25 febbraio 2009

TUNNEL, SÍ TUNNEL


A Milano da un po’ di tempo si propongono tunnel automobilistici, con diversi tracciati e lunghezze: l’ultimo collegherebbe la nuova fiera (o l’Expò?) con Linate, attraversando diametralmente la città.

L’idea di tunnel automobilistici urbani contrasta frontalmente con la percezione dominante che occorra minimizzare l’uso dell’auto nelle città dense, favorendo i mezzi collettivi: cioè se tunnel ha da essere, sia per farci passare metropolitane.

Chi scrive non aveva dubbi, fino a un po’ di tempo fa. In realtà, il quadro non è così ovvio, tutt’altro.

Vediamo sommariamente il perché di questa, almeno parziale, “conversione”.

Innanzitutto consideriamo gli aspetti ambientali, almeno per quanto concerne le emissioni che fanno male alla salute, cioè tutte quelle che non sono il CO2, gas che fa male al pianeta ma non a chi lo respira.

A parità di traffico (punto su cui torneremo), le emissioni che avvengono in un tunnel si possono abbattere radicalmente, mentre non sono abbattibili quelle che avvengono sulle strade di superficie. Il motivo è ovvio: oggi aspiratori e soprattutto filtri opportuni consentono agevolmente questo intervento, senza riscaricare nell’atmosfera i gas aspirati.

Inoltre il pedaggio del tunnel può essere tale da incentivare i veicoli meno inquinanti.

Sempre a parità di traffico poi le strade di superficie, o almeno alcune di esse, sono destinabili al verde, o ai pedoni, o alle biciclette, o ai mezzi collettivi (che sono più scomodi di quanto si pensi da raggiungere in sotterranea).

Veniamo a un secondo aspetto, forse il più importante: i tunnel automobilistici urbani a pedaggio si ripagano ampiamente (almeno questa è l’esperienza di Oslo e di Marsiglia, dove pensano di estenderli). Le metropolitane si pagano poco più dei costi di esercizio, cioè assorbono un’ingentissima quantità di risorse pubbliche (alcuni miliardi di Euro) per i costi di investimento, sottratte così ad altri usi sociali. Queste risorse inoltre sono in buona misura “catturate” dalla rendita urbana, come aumento di valore degli immobili vicini alle stazioni. Nel caso del tunnel, il problema è solo, al massimo, del trasferimento tra automobilisti e rendita: soldi pubblici non ce ne sono, o sono molto pochi.

I sistemi di pedaggio moderni sono poi poco costosi da realizzare, e le tariffe sono facilmente modificabili: per esempio, tecniche “free flow” basate sui telefoni cellulari, ecc.

Se non ci sono soldi pubblici, le risorse che si liberano sono disponibili poi per gli interventi di superficie di cui si è detto sopra.

Ma perché succede  che gli automobilisti, già molto tassati, sono disponibili a pagarsi da sé le infrastrutture (anche le autostrade….), mentre gli utenti delle metropolitane necessitano di pesantissimi sussidi?

Il motivo è ovvio, se non si vuole introdurre ipotesi di volontà perverse di inquinare ecc., non facili da difendere: l’automobile è più confortevole, ma soprattutto è flessibile nello spazio e nel tempo, nonostante i suoi costi, e nelle società sviluppate questa caratteristica è pressoché insostituibile.

E veniamo all’ultimo motivo, quello del traffico complessivamente sostenibile da una città (cioè rifacendosi all’affermazione “a parità di traffico”). Questa grandezza è ovviamente variabile nel tempo: auto piccole ed elettriche, con parcheggi adeguati, sono certo più tollerabili di torme di enormi SUV o di vecchi furgoni diesel parcheggiati in seconda fila.

Ora, un tunnel a pedaggio può funzionare come un ottimo “rubinetto” per dosare il traffico, in modo del tutto analogo a un Ecopass o dispositivi simili. Basta calibrare, con preavviso adeguato, il livello di pedaggio ( se il pedaggio aumenta il traffico ovviamente diminuisce, ma i ricavi che servono a finanziare l’opera non cambiano di molto….).

Per concludere: occorrerebbe procedere con adeguate analisi costi-benefici comparative, anche ambientali, prima di affrontare i problemi da posizioni ideologiche basate su preconcetti e luoghi comuni, e sulla base di queste analisi aprire il dibattito politico. Ma questo succede nei paesi sviluppati, non in questo….

Marco Ponti



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