25 luglio 2012

IL TEMPO OBBLIGATORIO PER I NEOPADRI


Fino a pochi anni fa la prima infanzia era lasciata quasi esclusivamente alla cura delle madri, delle nonne o, comunque, delle donne. Generazioni di padri hanno rinunciato a esperienze importanti con i loro figli neonati, perché non pensavano che appartenessero al mondo maschile, per una fraintesa divisione dei ruoli. Ma le madri e i padri sono cambiati e insieme a loro anche le leggi che a volte seguono le esigenze maturate nella società e nel senso comune o altre volte promuovono diritti per creare consapevolezza individuale e collettiva.

La maggiore partecipazione delle donne all’ambito lavorativo, la conseguente necessità di contribuire alla conciliazione tra lavoro e famiglia, l’urgenza di politiche che promuovano l’uguaglianza di genere nel mercato del lavoro e una redistribuzione dei carichi familiari, hanno portato alcuni mutamenti, anche se ancora molto resta da fare per il benessere familiare e un miglioramento delle condizioni di lavoro delle madri. Così dal 2000 in Italia anche i padri possono chiedere congedi parentali facoltativi, ma le richieste sono poche. I padri, soprattutto i giovani padri, sebbene consapevoli ora molto più di un tempo della loro paternità e disponibili a condividere le responsabilità familiari, faticano ancora a usufruire di queste opportunità.

Dobbiamo rafforzare la nostra azione e incidere maggiormente sull’aspetto culturale con interventi divulgativi per rendere ancora più chiaro il concetto che la maternità non è un tema che riguarda solo le donne, ma è un tema sociale, che chiedere al datore di lavoro di poter stare con il proprio figlio non deve essere motivo di imbarazzo, come avviene ancora, ma di orgoglio, anche tra i colleghi, che l’azienda deve favorire l’utilizzo di questi tempi, attribuendo loro il giusto valore. Seguire costantemente la crescita del proprio figlio o figlia fa parte di quegli impegni di cura che sono indispensabili per la vita della collettività. Certo la scelta persisterà sempre sulla madre finché le donne guadagneranno significativamente meno all’interno della coppia e quindi saranno in larga misura le ragioni economiche a impedire la parità nell’ambito familiare e anche su questo non dobbiamo abbassare la guardia.

Ma intanto il Parlamento Europeo ha ragionato sui congedi di paternità come strumenti per sottolineare la nuova importanza attribuita al ruolo dei papà durante i primi giorni di vita, non ci sono regole internazionali, ma si stanno progressivamente diffondendo buone pratiche nelle leggi e nelle aziende. Nel marzo 2010 il Parlamento Europeo ha, quindi, deciso di quantificare il congedo di paternità obbligatorio in due settimane interamente retribuite con un invito a tutti gli stati membri di far beneficiare i padri di questo periodo mentre anche la mamma è in congedo obbligatorio. Un passo importante nel riconoscimento del ruolo paterno all’interno della famiglia e nell’educazione dei figli: la società si rivela sempre più consapevole della necessità di favorire l’espressione della propria paternità ai papà anche nei primi giorni di vita del bambino in modo concreto, per sostenere il loro desiderio di dedicare più tempo alla costruzione di un rapporto solido e duraturo, per imparare a conoscere e curare il proprio figlio/a e per alleviare la solitudine spesso sofferta dalla madre. Sedici dei 27 stati membri prevedono congedi obbligatori variabili: alcuni esempi sono Francia 11 e Portogallo 7 giorni, non parliamo dei “lontanissimi” Paesi Nordici che già da tempo percorrono questa strada e sono, quindi, molto più avanti.

Nel nostro Paese la recente riforma del lavoro prevede per il papà, in via sperimentale, un solo giorno di congedo obbligatorio e due facoltativi alla nascita del figlio, ma i due giorni facoltativi vengono sottratti a quelli già previsti per legge alla madre. Ho partecipato a un gruppo di lavoro dedicato alla promozione dell’ampliamento della legge nelle realtà lavorative pubbliche e private. L’obiettivo è quello di valorizzare la genitorialità e di sensibilizzare l’opinione pubblica sulle responsabilità dei papà nei compiti familiari e sul cambiamento del ruolo paterno, cambiamento che comporta anche un impatto positivo sull’occupazione femminile, rendendo gli uomini e le donne più “simili” agli occhi del datore di lavoro.

Con la finalità di mettere in luce i nuovi modi di vivere la paternità e per aiutare i padri a superare vecchi comportamenti e pregiudizi, abbiamo presentato al Consiglio della Provincia di Milano una mozione che chiede 3 giorni di congedo di paternità obbligatorio retribuito al 100% per i dipendenti della Provincia da utilizzare nei primi otto giorni dall’arrivo del bambino/a a casa, per facilitare i primi giorni del nuovo gruppo famigliare a casa e favorire la condivisione di gioia, cura e impegno. L’amministrazione provinciale prevede già per alcuni eventi famigliari un permesso retribuito della stessa durata per uomini e donne, ma si tratta soprattutto di eventi tristi, allora perché non estenderlo a un momento felice sollecitando così l’importanza dell’accudimento dei figli da parte di mamma e papà e del sostegno delle madri in un momento tanto delicato?

L’obbligatorietà non va letta come imposizione, ma come strumento per facilitare i padri, perché diventa un diritto partecipare alla nuova esperienza genitoriale. Vogliamo dare un segnale simbolico al mondo del lavoro che potrebbe averne solo vantaggi, perché il tempo dedicato alla cura dei bambini non è un tempo rubato al lavoro, ma è un tempo dedicato all’intera società e come tale va trattato anche economicamente. Aggiungiamo, così, un piccolo tassello nella costruzione di un riequilibrio tra lavoro e famiglia, favorendo la gestione della quotidianità.

Nella discussione in aula tutti i gruppi politici si sono mostrati favorevoli e ogni consigliere, nel proprio intervento, ha fatto riferimento alle esperienze personali a sostegno del parere positivo, qualcuno ha raccontato anche le grandi difficoltà vissute nel proprio ambiente lavorativo quando richiedeva del tempo per la cura dei figli e qualcun altro ha ringraziato le donne che in realtà sostengono una proposta che avrebbero dovuto fare gli uomini! Speriamo di veder approvata la mozione, dunque di poter lasciare una piccola e simbolica eredità d’innovazione alla futura città metropolitana…

 

Diana De Marchi

 



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