18 settembre 2013

L’EXPO SARÀ COMUNQUE UN FORMIDABILE SUCCESSO …


Comunque andrà, a chi interesserà dire che c’è stato invece probabilmente un formidabile spreco di soldi pubblici? Non certo alla classe politica che ha promosso l’evento in modo “bipartisan”, come i campionati mondiali di calcio, le olimpiadi di Torino, i giubilei e quant’altro. Perché perdere consensi per nulla? I padroni dei terreni e i costruttori saranno comunque molto contenti, e collaboreranno volentieri coi politici con convegni e manifestazioni trionfalistiche. I pagatori di tasse non sapranno, come non saprà chi ha avuto dei servizi sociali in meno, magari più essenziali. Poi per dimostrare lo spreco ci vogliono analisi complicate, chi avrà i soldi e la voglia di farlo? Poi le analisi ex-post non si fanno mai, si guardi la meravigliosa Alta Velocità, che ha contribuito non poco alla voragine del debito italiano, ma fa così contenti i viaggiatori che hanno molta fretta, lo scrivente compreso.

Le analisi dunque si fanno solo prima, sono commissionate dai promotori a studiosi non troppo critici, e si fanno, in modo certo rigoroso, con il metodo del Valore Aggiunto, su cui qui non vi tedio, che per definizione dà sempre risposte positive, così tutti son contenti.

Anche il dettaglio che le Grandi Opere per l’EXPO non servono all’EXPO è appunto un dettaglio che nessuno sarà interessato a mettere in luce. Intanto son state fatte, e rimangono lì da inaugurare e da vedere. Poi in particolare le metropolitane hanno un meccanismo finanziario, noto come Tariffa Ombra, su cui di nuovo non vi tedio, che peserà, e molto, sui futuri bilanci comunali. Ma, come si è detto, su quelli futuri, quando nessuno sarà chiamato a risponderne. Forse si potevano fare cose meno costose e più urgenti, ma questo di nuovo non interesserà a nessuno (tecnicamente, si chiamano “sunk costs“, o in versione vulgata, “chi ha avuto ha avuto e chi ha dato ha dato”).

Per fortuna però l’oggetto dell’EXPO (l’alimentazione del mondo, credo) mette tutti d’accordo. Il tema è stato deciso un bel po’ dopo l’avvio dell’iniziativa, tanto ai promotori questo aspetto stava a cuore, ma si sa bene che l’Italia è un immenso paese agricolo, e la Lombardia e Milano vivono soprattutto di agricoltura (il dettaglio che l’agricoltura italiana esista solo grazie a rilevantissimi sussidi, cioè soldi nostri, inquini molto e occupi pochissima gente non è mica rilevante, e certo non se ne parlerà in quella sede, ci mancherebbe….).

Un precedente interessante e illuminante è quello dell’EXPO di Saragozza, un fiasco in termini di visitatori. Il sindaco della città iberica in questione, intervistato su questo esito, dichiarò: “…. ma di che fallimento parlate? È stato un grande successo, infatti ci è arrivato un fiume di soldi dallo Stato….”. Anche le Olimpiadi di Atene furono presentate come un grande successo, solo che dopo risultò, ma molto dopo, che avevano scavato un buco nei bilanci pubblici greci di circa l’1 % del PIL, con vistosi fenomeni di corruzione inclusi. Ma, perbacco, l’Italia non è mica la Grecia!

E qui appare la vera, grande novità: le prossime Olimpiadi hanno da essere in Italia, di nuovo con vibranti voci bipartisan a sostegno! C’è solo una piccola divergenza tra i partiti, se i soldi (nostri) relativi s’hanno da spendere a Roma o a Milano, ma forse Maroni e Pisapia troveranno l’accordo sulla capitale della macroregione del nord.

Questo la dice anche lunga sulla preveggenza per il dopo-EXPO: quello che doveva accadere a quell’area è stato così accuratamente pianificato che tutti in coro dicono: ci si posson far su le Olimipiadi! Un sacco di problemi sarebbero automaticamente risolti (o forse dimenticati, ma in fondo siamo tutti keynesiani, no? Occorre spendere ora, nel lungo periodo siamo tutti morti…).

Perseverare diabolicum.

 

Marco Ponti

 



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