19 febbraio 2013
BROKEN CITY
di Allen Hughes [U.S.A., 2013, 109′]
con Mark Wahlberg, Russell Crowe, Catherine Zeta-Jones, Jeffrey Wright, Barry Pepper.
Nicholas Hostefler (Russel Crowe) è il sindaco onnipotente e tentacolare della New York di Broken City. La sua voce sicura ci avverte subito che “nessuno ottiene giustizia” nella sua città. O almeno non quella tradizionale. C’è, infatti, una giustizia fatta di scambi e favori in cui lui, come un burattinaio, decide il destino dei suoi concittadini privilegiando ovviamente gli interessi personali. Non fa eccezione Billy Taggart (Marc Wahlberg) che, a seguito dell’uccisione a sangue freddo di un ragazzo sospettato di stupro, è stato costretto dal primo cittadino a lasciare la polizia e a ripiegare sul ruolo di investigatore privato.
Questo sistema clientelare sembra avere vita breve quando entra in scena Jack Valliant (Barry Pepper), giovane e tenace avversario di Russel Crowe alle elezioni comunali. L’uccisione del suo più stretto collaboratore, di cui non è difficile immaginare il mandante, è l’inizio dell’ennesimo esempio di contesa ancestrale tra bene e male.
La sceneggiatura, eccessivamente manichea, crea a Billy un percorso di redenzione che lo trasforma in eroe romantico, disposto a sacrificare la libertà personale per l’interesse comune e la salvezza della propria città. La giustizia torna a essere l’unico possibile collante di questa città “rotta”.
Broken City è il primo film che Allen Hughes realizza in solitario, rinunciando alla condivisione della regia con il fratello Albert. Il risultato è un intrigo noir in una New York troppo simile a Gotham City, in cui il sindaco avido e corrotto sembra preso in prestito da una pellicola degli anni trenta. L’unico appiglio alla contemporaneità resta il ruolo di Billy Taggart, così magistralmente interpretato da Mark Wahlberg da poter essere inserito nell’olimpo cinematografico degli investigatori privati.
Marco Santarpia
In sala a Milano: The Space Cinema Odeon, UCI Cinemas Bicocca.
questa rubrica è a cura di Paolo Schipani e Marco Santarpia
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