18 dicembre 2012

PARLAMENTO: PRIMARIE A PICCOLI PASSI. MOLTO PICCOLI.


Il successo di Pisapia a Milano nella primavera del 2011 ha cambiato il cielo della politica italiana. Un centro sinistra che aveva abitudine e quasi vocazione a perdere, improvvisamente prende confidenza col vincere. La partecipazione alle primarie nazionali del 26 novembre e a quelle regionali del 15 dicembre si spiega anche così (e non bisognerebbe dimenticare che tutto iniziò con le primarie milanesi del novembre 2010…).

Un centro sinistra largo e plurale ha discusso, si è diviso nel voto e nelle scelte, ma nell’idea di battersi unito per un’affermazione che apra le porte a un cambiamento. Dai civici al Pd, dagli arancioni ai “rivoluzionari”, dalla sinistra liberale a quella radicale, cattolici e laici, ognuno ha espresso idee e rappresentanza, ognuno ha partecipato dando forza a una prospettiva, a un sogno, a un movimento d’opinione reale.

Ora si precipita verso un “redde rationem” e il nervosismo agita ogni parte politica. È fondamentale che il centro sinistra ora non commetta errori.

Il primo errore sembra stare nel regolamento approvato dalla direzione Pd sulle primarie per il parlamento. Il 10% scelto da Bersani è calcolato su 1000 candidabili ma riguarderà le teste di lista, quindi su ipotetici 400 eletti rappresenta il 25% (o più se i capolista si aggiungono)!!!

Il trattamento di favore per i parlamentari uscenti (che possono candidarsi senza raccogliere firme) e le regole di ammissione molto pesanti per i candidati “laici” (il 5% degli iscritti che sottoscrive la candidatura da raccogliere in 60 ore, a Milano 500 firme), una piccola finestra lasciata aperta alla logica della cooptazione da parte degli organi dirigenti, la quota del 33% garantita e non 50% alle donne … .

Tutto fa immaginare a delle “primariette” tra i soliti noti, in questo modo si chiuderebbero le porte al rinnovamento non interpretando la forte domanda che coinvolge anche il centro sinistra. Bisogna stare attenti a dilapidare quel pieno di consensi che è venuto anche per la capacità di mettersi in discussione. Se alla fine il cambiamento sarà solo la promozione di qualche “giovane turco”, giovane pollo cresciuto in batteria … il rischio delusione dell’elettorato è alle porte.

Tanto più se intorno a Monti e al suo programma qualcuno fosse in grado di costruire un’offerta politica con caratteristiche di novità, credibilità e riformismo. Se si vuole inseguire, intorno al Pd, l’idea di un centro sinistra largo, di un partito maggioritario bisogna favorire la partecipazione e il ricambio, non bisogna rimuovere il contributo di Renzi all’allargamento dei consensi, non bisogna chiudersi a riccio sui “professionisti” di lungo corso.

Che senso ha dire che alle primarie parlamentari votano gli elettori del 26 novembre ma per presentarsi ci vogliono firme dei soli iscritti (12.000 in tutta la provincia di Milano ovvero uno ogni 265 abitanti e 7 ogni chilometro quadrato: chi li va a trovare?).

Esiste un patrimonio di competenze, di passioni, di gratuità democratiche che si è espresso nelle primarie. C’è anche una saggezza che va maturando in questo popolo che ha fatto “il miracolo a Milano” e che vuole continuare la strada senza disperdere la spinta propulsiva. Non disperdiamo questa ricchezza e questa occasione, ripetiamo “il miracolo a Milano”.

 

Pier Vito Antoniazzi



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali




Ultimi commenti