventando addirittura un fallimento.

Quest’ultimo timore è del tutto infondato e contemporaneamente del tutto fondato. Ma di quest’aspetto parleremo in altra occasione. Ora fermiamoci più sulle parole. Fallisce l’Aler Milano? Forse, perché prima di lei è fallita la politica dell’edilizia residenziale pubblica e con sé ha trascinato tutto. Quello dell’edilizia residenziale pubblica è un problema annoso e per chi ha qualche curiosità la prima legge dall’Unità d’Italia che lo concerne fu la Legge Luzzatti del 1903 che consentì ai Comuni di costruire case popolari, poi nel 1949 la famosa Legge Fanfani e da allora a oggi, se ho saputo contare, ben 13 leggi dello Stato più una manciata di leggi regionali.

Tolta forse la legge Fa01editoriale44FBnfani, tutte quelle che l’hanno seguita, promosse da una classe politica più alla ricerca di consenso elettorale che del bene comune, hanno avuto come conseguenza pratica di costruire, di volta in volta, delle categorie di privilegiati. Privilegiati non nel senso che al momento delle assegnazioni non fosse più che giusto tenere conto delle loro situazioni economiche ma mai si considerò che queste situazioni col tempo sarebbero molto spesso mutate, prevalentemente e fortunatamente in meglio. Successe e succede che con l’andare del tempo, a parità di reddito, chi aveva avuto in assegnazione una casa a condizioni favorevolissime godeva e gode di un forte privilegio rispetto a chi per esempio doveva procurarsi una casa in affitto o in acquisto sul libero mercato. Dietro vi sta anche una profonda ingiustizia fiscale ma non voglio divagare.

L’ultima ondata di privilegi fu la legge che imponeva agli enti pubblici proprietari di vendere gli alloggi in locazione con diritto di prelazione ai locatari, come il solito a condizioni largamente inferiori al mercato e per di più, in questa circostanza, senza tenere alcun conto dei redditi degli acquirenti-locatari, assai spesso sufficientemente elevati da poter loro permettere di andare sul mercato e così liberando alloggi a chi più di loro ne aveva diritto e bisogno. Da questo insieme di fatti e circostanze deriva gran parte del problema dell’edilizia residenziale pubblica e della sua incapacità oggi di soddisfare la domanda di alloggi a canone ridotto.

Bisogna avere memoria di tutto questo prima di aprir bocca? Forse no perché un ricordo diretto può averlo solo chi ha almeno settant’anni, ma sapere un po’ di storia non farebbe comunque male. Veniamo all’oggi: il buco di Aler. Qui l’anagrafe non c’entra. Chi ha amministrato, fosse al governo o all’opposizione, “doveva” sapere come stavano andando le cose, bastava leggere (saper leggere) i bilanci per capire che la situazione sarebbe diventata insostenibile anche senza bisogno di due diligence. Non ricordo che mai in questi vent’anni l’opposizione abbia mai levato una sola voce di avvertimento e se la sinistra rivendica una storia, e ha diritto di farlo, la sua storia è fatta anche di questi silenzi e mi dispiace doverlo dire. Sono questi gli “smemorati” di cui parla Nietzsche.

Che fare oggi? I provvedimenti che la Giunta regionale propone, come quello di vendere un terzo del patrimonio, lasciano allibiti: ma chi compra, soprattutto in un mercato come quello odierno, alloggi occupati da inquilini morosi? Vogliamo vendere, se ci sono, le parti più appetibili? Vogliamo ancora privilegiare i residenti indipendentemente dal loro reddito? Un passato (sbagliato) che ritorna? Non c’è altra soluzione che metterci dei soldi e presto, magari togliendoli a qualche grandiosa (discussa) opera viabilistica salvo che non si pensi che chi non ha casa possa dormire sotto i nuovi ponti, allora … .

Luca Beltrami Gadola

Postscriptum

Bisognerebbe anche parlare di Aler come azienda e della sua efficienza, e lo faremo, e non solo della sua governance. Qualcuno mi ha detto che la nuova legge regionale prevede che il solo presidente abbia un emolumento pari a quello di un consigliere regionale. Poco o tanto che sia in assoluto non so, ma equivale alla somma dei compensi di tutto il Consiglio fino a ieri. Risparmiare?

 



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