10 ottobre 2012

BERSANI FOR PRESIDENT


Premessa. Sono convinto che se Bindi, D’Alema e Veltroni (e altri) facessero un passo indietro tutto l’elettorato di centrosinistra, me compreso, gliene sarebbe riconoscente. E non si tratta di rottamare ma di capire che passano gli anni e le molecole d’acqua sotto i ponti e così anche per la politica servono nuove energie e nuove visioni per interpretare il mondo che cambia. Sulle nuove visioni trovo che tutto il centrosinistra, dalla B di Bersani alla V di Vendola sia abbastanza carente. Tra la B e la V c’è anche la R, credo sia utile precisarlo.

Sono giovane, ho 25 anni e studio filosofia all’università. Sono in quel periodo della vita in cui si ragiona ancora romanticamente per ideali e si crede che i cambiamenti debbano passare per grandi idee o per grandi sentimenti d’amore. Di questo sono profondamente convinto. Ho 25 anni e no, non ritengo giovane un quarantenne. I quarantenni di oggi hanno sostenuto per vent’anni la classe dirigente che pretendono di voler rottamare senza proporre un’idea valida che fosse una. Conosco molti quarantenni del PD e non trovo in loro nessuna diversità rispetto ai bersagli dei loro strali innovatori. Stesse logiche, stessi modi di far politica, stesse ristrette visioni e stesso navigare a vista. Non c’è nel PD (e fuori dal PD) a oggi nessuna novità di pensiero e di paradigma che giustifichi tutto questo accanimento. Dirò di più a una generazione di vecchi mediocremente ideologizzati si vuole sostituirne una nuova che non ha nessun tipo di visione, se non quella della carriera e dell’utilizzo dell’amministrazione pubblica ai fini di questa carriera. A parità di fattori, i quarantenni sono peggio dei sessantenni e le loro idee, da esame di economia politica passato col 18, fanno rimpiangere (ahimè) le vecchie ideologie.

Non fraintendetemi: è fisiologico un ricambio ed è bene che ci sia. E lo sostengo da sempre. Ma è ridicolo presentarlo dopo anni di asservimento come una necessità assoluta. Tirare fuori la palingenesi salvatoria dove non c’è nient’altro che un teatrino di pupi siciliani che si bastonano è demenziale.

La mancanza totale di pensiero politico causata dal berlusconismo (ricordo a tutti che a queste date l’anno scorso si parlava solo di bunga bunga) sta dando vita a uno scontro a suon di pillole giornalistiche e slogan senza senso. I problemi sacrificati per vent’anni al dibattito sulle veline e sulle leggi ad personam stanno esplodendo, portando alla luce modi di pensare oramai stravecchi. A leggere i programmi mi ritornano in mente le elezioni d’istituto del liceo quando si scrivevano programmini striminziti spulciando Internazionale e qualche libro di Chomsky tra un aperitivo e un collettivo. Ma qua parliamo di una classe dirigente chiamata a governare il paese; ruolo per cui è inadeguata: i “giovani” amministratori e i mandarini vari si ritrovano in mano l’eredità di un secolo di grandi pensatori e la snocciolano come possono sui loro blog e twitter condensando il destino del progressismo in 140 caratteri. Risuonano i nomi di grandi pensatori quali Zingales, Abravanel, Casaleggio e tanti altri.

Alla pochezza si somma poi la mancanza di sintesi politica nel Partito Democratico, causata dallo svuotamento totale dei suoi apparati (oramai simbolici e frutto delle guerre interne alle correnti). Si assiste alla transumanza di compagnie di ventura dall’una all’altra parte senza alcuna dignità (ex comunisti che si scoprono libdem, ex sostenitori dei diritti civili a oltranza che si scoprono ultra moderati, ex sostenitori dei peggiori politici della storia di questo partito che si scoprono rottamatori, ex intellettuali organici che si scoprono disorganici ecc. ecc.). Si cambiano le regole democraticamente votate per far candidare persone che accusano gli altri di non rispettare la democrazia. Si sentono vecchie glorie della DC urlare che vada come vada il partito resta roba loro. Si assiste a uno spettacolo disarmante a cui speriamo qualcuno metta la parola fine.

Io spero che Pier Luigi Bersani sia questo qualcuno. Occorre l’onestà intellettuale del riformista che non promette miracoli ma che sa di poter cambiare le cose. Sabato Bersani ha fatto la voce dura con i capi bastone rimettendoli al loro posto. Ha accettato la sfida del rinnovamento senza paura: per altro ha una segreteria di quarantenni e ha promosso sul territorio una classe dirigente largamente svecchiata. Ha grande esperienza di governo e ha dimostrato nei fatti la sua visione di sviluppo economico. Credo che sia l’unico per levatura intellettuale e competenza a poter dare le risposte concrete e di sinistra che il paese richiedere. L’unico che con i suoi modi non appariscenti e con la sua serietà può portarci davvero fuori da vent’anni di politici presentatori tv; di americanate in salsa spaghetti; di guru dei sondaggi e della Bocconi che fanno i filosofi; di veline che fanno le ministre e di igieniste dentali dalle belle forme. Platone diceva che la giustizia è dare a ciascuno il ruolo nella società che gli spetta in un equilibrio che è quello degli organi del corpo umano: filosoficamente opinabile, ma sicuramente questo serve al Paese. Rimettere le cose a posto. Il rinnovamento, quello vero, quello delle idee e delle grandi visioni poi, è cosa più difficile e più grande di una primaria o di un post su qualche blog da sfigati. Quello è il rinnovamento che vorrei.

C’è il congresso del PD tra un anno e lì, nella sede adatta, noi, i giovani per davvero, noi che il futuro lo capiamo un po’ meglio di chi ha fatto l’adolescenza negli anni ottanta, noi che a ventiquattro anni non facciamo i portaborse democristiani di nessuno, faremo la nostra vera battaglia. Nel frattempo, votiamo Bersani e proviamo a governare l’Italia.

 

Giacomo Marossi

 



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