1 novembre 2011

cinema


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

IL GIOIELLINO

di Andrea Molaioli [Italia/Francia, 2011, 110’]

con Toni Servillo, Remo Girone, Sarah Felberbaum, Fausto Maria Sciarappa

 

Il ragionier Botta (Toni Servillo) non si scompone mai. La sua aria è ferma e determinata mentre si avvicina alla scrivania del Dott. Rastelli (Remo Girone), proprietario della Leda. Il direttore finanziario ha di fronte a sé un uomo distrutto, distinto e reattivo fino a quel giorno, ormai con la camicia sbottonata e la cravatta slegata come a rivelarci la resa.

 Ernestino, come ama chiamarlo il suo titolare, “quando porta un problema porta anche la soluzione”. La Leda, l’azienda di cui è anima, cervello e braccio è tutta la sua vita. Non può tentennare o fallire in un’occasione come questa. La sua soddisfazione è riportare luce e speranza negli occhi spenti di Rastelli. La risolutezza che lo contraddistingue è la sua arma per riesumare continuamente la Leda dal baratro.

“Se i soldi non ci sono, inventiamoceli”. Scandisce con continue pause che enfatizzano la sua immorale e diabolica genialità ormai al servizio della finanza creativa e non più utile a vendere e distribuire latte o prodotti alimentari.

Questo incontro drammatico e cruciale si svolge tra le mura della stanza di un presidente sull’orlo del fallimento ma potrebbe aver luogo nell’ultimo dei gironi infernali. Tutti i peccati sono già stati commessi, ogni valore professato e sbandierato come etica e innocenza è stato cancellato come la più inutile tra le spese di bilancio.

Il latte, prodotto cardine di questa società, ha un ruolo volutamente irrilevante all’interno della pellicola. “D’altronde con il latte non si guadagna. Il latte non dà marginalità” ripete ossessivamente la sorella al Dott. Rastelli. Il prodotto è finito in secondo piano. L’economia reale viene irrimediabilmente surclassata dalla finanza.

Il Gioiellino è un film di impegno civile e il suo pregio è quello di portare una denuncia ad ampio raggio. Andrea Molaioli, il regista, ha scelto di portare sullo schermo una storia indipendente dal caso Parmalat. Non si è limitato a condannare un’azienda o un’esperienza determinata, la sua critica è indirizzata a un intero sistema in cui economisti, banchieri e politici risultano tutti colpevoli, tutti conniventi. 

“Non c’è, per nessuna comunità, investimento migliore del metter latte dentro ai bambini” ha detto Winston Churchill. Gli amministratori della Leda, come quelli di Parmalat, non conoscevano o hanno dimenticato le sue parole. Loro finiscono in manette, i loro beni vengono sequestrati dalla guardia di finanza. Nonostante questo, le bottiglie di latte continuano a uscire dagli stabilimenti e a trovare spazio nei supermercati.

Il film auspica perciò un arduo ma indispensabile cambiamento grazie al quale l’economia reale possa finalmente riappropriarsi di ciò che la finanza creativa stava distruggendo.

 Marco Santarpia

 In sala a Milano: mercoledì 2 novembre cinema Apollo per la rassegna riVediamoli.

 

questa rubrica è cura di Paolo Schipani e Marco Santarpia

rubriche@arcipelagomilano.org

 

 



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