22 luglio 2011

FABBRICARE, PREFERISCO IL RUMORE DEL MARE


Vedo una maggioranza frastornata dalle inevitabili scelte e dal crudele primo mese di governo, credo che la strada maestra da perseguire sia quella della campagna elettorale, quella strada del confronto che in campagna elettorale ha permesso a Pisapia e alla sua squadra di conquistare la fiducia dei milanesi. Con un vincolo in più, nella campagna elettorale il tema del confronto con la città e della trasparenza amministrativa erano temi vocativi ora si tratta di trasformare quella vocazione di programma in una disposizione fattiva: il confronto e la trasparenza sui fatti, ivi compresi i vincoli e gli obblighi.

Sui due temi di cui si sta discutendo non ci sono scelte semplici, ogni scelta presenta dei rischi. La discussione sull’Expo si sta pericolosamente spostando sul dopo, sulle volumetrie edificabili imposte dagli accordi di programma, mentre siamo pericolosamente indietro sul senso della manifestazione, sui suoi contenuti, sulle idee e sulle realizzazioni riconducibili al titolo e che sole saranno capaci di attrarre i visitatori necessari al successo della nostra impresa. Sul PGT la decisione di riaprire la fase di discussione delle osservazioni mi sembra una delle strade possibili: certo è imperativo – una volta che questa discussione venga riaperta – entrare in essa con le idee chiare.

Boeri ha proposto – ed è una idea condivisibile – un documento di indirizzo che indichi chiaramente la volontà dell’amministrazione sui diversi temi omogenei che costituiscono il corpus delle osservazioni. Senza questa dichiarazione ferma sulle politiche si rischia di entrare in una selva oscura e di subire un urlante assalto alla diligenza. Su questi due temi la giunta ha il dovere di fare un rapporto alla città in una conferenza pubblica dove si spieghino ancora una volta vincoli e opzioni di questi due scogli che stanno di fronte alla sua rotta. Dopo il rapporto è utile che ci sia “un luogo” (sito web o pagina di facebook) per mezzo del quale i cittadini siano costantemente informati della evoluzione dei temi e aggiornati sui fatti.

Per continuare nel campo della metafora classica già usata da Beltrami, il viaggio di Ulisse attorno alle nostre coste, non vorrei si dimenticasse il canto delle sirene; non vorrei mai che PGT ed EXPO finissero per essere alle nostre orecchie canti ammalianti per dimenticare la realtà dei fatti: l’imponente quantità di volumetrie e cantieri che la giunta Moratti lascia in eredità a questa città. Io penso che la nuova giunta e la città tutta debbano chiedere conto di questo: dal disastro di Santa Giulia alle dementi previsioni di Masseroli su un aumento stimato della popolazione della città di 450.000 abitanti per il futuro prossimo. Chi ha fatto questa previsione, chi è il responsabile di questa assurdità di fronte a una recessione grave ed evidente.

Noi siamo in mezzo a un ciclone che non accenna a diminuire di intensità e dentro al quale le uniche due categorie con disponibilità all’acquisto sono i giovani conviventi, sostenuti dal risparmio famigliare e gli immigrati sostenuti dai risparmi del loro duro e sudato lavoro. Pensiamo a loro quando pensiamo alla collocazione di migliaia di nuovi vani? Manfredi Catella ha intenzione di preparare per loro un’offerta di attici a prezzi stracciati nell’alto dei suoi grattacieli?

E considerando che ai nuovi costruttori non verrà più consentito – da revisori bancari onesti o semplicemente accorti – di usare il “trucco Ligresti”, mettere gli immobili vuoti in pancia alla SAI e tenerli parcheggiati rivalutandoli del 2/3 per cento l’anno. Considerando che i “furbetti del quartierone” hanno comprato caro, prevalentemente con i soldi di fondi e banche, progettato caro e costruito caro. Cosa succederà a questa enorme bolla speculativa che la città ha in pancia? Cosa si immagina che succeda, qual è lo scenario a cui gli allegri costruttori stanno pensando? Pensano che venga Abramovich con nani e ballerine a comperare il Milan dal fallimento Berlusconi e a insediarsi con la sua corte di diecimila persone negli attici di Garibaldi / Repubblica? Ops, purtroppo Roman Abramovich ha già comperato il Chelsea ed è urgente pensare a un piano B per la nostra città.

Dunque c’è una terza emergenza in città ed è la gestione delle sue risorse, un tema strettamente legato alla visione del suo futuro, un futuro che è di nuovo legato al senso dell’EXPO. Suggerirei di aprire anche questa terza discussione, senza fronzoli e infingimenti, in modo anche un po’ rude nei confronti di chi ha usato la mistificazione del futuro come guida per gli investimenti e per l’acquisizione dei soliti diritti volumetrici. Una ricetta, quella dell’accumulazione originaria basata sul mattone, che dimostra la scarsa fantasia della classe imprenditrice di questa città. Una ricetta trita e ritrita che però questa volta non fa i conti con i cambiamenti di paradigma, con il cambiamento dei modelli di consumo che la crisi impone.

Liberare Santa Giulia dai suoi veleni, dimenticati sotto terra da un allegro costruttore, discutere apertamente degli immobili vuoti (vecchi e nuovi) e della loro destinazione d’uso mi sembra la terza emergenza della città, forse non la più grave ma certo la più urgente. Un grande poeta, Dino Campana, scriveva in un meraviglioso distico: “fabbricare, fabbricare, fabbricare / preferisco il rumore del mare”. Metto queste due righe a conclusione del mio intervento per ricordare che ai modelli di business ogni tanto occorre l’inventiva e la fantasia per immaginare un futuro diverso dal passato.

 

Giovanni Lanzone


 



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