29 novembre 2011

LA PACE E IL NOSTRO STILE DI VITA


Science for Peace giunge quest’anno alla terza edizione presso la sede prestigiosa dell’Università Bocconi e si conferma un appuntamento di straordinaria coscienza civile sulle questioni di maggiore attualità per la comunità internazionale e i grandi temi dell’agenda politica globale: rapporto economia e pace, sviluppo scientifico e diritti umani, democrazia partecipativa. La Pace è un progetto di tutti e tutti abbiamo il diritto e il dovere di credere in un futuro di Pace, coniugando visione strategica e senso pratico, pensiero e azioni per la Pace.

Grazie allo slancio del prof. Umberto Veronesi, alla sua Fondazione per il progresso delle Scienze e al Movimento Science for Peace, Milano si propone come crocevia internazionale di progettualità per la Pace e il sindaco Pisapia nella cerimonia di apertura plaude all’iniziativa della Carta di Milano, lanciata da Veronesi come lascito di EXPO 2015 per la lotta contro la fame nel mondo.

È consolante e incoraggiante che ci siano eventi come questo, con una larga partecipazione di pubblico, in gran parte giovani, e non soltanto bocconiani. E incoraggiante è anche l’applauso prolungato, caldo e convinto al professor Veronesi, ai relatori, ai testimoni e alla senatrice Emma Bonino, che parla con la consueta chiarezza e lungimiranza del ruolo dell’Europa unita nella mediazione e nella risoluzione pacifica dei conflitti, e non soltanto nella governance dell’euro.

200 miliardi di euro all’anno (a tanto ammonta la spesa sostenuta dai 27 paesi dell’Unione per i 27 eserciti nazionali) che potrebbero, secondo gli studi più seri, essere ridotti a 130, se si optasse per una politica estera integrata e per un esercito comune europeo con funzioni di peace keaping. Non ci possiamo più accontentare dell’Europa della bandiera, dei mercati, del PIL e dello spread, ma è urgente avviare il corso di una comunità politica di diritti e di valori, che sappia liberare risorse notevoli per scopi socialmente utili.

In occasione della ricorrenza dei 150 anni dell’Unità d’Italia non poteva mancare un tributo a Ernesto Teodoro Moneta, unico italiano premio Nobel per la Pace, animatore delle Cinque Giornate di Milano: “lavorare per un avvenire di pace e di giustizia” – disse nel suo discorso a Oslo più di un secolo fa – “anche se fosse un’illusione, sarebbe però un’illusione così divina che darebbe senso alla vita”.

Il Decalogo di Science for Peace – magna charta della Conferenza – sintetizza alcuni dei temi approfonditi nel dibattito, in particolare il fatto che la scienza ha provato che l’uomo è un animale pacifico e che l’aggressività non è scritta nel nostro DNA. In quanto è scientificamente dimostrato che la violenza genera violenza, bisogna delegittimare ogni sua forma, mettere al bando la guerra e i suoi strumenti, risalendo alle cause che seminano il germe di molti conflitti: la povertà, l’inaccettabile diseguaglianza delle risorse, la fame, l’ansia di reperire acqua potabile e la sete. L’acqua è risorsa limitata, mal distribuita e mal utilizzata; la siccità da sola è la prima causa di mortalità. “Non fa nessuna differenza se un essere umano muore in un conflitto o perchè non ha acqua pulita da bere” – dice Shirin Ebadi, premio Nobel per la Pace nel 2003; così come non era pensabile per il primo direttore della Fao “costruire la pace sugli stomaci vuoti”.

La Pace sostenibile dipende dalla capacità di utilizzare in modo sostenibile le risorse del pianeta e il progresso della scienza può oggi, nell’era postgenomica, offrire forse anche qualche soluzione, per esempio aumentando la tolleranza delle piante alla siccità nei paesi del sud del mondo.

 

Rita Bramante

 



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali




Ultimi commenti