18 settembre 2012

arte


 

FRENESIA DI INIZIO STAGIONE. ARTE, MODA E TEATRO PER INIZIARE BENE L’ANNO

Appuntamenti ed eventi a gogò si prospettano per i mesi futuri a Milano. Un intreccio di arte, moda, cultura e teatro per ogni tipo di “esigenza” culturale.

Iniziamo dalle gallerie d’arte. Come di consueto anche quest’anno l’associazione START Milano, che raccoglie le più importanti gallerie d’arte contemporanea milanesi, organizza week end speciali di aperture e inaugurazioni con orari prolungati. Iniziato la settimana scorsa con le aperture di Viafarini CAREOF e DOCVA, Ca’ di Frà, Federico Luger, le Case d’Arte e Lia Rumma, che presenta una personale di Anselm Kiefer, “La mezzaluna fertile“, si continua a pieno ritmo da mercoledì 19 a sabato 22. La galleria De Carlo apre il19 con Rob Pruitt; ma la maggior parte delle gallerie inaugura giovedì 20: Cannaviello, Colombo Arte Contemporanea, Kaufmann Repetto, Minini, Bianconi, Riccardo Crespi, con la personale della brava artista lettone Kristine Alksne, intitolata “Displaced Fractures“, Mimmo Scognamiglio e tanti altri.

Anche il Museo del ‘900 partecipa all’iniziativa, con “5×10: Cinque parole per un decennio“, in cui Sergio Bologna racconta il 1960 attraverso cinque parole significative. Continua anche l’investigazione “S.A.V.E. Milan“, portata avanti dal portale www.thatscontemporary.com, per capire lo stato dell’arte nella città. Presso Lucie Fontaine la seconda tappa, mercoledì 19 alle 19. (Tutti i dettagli sul sito www.startmilano.com)

Ma di eventi sull’arte ce n’è per ogni gusto, in questo settembre milanese carico di iniziative, anche se quello più atteso è la super mostra di Picasso che si terrà a Palazzo Reale dal 20 settembre al 6 gennaio 2013. Un nucleo di opere provenienti dal Museo Picasso di Parigi illustreranno capolavori, vita e stili del maestro spagnolo. Per “prepararsi” all’evento Dario Fo e Franca Rame presentano “Picasso desnudo“, una lezione-spettacolo presso il Teatro dal Verme, in cui attraverso immagini e recitazione approfondiranno la figura di Picasso e il suo lavoro. Dal rapporto con la Commedia dell’Arte all’interesse che il pittore catalano nutriva verso l’arte italiana e il Rinascimento, Fo accompagnerà la lezione con una serie di tavole di falsi d’autore tratti dai maggiori capolavori di Picasso e da lui rivisitati con la sua “bottega”. (Lunedì 17 e Mercoledì 19 Settembre, alle ore 21.00, ingresso gratuito, fino a esaurimento posti).

Ma Milano è anche moda. In occasione dell’importante settimana della moda femminile, dal 19 al 25 settembre, tra un party e una sfilata, si inserisce anche un evento artistico di primo piano. Il 19 settembre, giorno d’apertura, alle ore 20, si svolgerà la performance artistica Il Terzo Paradiso, di Michelangelo Pistoletto. Il simbolo del Terzo Paradiso di Pistoletto sarà ricreato in piazza Duomo grazie alla collaborazione di mille studenti delle scuole di moda, arte e design di Milano, per supportare il Manifesto della Sostenibilità per la Moda Italiana.

Un Terzo Paradiso totalmente laico, presentato già alla Biennale di Venezia nel 2005 con un solco nella terra, e che è per Pistoletto un vero e proprio atto di fondazione, per ricreare e riaffermare una connessione importante tra uomo e ambiente, tra cultura e natura. Ma che cos’è il Terzo Paradiso lo spiega Pistoletto stesso nel suo testo dall’omonimo titolo (Marsilio Editore). “Cos’è il Terzo Paradiso? È la fusione tra il primo e il secondo paradiso. Il primo è il paradiso in cui gli esseri umani erano totalmente integrati nella natura. Il secondo è il paradiso artificiale, sviluppato dall’intelligenza umana attraverso un processo che ha raggiunto oggi proporzioni globalizzanti. (…) Il progetto del Terzo Paradiso consiste nel condurre l’artificio, cioè la scienza, la tecnologia, l’arte, la cultura e la politica a restituire vita alla Terra, congiuntamente all’impegno di rifondare i comuni principi e comportamenti etici, in quanto da questi dipende l’effettiva riuscita di tale obiettivo. Terzo Paradiso significa il passaggio a un nuovo livello di civiltà planetaria, indispensabile per assicurare al genere umano la propria sopravvivenza”.

Un rientro estivo denso di appuntamenti e manifestazioni da non perdere.

 

 

PETER LINDBERGH. TRA MODA E CINEMA FANTASCIENTIFICO

Durante la Vogue Fashion’s night out ha inaugurato la personale del fotografo tedesco Peter Lindbergh, presso la galleria Carla Sozzani in Corso Como 10. Non c’era location migliore per proporre questa mostra fotografica se non proprio una galleria d’arte legata a doppio filo col mondo della moda e del glamour, vuoi per la parentela tra Carla e Franca Sozzani, direttrice di Vogue Italia, o vuoi per il grande store di lusso al piano terra, 10 Corso Como, appunto.

Ma soprattutto Lindbergh nasce come fotografo di moda, come autore di alcune fotografie che hanno fatto un po’ la storia di giornali internazionali come Vanity Fair, Rolling Stone, Harper’s Bazaar e naturalmente, Vogue America. Una carriera lunga, che nasce in Germania, si sposta in Svizzera, in Spagna, a Parigi e sbarca poi in America, dove, nel 1988, Anna Wintour, super direttrice di Vogue, mette Lindbergh sotto contratto. Da lì al successo mondiale il passo è breve.

La mostra è divisa in due sezioni. La prima, intitolata “Known-Images of women“, è una selezione di quaranta immagini tra le più significative della carriera di Lindbergh, e che sono comparse sui più importanti giornali di moda internazionali. Grandi fotografie in bianco e nero che ci restituiscono immagini di donne bellissime come Kate Moss, Naomi Campbell e Linda Evangelista, e che evidenziano quella ricerca formale e quell’allure glamour che solo le foto di alta moda, e di grandi fotografi, sanno offrire.

La seconda parte, intitolata “The Unknown“, è più innovativa, e mostra un taglio creativo inaspettato. The Unknown fa parte di un progetto di ricerca personale dell’artista, che dopo averlo presentato nel 2011 a Pechino, prosegue e aggiunge immagini a questo percorso “a sé”, senza ordine temporale o logico, e che richiama da vicino il mondo del cinema, altra passione di Lindbergh. Queste fotografie mostrano modelle e attrici famose, Kate Winslet, Amber Valletta ma soprattutto Milla Jovovich, che non sono più solo modelle inarrivabili ma donne che devono vedersela addirittura con catastrofi planetarie.

Lo scenario è fantascientifico, con richiami ai film del compatriota Fritz Lang, in cui incendi, disastri e caos sono disseminati nelle grandi metropoli americane, e davanti alle quali le affascinanti protagoniste di Lindbergh restano sconvolte e confuse, alcune catatoniche, ma sempre armate di rossetto rosso, in questo improbabile Armageddon. Gli elementi per creare suspance ci sono tutti: pericoli e minacce ambientati nei deserti californiani, alieni che rapiscono l’attore Fred Ward e la sua compagna, ma anche spiragli di set hollywoodiani non troppo nascosti all’obiettivo della macchina fotografica. Immagini che sembrano davvero fotogrammi di un film, in un continuum sempre più indissolubile tra queste due arti predilette da Lindbergh.

Peter Lindbergh. Known and “The Unknown” – Galleria Carla Sozzani. Fino al 4 novembre Orari: Lunedì ore 15.30 – 19.30 Martedì, mercoledì, giovedì, venerdì, sabato ore 10.30- 23 Domenica ore 10.30 – 19.30 Ingresso libero

 

 

FABIO MAURI. THE END

Milano impazzisce per gli anni ’70. Dopo la mostra dei dipinti di Dario Fo, dopo il piano nobile di Palazzo Reale invaso dalla mostra “Milano anni ’70”, dopo i funerali dell’anarchico Pinelli, ecco chiudere il ciclo con “Fabio Mauri. The end”, retrospettiva importante dedicata all’artista romano scomparso tre anni fa.

Artista emblematico del ‘900, Mauri ha saputo come solo pochi, trattare il tema dell’ideologia e della memoria collettiva e personale, dando vita a un percorso artistico intrecciato a quello autobiografico e personale. Un artista da approfondire, come dimostra anche l’omaggio fattogli da dOCUMENTA, rassegna internazionale d’arte, a Kassel, con la riproposizione della sua performance <<Che cos’è la filosofia. Heidegger e la questione tedesca. Concerto da tavolo>>, video riproposto anche in mostra.

Artista e drammaturgo, fondatore di due riviste di critica d’arte, Fabio Mauri con le sue opere richiede attenzione, senso storico e una empatia forte, l’unica chiave di lettura per un lavoro che mischia insieme storia collettiva e privata. La mostra di Milano, curata da Francesca Alfano Miglietti, si snoda attraverso macro temi che seguono tutta la produzione artistica di Mauri. Ci sono i suoi disegni, i ricami con le scritte The end e La Fine, gli Schermi e tutte le principali installazioni monumentali legate soprattutto al tema dell’Olocausto.

Toccante e dal significato tutt’oggi denso è ad esempio “Ebrea“, installazione del 1971, che ripropone in una stanza una serie di oggetti apparentemente normali e quotidiani e che diventano però parte di una sorta di museo in cui questi oggetti-sculture prendono un altro, drammatico significato: i titoli indicano in realtà una provenienza e una fattura “umana”: pelle, denti, ossa e capelli di ebrei morti nei campi di sterminio. Mauri arriva a spingere al limite la sopportazione dello spettatore, con la presenza di una sedia “in pelle ebrea”, proveniente da un campo di sterminio tedesco.

Anche “Il muro Occidentale o del pianto“, 1993, colpisce profondamente. Una parete enorme, fatta tutta di valigie e bauli di cuoio, ricostruisce idealmente per 4 metri d’altezza il Muro del Pianto di Gerusalemme, qui con evidente riferimento ai beni e alla vita, simboleggiata dalle valigie che le contenevano, sequestrate agli ebrei prigionieri dei campi di concentramento.

Fabio Mauri non era ebreo, come spiega egli stesso nei tanti testi che accompagnano le opere, ma ha vissuto da vicino il dramma storico degli ebrei, con tanti amici “partiti e mai più tornati”. E allora ecco anche “Manipolazionidi cultura“, 1976, immagini della propaganda nazista che mostrano Goebbels alla mostra di Arte Degenerata del ’37, scene di famiglie felici e spensierate, giovani inquadrati nei ranghi militari e una vita quasi perfetta sotto il regime tedesco.

Completano la rassegna i grandi “Schermi“, dipinti monocromi realizzate negli anni ’50 e che contengono già un riferimento al cinema e alla civiltà contemporanea dell’immagine, così come i grandi e piccoli proiettori posti nella sala video. The End diventa quindi un percorso storico e sociale capace di smuovere l’animo e di coinvolgere con molteplici linguaggi espressivi.

Nell’ambito della “Verde estate di Milano” questa mostra, come tutte quelle di Palazzo Reale, è a ingresso gratuito.

Fabio Mauri. The end – Palazzo Reale fino al 23 settembre, orari: lunedì 14.30 – 19.30 martedì, mercoledì, venerdì e domenica 9.30 – 19.30; giovedì e sabato 9.30 – 22.30. Ingresso gratuito

 

 

BRAMANTINO: UNA MOSTRA AUTOCTONA

Promossa e auto – prodotta dal Comune di Milano, quella di Bramantino potrebbe essere la prima di una serie di mostre rivoluzionarie, non tanto per la novità dei temi quanto per la modalità di produzione. A cura di Giovanni Agosti, Jacopo Stoppa e Marco Tanzi, “Bramantino a Milano” è un’esposizione quasi monografica dei capolavori milanesi di Bartolomeo Suardi, detto il Bramantino (1480 – 1530), da Vasari, che gli diede questo soprannome in qualità della sua ripresa dei modi di Donato Bramante, pittore e architetto al servizio di Ludovico il Moro.

Che cos’ha di speciale questa mostra, nel cortile della Rocchetta, Castello Sforzesco, fino a settembre? Innanzitutto la gratuità dell’ingresso, il fatto che sia munita di due mini guide gratuite, complete di descrizione e dettagli storico – critici sulle opere in esposizione, e infine, il fatto che è una mostra “a chilometro zero”. Tutte le opere presentate al pubblico provengono infatti da musei e collezioni milanesi: l’Ambrosiana, Brera, la pinacoteca del Castello e la raccolta di stampe Bertarelli.

Questa è la grande novità. In un momento di crisi, in cui spesso le mostre sono di poca sostanza e si è soliti attirare il pubblico con nomi di grandi artisti, senza presentarne però i capolavori, ecco che si è preferito rinunciare ai prestiti esteri, impossibili per mancanza di fondi, e si è voluto puntare e valorizzare solo pezzi cittadini di qualità. Compito facile visto che Milano conserva il nucleo più cospicuo esistente al mondo di opere del Bramantino: dipinti su tavola e tela, arazzi, disegni, affreschi e l’unica architettura da lui realizzata, la Cappella Trivulzio nella chiesa di San Nazaro in Brolo.

L’esposizione si articola nelle due grandi Sale del Castello Sforzesco che ospitano già importanti lavori dell’artista. Nella Sala del Tesoro dove domina l’Argo, il grande affresco realizzato intorno al 1490 e destinato a vegliare sul tesoro sforzesco, sono esposte una trentina di opere, dipinti e disegni, che permettono di capire lo svolgersi della carriere dell’artista bergamasco: dalla Stampa Prevedari, un’incisione in rame che il milanese Bernardo Prevedari realizzò su disegno di Bramante e che influenzò per spazi e monumentalità l’opera di Bramantino, all’Adorazione del Bambino della Pinacoteca Ambrosiana, alla Madonna e Bambino tra i santi Ambrogio e Michele Arcangelo, con i due straordinari scorci dei corpi a terra.

La soprastante Sala della Balla, che accoglie gli arazzi della collezione Trivulzio, acquisiti dal Comune nel 1935, presenta un allestimento completamente nuovo, che dispone i dodici grandi arazzi, dedicati ai mesi e creati per Gian Giacomo Trivulzio, in modo che si leghino tra loro nella sequenza dei gesti e delle stagioni. Un filmato documenta ciò che è non è stato possibile trasportare in mostra: dalla Cappella Trivulzio alle Muse del Castello di Voghera, di cui Bramantino fu responsabile dei dipinti.

Una mostra davvero a costo zero, come dichiara lo stesso Agosti. “Gratis è l’allestimento di Michele De Lucchi, Francesco Dondina ha realizzato gratuitamente l’immagine e il fotografo Mauro Magliani ha lavorato con fondi universitari. La promozione è curata gratuitamente; il Fai e gli Amici di Brera hanno dato una mano per gli incontri e la struttura del Comune si è rimessa ad agire in proprio in maniera eccellente”. Una mostra tutto sommato facile, si gioca in casa, ma che proprio per questo ha un merito in più: promuovere quello che è sotto i nostri occhi tutti i giorni, valorizzarlo e dargli nuovo lustro.

Bramantino a Milano – Castello Sforzesco, Cortile della Rocchetta, Sala del Tesoro – Sala della Balla – fino al 25 settembre orari: da martedì a domenica dalle ore 9.00 alle 17.30. La Sala della Balla, al fine di consentire lo svolgimento di iniziative in programma, il 26 maggio e il 9 giugno chiuderà alle ore 14.00, il 15 giugno resterà chiusa tutto il giorno, mentre il 14 settembre chiuderà alle ore 15.00.

 

 

questa rubrica è a cura di Virginia Colombo

rubriche@arcipelagomilano.org


 



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