21 febbraio 2012

LITIZZETTO O HACK: PENSANDO ALLE ADOLESCENTI


Quanto la “declinazione” della propria identità di genere è condizionata del contesto socio-culturale nel quale si vive? Dall’analisi del lavoro di ricerca sugli adolescenti, che da anni svolgo in collaborazione e per conto della Società Italiana di Pediatria e della Società Italiana di Medicina dell’Adolescenza, emerge – con evidenza significativa proprio negli ultimissimi anni – che “le” adolescenti (più dei loro coetanei maschi che manifestano altre criticità) appaiono sempre più disorientate nel tracciare un proprio progetto di vita e ondeggiano tra il desiderio di affermazione generata dall’impegno e le capacità professionali (a prescindere dal sesso) e la fascinazione prodotta da un modello femminile di successo prevalentemente basato sulle capacità seduttive e sull’aspetto fisico.

Non è certo difficile identificare nei media i principali creatori e divulgatori (da sempre) di questo “modello seduttivo”, ma oggi, a differenza di un passato non lontano, ciò che sembra mancare sempre più è la capacità, da parte “nostra”, di proporre a una adolescente un modello alternativo altrettanto convincente. E in quel “nostra” ci siamo tutti: la famiglia, la scuola, le istituzioni e chi le rappresenta. E ci sono gli stessi media, sempre più ossessionati dalla rincorsa di un auditel che trascina sempre più in basso.

Da queste considerazioni è nata – con la Società Italiana di Medicina dell’Adolescenza e la Clinica Pediatrica dell’Università del Piemonte Orientale – l’idea di un progetto sull’identità femminile che ha coinvolto il Liceo Linguistico/Istituto Tecnico Turistico Claudio Varalli di Milano.

Abbiamo così identificato sedici studentesse di seconda e terza superiore (15-16 anni) che stanno avendo modo, attraverso una serie di incontri iniziati nel mese di ottobre e che termineranno alla fine dell’anno scolastico, di portare avanti una approfondita discussione, tra di loro, sui modelli di riferimento che oggi possono indirizzare una adolescente nell’interpretazione dell’identità femminile e dei ruoli assunti dalle donne. La scelta delle ragazze  – tutte volontarie – effettuata con la preziosa collaborazione della scuola Varalli, non è stata basata su criteri legati al profitto scolastico (non è il gruppo delle “prime della classe”), ma essenzialmente sull’interesse a partecipare a un progetto che le sta impegnando in orario non scolastico. La presenza “adulta” nel gruppo (un pool multidisciplinare di quattro persone) è essenzialmente finalizzata, con le minori interferenze possibili, a sollecitare la discussione e in nessun caso introduce elementi valoriali e/o giudizi di merito. I “risultati” del lavoro saranno raccolti in un videofilmato della cui realizzazione tecnica si occuperà “Lei Web”, il portale Internet di Rizzoli Media Group che raccoglie le testate femminili del Gruppo.

Ma i primi indicatori di una adolescenza che non è, per fortuna, solo bulli e proto-veline, già ci sono. Ed è interessante registrare che le tre più importanti “conquiste” ottenute dalle donne nel secolo appena passato coincidono, per le ragazze del gruppo, con il diritto di voto, il divorzio e la legge 66 del 1996, grazie alla quale la violenza sessuale diventa reato contro la persona e non più contro la morale. Così come è confortante che tra i modelli femminili a cui fare riferimento siano state citate Rita Levi Montalcini, Aung San Suu Kyi, Rosa Louise Parks, Margherita Hack, Emma Bonino (ma ci sono anche personaggi più “leggeri” come la Litizzetto e la Vezzali), mentre la scelta dei modelli negativi si è orientata in larghissima parte verso quella politica al femminile fatta o di aggressività o di incongruenza manifesta tra curriculum e ruolo assunto.

Mentre i tre “vorrei” ai quali ancora non c’è risposta sociale sono: “uscire da sola la sera senza correre rischi di violenza”; “essere giudicata con lo stesso metro di giudizio che si usa per gli uomini”; “essere giudicata, nel mondo del lavoro, solo per le mie capacità”. Ed è proprio il superamento delle discriminazioni sessiste nel mondo del lavoro – che a 15 anni non è alle porte, ma si comincia già a osservare con consapevolezza – che le ragazze del gruppo hanno inserito al primo posto nell’agenda ideale delle priorità per le donne.

Nel gioco delle definizioni non c’è stata traccia di “donna è bello”, ma si è spaziato da donna è… combattiva, forte, mediatrice, discriminata, non sempre consapevole delle proprie capacità, indispensabile, a donna è… testarda, gelosa, ingenua, puntigliosa…. Il lavoro prosegue: Francesca Zajczyk, sociologa, delegata del Sindaco Pisapia alle “pari opportunità”, intervenendo il 20 gennaio alla presentazione ufficiale del progetto ha detto che c’è grande attenzione da parte della nuova amministrazione nei confronti dell’adolescenza. Noi ci contiamo davvero.

 

Maurizio Tucci

 

 

 

 

 



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