16 ottobre 2013

la posta dei lettori_16.10.2013


Scrive Maria Grazia Campari ad Anita Sonego – Non mi sono occupata del problema della pubblicità sessista e non conoscevo il testo della delibera della giunta milanese prima di leggere la critica comparsa sul numero scorso di ArcipelagoMilano. Critica che condivido. Vorrei soffermarmi su quella parte dell’articolo di Anita Sonego che sottolinea la difficoltà di rapporto fra giunta e almeno alcuni consiglieri e la difficoltà del conflitto. La prima difficoltà mi pare rientri a giusto titolo nella complessiva mancanza di partecipazione che si manifesta a vari livelli ed è stata giustamente registrata in più di un intervento critico o parzialmente critico (LBG e altri).

Su questo aspetto riferisco una riflessione che ho già condiviso con Anita, che conosco da molti anni. La riflessione è: le difficoltà sono certamente parecchie e il dirigismo che legge e regolamenti consentono non è facile da superare, ma le/gli elette/i (forse diversamente dagli assessori incaricati dal sindaco, licenziabili ad nutum) hanno nei confronti della cittadinanza, un dovere di esplicitazione, trasparenza, conflitto nei confronti degli atti amministrativi che non condividono o, peggio ancora, considerano in contrasto con gli impegni contenuti nel programma elettorale che è un patto e va onorato. Poiché non sono soli, ma sostenuti dalla cittadinanza attiva che li ha scelti e sarà al loro fianco.

La considerazione è valida sia nei confronti della mancata riforma della burocrazia comunale (anch’essa nel programma) sia per le azioni di attuazione (o mancata attuazione) del capitolo sulla “città delle donne”, sempre del programma elettorale. Questo non è e non può essere presentato come un tormentoso conflitto fra donne, è un necessario conflitto per l’attuazione della democrazia.

 

Replica Anita Sonego
– Ringrazio Maria Grazia Campari per aver messo a fuoco il tema del conflitto. Pratico il conflitto e lo ritengo fondamentale per la democrazia e non solo. Il femminismo, infatti, ha insegnato a tutte noi la realtà/necessità del conflitto uomo/donna. Confesso che il conflitto tra donne mi crea molta sofferenza per cui sono ben lungi dalla capacità di considerare le donne che hanno potere nelle istituzioni in maniera astratta e avulsa dal loro genere. Il conflitto, comunque, crea problemi a chi lo mette in atto poiché spesso, chi si sente messo in discussione, soprattutto se ha un ruolo di “potere”, si serve di armi sottili e invisibili ma molto ‘incisive’ che si possono sintetizzare con un termine: emarginazione. Se ti poni fuori dal coro ti viene fatto percepire in mille modi la colpa di aver infranto la compattezza della ‘tua’ parte politica..

Tutto ciò è pesante da reggere ma per me è molto più pesante configgere con quelle donne che, sia pur in una posizione di ‘potere’, sento in qualche modo affini, facenti parte del ‘mio’ mondo e della mia storia. Tutto qui. E non basta essere state elette per sentirsi “sostenute dalla cittadinanza attiva”. Come scrivevo proprio su queste pagine, il conflitto è il sale della democrazia ma certe volte il sale brucia su ferite che non si vedono a occhio nudo. Vogliamo parlarne e fare diventare questa discussione appena avviata un grande tema di dibattito democratico?



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