27 settembre 2011

LO STALKING E IL CORTEGGIATORE INCOMPETENTE


Inseguimento, molestia e persecuzione possono manifestarsi sotto innumerevoli forme e sono qualcosa di sporadico oppure insistenti manifestazioni di un fenomeno psicologico e sociale conosciuto con il nome di “stalking”, ma chiamato anche “sindrome del molestatore assillante” o “inseguimento ossessivo”. Il termine più comune, quello di “stalking”, è stato coniato per raffigurare simbolicamente – con un termine in lingua inglese che significa “appostarsi”- l’atteggiamento di chi mette in atto molestie assillanti che provocano uno stato di ansia e paura nella persona offesa.

Il “molestatore assillante” manifesta, infatti, un complesso insieme di comportamenti che sono ben racchiusi sinteticamente dall’espressione “fare la posta” che comprende l’aspettare, l’inseguire, il raccogliere informazioni sulla “vittima” e sui suoi movimenti, comportamenti che sono quasi sempre tipici di tutti gli stalkers, di là dalle differenze rilevate di situazione in situazione. È molto importante sottolineare altresì che lo stalking non è un fenomeno omogeneo; pertanto, risulta difficile fare rientrare i molestatori assillanti in una categoria diagnostica precisa o identificare sempre la presenza di una vera e propria patologia psicologica di riferimento. A fare stalking non sono sempre persone con un disturbo mentale e, anche se esistono alcune forme di persecuzione che sono commesse nel contesto di un quadro psicopatologico, questa non è una condizione sempre presente nella personalità dei molestatori assillanti.

Ciò che è importante comprendere è che dietro a comportamenti di molestia simili possono celarsi motivazioni anche molto differenti tra loro. A questa conclusione si è giunti in seguito a studi che hanno esaminato il profilo psicologico di alcuni responsabili di tale condotta e, sulla scorta dei quali, gli studiosi – psicologi e giuristi – della materia hanno individuato cinque tipologie di autori di stalking, distinti in base ai bisogni e desideri che fanno da motore motivazionale.

Una prima tipologia di molestatore insistente è stata definita “il risentito”. Il suo comportamento è sospinto dal desiderio di vendicarsi di un danno o di un torto che ritiene di aver subito ed è quindi alimentato dalla ricerca di vendetta. Si tratta di una categoria piuttosto pericolosa che può ledere prima l’immagine della persona e poi la persona stessa.

La seconda tipologia di stalker è stata denominata “il bisognoso d’affetto”, una tipologia che è motivata dalla ricerca di una relazione e di attenzioni che possono riguardare l’amicizia o l’amore. La vittima in genere è considerata una persona che si ritiene possa aiutare, attraverso la relazione desiderata, a risolvere la propria mancanza di amore o affetto. L’idea di un rifiuto viene respinta con grande energia, generando pertanto una serie di condotte persecutorie e assillanti.

Una terza tipologia di persecutore è quella definita “il corteggiatore incompetente”, che tiene un comportamento alimentato dalla sua scarsa o inesistente competenza relazionale che si traduce in comportamenti opprimenti, espliciti e, quando non riesce a raggiungere i risultati sperati, anche aggressivi e villani. Questo tipo di molestatore è generalmente meno resistente nel tempo nel perseguire la persecuzione della stessa vittima, ma tende a riproporre i propri schemi comportamentali cambiando persona da molestare.

Esiste poi “il respinto”, un persecutore che diventa tale in reazione a un rifiuto. È in genere un ex compagno/marito che mira a ristabilire la relazione oppure a vendicarsi per l’abbandono. Spesso oscilla tra i due desideri, manifestando comportamenti estremamente duraturi nel tempo che non si lasciano intimorire dalle reazioni negative manifestate dalla vittima: la persecuzione, infatti, rappresenta comunque una forma di relazione che rassicura rispetto alla perdita totale, percepita come intollerabile.

Infine, è stata descritta una categoria di stalker definita “il predatore” e costituita da un molestatore che ambisce ad avere rapporti fisici con una vittima che può essere pedinata, inseguita e spaventata. Questo genere di atto persecutorio può colpire anche bambini ed è commesso perlopiù da persone con disturbi di vario genere nella sfera sessuale.

Molte persone che subiscono molestie assillanti sono donne di un’età più frequentemente compresa tra i 18 e i 24 anni. Tuttavia, alcuni tipi di persecuzioni, quali ad esempio quelle legate al risentimento o alla paura di perdere la relazione che nasce dall’essere respinti, sono rivolte principalmente a donne tra i 35 e i 44 anni. Alcuni studi sul fenomeno in esame hanno mostrato dei risultati interessanti che servono a riflettere ulteriormente sulle caratteristiche delle vittime di stalking e sull’importanza della relazione che, spesso solo nella mente del persecutore, s’instaura con tutta la capacità d’influenza che può esercitare una relazione reale.  A questo proposito si è riscontrato che esiste una categoria sociale a rischio di stalking, rappresentata da tutti gli appartenenti alle cosiddette “professioni d’aiuto”, ad esempio i medici, gli psicologi e gli avvocati.

Ciò sembra trovare due spiegazioni: da un lato questi professionisti entrano in contatto con bisogni profondi di aiuto delle persone e possono facilmente divenire vittime di proiezioni di affetti e relazioni interiorizzate; dall’altro le eccessive speranze di alcuni “pazienti” possono essere tradite dalla quotidianità e dalla complessità professionale. Purtroppo spesso, soprattutto per via di norme giuridiche che limitano gli interventi di prevenzione delle situazioni di emergenza, le condotte di stalking possono essere protratte a lungo con conseguenze psicologiche negative principalmente per la vittima, ma anche per l’autore o terze persone.

La vittima, per quanto possa essere breve il periodo in cui viene perseguitata, rischia di conservare a lungo delle vere e proprie ferite psicologiche. Le conseguenze dello stalking infatti, per chi lo subisce, sono spesso diverse e si trascinano per molto tempo cronicizzandosi. In base al tipo di atti subiti e alle emozioni sperimentate, possono determinarsi stati d’ansia e problemi d’insonnia o incubi, ma anche veri e propri quadri da disturbo post traumatico da stress. Il molestatore assillante agisce compulsivamente e tende a seguire i propri bisogni e a negare la realtà, danneggiando progressivamente la propria salute mentale e la qualità della propria vita sociale, in un crescendo ossessivo di solitudine e timore.

Dal 2009, l’ordinamento giuridico italiano ha introdotto l’illecito di stalking (atti persecutori) all’art. 612 bis del Codice Penale, distinguendo la fattispecie da quella ordinaria di “molestie” e “minacce”, innalzando notevolmente le sanzioni e prevedendo anche la possibilità dell’arresto in flagranza di reato. Sono davvero numerosi, dall’entrata in vigore della norma, i procedimenti penali instaurati per questa tipologia di condotte nelle varie Procure della Repubblica italiane e molti i processi celebrati davanti ai Tribunali, con la determinazione di sanzioni penali molto severe.

Tuttavia, si ritiene che il “fenomeno stalking” sia strettamente collegato a stili di vita ansiosi, solitari e repressi, tipici della civiltà urbana e moderna; è necessario, pertanto, per una concreta prevenzione del fenomeno e una tutela vigile delle persone offese, un attento monitoraggio e forme di aiuto sociale (spazi di dialogo nelle grandi città, consultori, etc…) che possano portare alla luce alcune problematiche socio-affettive prima che le stesse travalichino in veri e propri atti persecutori.

Ilaria Li Vigni

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



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