8 maggio 2013

IMU: METTERE I CITTADINI CONTRO LA LORO CITTÀ


Il Premier Letta nel suo discorso per la fiducia alla Camera ha pronunciato parole che per i Sindaci sono fonte di nuove preoccupazioni: “poi bisogna superare l’attuale sistema di tassazione della prima casa: intanto con lo stop ai pagamenti di giugno“. Il giorno dopo tutti i principali quotidiani italiani hanno aperto titolando con la notizia che a giugno non si pagherà la prima rata dell’IMU.

Lo scoramento è grande: non solo non pare siano stati considerati gli effetti sui bilanci dei Comuni se davvero a giugno non si introitasse la prima rata dell’IMU sulla prima casa, ma queste affermazioni avvengono mentre è membro del Governo un uomo dello spessore e dell’esperienza di Graziano Delrio, Sindaco di Reggio Emilia e Presidente uscente dell’ANCI, che se fosse stato preventivamente consultato – cosa che ritengo non possa essere avvenuta – avrebbe certamente fatto presente quali enormi problemi verrebbero generati alla liquidità e all’azione dei Comuni con una decisione del genere.

Sia chiaro: i Sindaci sono d’accordo con quanto sostenuto da Letta e cioè che sull’IMU sia necessario “dare il tempo a Governo e Parlamento di elaborare insieme e applicare rapidamente una riforma complessiva che dia ossigeno alle famiglie, soprattutto quelle meno abbienti“. Ma proprio per questa ragione non si comprende la fretta di dover annunciare una decisione che creerebbe enormi problemi alle Amministrazioni locali, in aggiunta a quelli già subiti, il che farebbe scoppiare la situazione. Infatti, se non entrasse nelle casse dei Comuni la rata di giugno dell’IMU sulla prima casa e non ci fosse certezza di risorse alternative, i bilanci comunali sarebbero in sofferenza e si dovrebbero tagliare i servizi.

I Comuni stanno faticosamente elaborando i loro bilanci e chi l’ha già fatto ha spesso deciso – a malincuore – di innalzare le aliquote dell’IMU per quadrare i conti. Affinché il Governo attui il proponimento annunciato da Letta in Parlamento, o trova risorse alternative all’imposta sulla prima casa o i Sindaci non saranno più in grado di garantire i servizi; addirittura ci sarebbero Comuni che senza l’incasso di giugno dell’IMU, o la certezza di risorse alternative, non sarebbero neppure in grado di pagare gli stipendi dei propri dipendenti.

Nel caso in cui il Governo trovasse risorse aggiuntive a quelle generate dal pagamento della rata di giugno dell’IMU sulla prima casa, si porrebbe un altro quesito: quali risorse verrebbero assegnate ai Comuni in alternativa all’incasso di giugno? Quelle calcolate sulla base dell’aliquota minima decisa lo scorso anno dallo Stato? O quelle pari agli aumenti decisi da numerosi Comuni per far fronte alle proprie esigenze? Già, perché sono tantissimi i Comuni italiani che hanno deciso, lo scorso anno o quest’anno, di aumentare le aliquote dell’IMU per far fronte alle necessità di bilancio e non dover tagliare i servizi (nel 2012 i Comuni che aumentarono l’aliquota IMU sulla prima casa furono il 28%, mentre quelli che ritoccarono al rialzo l’aliquota su seconde case e spazi commerciali furono il 56%; in questo 2013 la tendenza è a un deciso aumento). I bilanci di questi Comuni stanno in piedi grazie a quelle risorse aggiuntive; se queste mancassero sarebbero inevitabili pensanti tagli ai servizi.

Tralascio ogni considerazione sul valore di questa tassa, erede dell’ICI, che resta l’unica imposta “federalista” – se così la si può definire – in questo Paese che da lungo tempo sostiene di voler andare verso questo assetto istituzionale. E tralascio pure ogni argomentazione sulla giustizia sociale in caso di abolizione completa dalla tassa sulla prima casa, con evidenti effetti sperequativi tra chi vive in case di pregio e chi vive in case modeste.

Mi auguro che non si attui alcun “baratto” tra allentamento del patto di stabilità (sacrosanto e attesissimo dai Sindaci) e l’eliminazione dell’IMU sulla prima casa, perché non avrebbe alcun senso per la vita e l’attività delle Amministrazioni locali: il patto di stabilità incide negativamente sulle possibilità di effettuare investimenti in conto capitale (anche quando le risorse sono disponibili nelle casse dei Comuni), mentre l’IMU fornisce risorse per garantire i servizi e più in generale la spesa corrente. Si tratta di due questioni importantissime che non possono essere trattare giocando su di un tema a discapito dell’altro.

Lo Stato, qualora decidesse di eliminare l’IMU sulla prima casa, potrebbe scegliere due strade per non mettere in crisi i Comuni: sostituire quelle risorse con trasferimenti statali oppure dare vita a una nuova imposta che generi pari gettito. Ma se si tornasse ai trasferimenti statali (dopo che dal 2013 questi sono stati completamente eliminati) lo Stato dovrebbe cercare risorse da garantire non una tantum nel 2013, bensì ogni singolo anno. E se lo Stato decidesse invece di dar vita a un nuovo tributo (legato agli immobili o ad altro), la scelta apparirebbe come una grossa presa in giro, poiché alla fine, dopo molto rumore, per i cittadini con cambierebbe nulla, se non il nome della tassa da pagare. Una terza via sarebbe quella di rimettere nella casse dei Comuni il gettito derivante dall’IMU sugli edifici in classe catastale “D” (capannoni, ecc.), che oggi finisce nelle casse dello Stato: ma questo significherebbe per il Governo reperire altre risorse per le proprie esigenze di bilancio.

Chi fa l’Amministratore locale ha (purtroppo) spesso l’evidenza che chi redige le norme (e chi le vota) non si renda conto di quali reali effetti esse generino e di quale dispendio di energie e risorse – economiche e non – comporti il continuo susseguirsi di cambi nelle norme e nelle strategie (quattro cambi di norme sull’IMU in due anni). Mi rivolgo a Governo e maggioranza: vi prego, fermatevi! Ora serve un po’ di serietà e responsabilità. La presenza di Graziano Delrio nel Governo è per noi Sindaci la garanzia che non si compiano più gli errori del passato: sono certo che il Ministro degli Affari Regionali non potrà avallare norme e scelte che vadano a detrimento del sistema dei Comuni e in ultima istanza degli interessi dei cittadini.

 

Eugenio Comincini*

 

 

*L’autore è sindaco di Cernusco sul Naviglio

 



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