6 settembre 2011

Scrivono vari – 07.09.2011


Scrive Gregorio Praderio a Edoardo Marini e Mauro Cavicchini – L’intervento sul PGT solleva a mio parere problemi reali, ma confido anche risolvibili. Sui termini di approvazione dei PGT, non mi sembra che la sentenza TAR citata faccia ritornare alla situazione ante LR 12/05, di assoluta incertezza sui tempi di accoglimento o meno delle osservazioni. Il termine resta comunque “ordinatorio” e il Comune resta in ogni caso obbligato a dimostrare di non aver perso inutilmente tempo in lungaggini, ad esempio predisponendo celermente la delibera di controdeduzioni; quello che la sentenza TAR ci dice è che però il rispetto di questi termini non può comprimere il principio più generale di esame nel merito delle osservazioni.

Su questo argomento giova ricordare che in tempi non sospetti l’allora candidato Sindaco Pisapia aveva invitato la Regione a modificare i termini assurdamente brevi per l’esame delle osservazioni (tempi, ricordiamo, uguali per il Comune di Maccastorna e per quello di Milano), almeno per le grandi città; proposta purtroppo rifiutata ma che potrebbe essere utilmente ripresa in uno spirito “bipartisan” (come si dice spesso) in occasione della prossima proposta di modifica della LR 12 (visto che comunque una modifica all’anno l’hanno sempre fatta).Sull’accoglimento di osservazioni che modifichino sostanzialmente il piano… be’, mi sembra che la parte finale dell’intervento indichi chiaramente una possibile soluzione: pubblicare di nuovo. Certo questo potrebbe comportare tempi più lunghi per l’approvazione finale; ma meglio questo dell’incertezza generata dai possibili ricorsi.

 

Scrive Giuseppe Vasta a Paolo Favole e Edoardo Ugolini – Vorrei fare una modesta proposta sulle opinioni espresse da Favole e Ugolini, unendole assieme: in tempi di crisi della finanza pubblica, dove trovare nuove risorse senza svendere i gioielli di famiglia, se non intervenendo sulla rendita fondiaria? Si può fare molto nel PGT o rivedendo la delibera degli oneri, certo. Ma la cosa più semplice, rapida e quasi banale sarebbe aggiornare (ma veramente, stavolta!) la delibera di monetizzazione.

In poche parole, cosa è successo a Milano? La delibera del ’97 prevedeva infatti di equiparare i valori delle monetizzazioni ai costi necessari per l’esproprio di aree simili. Questi dipendono da due fattori: dal costo di mercato dei terreni edificabili (in funzione come è noto dei valori finali di vendita del bene finito) e dalle disposizioni normative di determinazione di tale costo (a suo tempo calcolato come media fra il valore di mercato e il reddito domenicale, cosa che comportava di fatto il dimezzamento del primo termine). La delibera prevedeva anche di aggiornare tali valori al variare di questi due fattori. Ora, dal ’97 i valori immobiliari sono cresciuti mediamente di oltre il 70%, mentre per legge in sede di esproprio la media con il reddito domenicale non si fa più (che vuol dire un ulteriore aumento del 100%).

Cosa ha fatto invece il Comune di Milano? Ha aggiornato il valore dei terreni edificabili con l’indice Istat (molto più basso, circa il 3% all’anno) e facendo riferimento a una pronuncia della Corte Europea sulla riduzione dei valori di esproprio in caso di “riforme sociali” (l’esempio mi sembra fosse quello della Slovacchia alla fine del comunismo o qualcosa del genere) ha avuto l’ardire di sostenere che il riuso delle aree dismesse fosse un caso di “riforma sociale” e che pertanto l’incremento (della sola monetizzazione, però) fosse solo del 60% (anziché il 100%). In buona sostanza, mentre i costi di esproprio sono vertiginosamente saliti, i valori di monetizzazione (ovvero i soldi che gli operatori pagano al Comune nei PII o che vengono utilizzati come riferimento per il cosiddetto standard qualitativo) stranamente no.

Mi piacerebbe sapere qual è stato il danno per le casse comunali per questo aggiornamento mal fatto (ma talmente mal fatto da dubitare della buona fede degli autori). E per ovviare la soluzione è semplice e rapida: una semplice determina dirigenziale che ricalcoli correttamente l’aggiornamento. Si può sperare che venga fatto?

  

Scrive Francesco Colombo a Paolo Favole – Dell’argomento mi occupai per il terreno di un amico che possedeva nel Comune di forte di Marmi. Inserito nel PRG come area di servizi non valeva più niente, al contrario del plusvalore generato in base alla legge Bucalossi. La Regione Toscana diede ragione ai miei amici. Ma non chiedetemi altri dati. Non saprei fornirli perchè non sono un urbanista. 

 

Scrive Felice Besostri a Luca Beltrami Gadola – Giusto quantificare la spesa pro capite per l’aumento dell’addizionale IRPEF, ma dubito che il messaggio passi. Ormai l’opinione pubblica è come un toro che va dietro allo straccio rosso che gli si agita davanti. Sull’abolizione delle province Valerio Onida ha scritto cose sensate, come chiunque conosca l’argomento di cui si parla, ma non convincerà nessuno. La caccia ai privilegi della casta è giusta, ma se viene diretta l’indignazione soltanto contro i componenti di organi elettivi sarebbe negativo. intanto quel club di rivoluzionari di professione dell’ufficio Studi della Banca d’Italia ci dice che nel 2009 (nel 2011 è peggio) il 10% delle famiglie italiane deteneva il 45% della ricchezza delle famiglie, mentre un 50% delle famiglie si doveva accontentare del 10%

L’addizionale IRPEF purtroppo colpisce in misura maggiore i contribuenti fiscalmente onesti. Se non si incomincia a considerare anche i patrimoni non ci sarà mai giustizia fiscale. Demagogia per demagogia impariamo dagli islandesi che hanno mandato sotto processo il premier conservatore come corresponsabile della crisi finanziaria. Se ci sono dei buchi di bilancio qualcuno li ha provocati: chiamiamo a risponderne in sede civile e contabile (danno erariale) i precedenti amministratori. E’ un’azione che potrebbero avviare anche semplici cittadini milanesi, come azione popolare.

 

Scrive Gio da Milano a Massimo Cingolani – Premesso che l’ultimo articolo sulle polizze del Pio Albergo Trivulzio contiene un maxi errore clamoroso – è da mesi che il Consiglio di Amministrazione è stato surrogato dal commissario regionale!!! – lo ritengo un inno alla dietrologia. Possibile che nemmeno da voi arrivi un’attenzione vera e catalizzi l’opinione pubblica sul fatto che sono allo studio le nuove nomine. Possibile che non si capisca che sparando su delle cose più o meno vere si perde di vista il futuro? Perchè’ non si vuole premere per nomine apartitiche basate su competenza e serietà anziché sull’appartenenza partitica? Forse non interessa anche a voi? Dovreste premere perchè prevalgano quelli che hanno capacità per amministrare un’azienda con più di mille dipendenti e altrettanti ospiti. Li lasciamo ancora alle mogli di qualcuno o al solito primario amico di qualcun altro? Forse questo è un argomento più’ attuale e di interesse.

 

Scrive l’Ufficio Comunicazione di Aon a Massimo Cingolani – In merito all’articolo postato da Massimo Cingolani il 19 luglio 2011 dal titolo “Pio Albergo Trivulzio Polizze e Brokers”, Aon S.p.A – società leader di mercato precisa che la normativa riguardante l’attività di Brokeraggio assicurativo… (continua)



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