29 maggio 2012

POTERE PER IL POTERE: SE NON CI FOSSE CL…


Giunge opportuno il discorso di Cominelli per la vicenda di CL. Non si governa per così tanti anni in virtù di una casualità meramente clientelare. La presa che CL ha avuto sul potere ha un significato che va oltre la caduta dei santi. Su questo si dovrebbe riflettere, superando la felicità liberatoria nel quale ci si crogiola.

Cosa è davvero oggi un sistema di potere? Non ci sono aggregazioni politiche o pre-politiche prive di aspirazioni al potere, fosse pure quello di impedire un male, un sopruso o sanare una ingiustizia. Questa è la costrizione necessaria entro la quale si muove ogni iniziativa politica o di “presenza”, fosse la più rivoluzionaria e radicale. Sono soprattutto queste ultime, le rivoluzioni e i radicalismi, anche evangelici (o soprattutto evangelici?) a dimenticarsi troppo facilmente di questa dimensione ineliminabile dell’agire umano.

Non vale la pena neppure chiamare in causa Carl Schmitt. Dal ’68 in poi è l’illusione che ci fossero delle fuoriuscite a buon mercato da questa costrizione, ad alimentare il sospetto e la caccia moralistica a tutto ciò che poteva considerarsi come sistema di potere; ovviamente degenerato, senza ammettere che in questa prospettiva ogni sistema di potere è tale per definizione.

Nel nostro paese l’incapacità a fare i conti con le richieste di efficienza che i sistemi complessi richiedono ha consentito il confondersi del moralismo con la ricerca di funzionalità politico-amministrativa. Se CL doveva garantire la presenza questa non poteva che manifestarsi nei termini dell’esercizio di un potere robusto e pervasivo. CL non doveva farlo? L’avrebbe fatto qualcun’altro al posto suo.

E questo vale per qualsiasi altro soggetto. In questo senso non c’è un sistema di potere di CL, c’è il potere al quale tutti aspirano formulando negazioni e praticando esorcismi inefficaci. I più esposti, non al fascino del potere, ché se non lo avessero preliminarmente subito non si sarebbero neppure presentati sulla scena della competizione, ma alla sua trasformazione in sistema, sono proprio coloro che credono di tenersene lontani o che dicono di esercitarlo per combatterlo.

Rimproverare solo a CL di essersi trasformata in sistema di potere è ridicolo, se prima non si ammette che si voleva essere al posto suo e che forse lo si sarebbe fatto meglio funzionare. Ma questo onesto argomento è stato accuratamente negato. Noi siamo meglio di CL non perché il sistema di potere lo gestiamo meglio e in modi più efficienti, ma perché lo aboliamo! Ecco l’insostenibile proposizione della sinistra che si somma a quella, uguale contraria, della destra: dal momento che noi sappiamo cos’è il potere e guardiamo negli occhi il drago, allora possiamo piegarlo e soprattutto possiamo evitare che cada in mano di chi dice di abolirlo.

Ma a ridurre il potere ci ha pensato, negli anni della rivoluzione tecnologica, qualcosa di non ancora identificato e riconosciuto. La potenza della tecnologia, unita all’economia, è infinitamente superiore a ogni potere politico a ogni sua lotta per il posto del re e del decisore.

CL è stata maestra di realismo politico, cinico fin che si vuole, ma è stato un modo per mantenere in gioco la rappresentanza politica nella realtà di questo mondo trasformato. Se qualcuno crede di poter occupare il posto che fu di CL senza un altrettanto efficiente e potente sistema di potere, costui prosegue l’illusione evangelica di CL.

La bassissima condizione materiale della nostra nazione, il suo dispendioso apparato di sostentamento della società non regge le richieste che provengono sia dalle cosiddette società evolute sia da quelle aree del globo cinesizzato nelle quali la trasformazione dell’uomo in semplice ingranaggio ad alta produttività è praticamente completata.

Chi si appresterà a dare il colpo finale a questa forma di vita dando l’impressione di realizzare chissà quale programma di felicità terrestre? Chi se non gli eredi di quella tradizione che ha già fallito una volta e ora potrebbe aver ragione del proprio fallimento realizzando un programma che non è il suo?

 

Riccardo De Benedetti

 



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