28 giugno 2011

NUOVA GIUNTA. NUOVI MODI DI FARE IL BILANCIO


Tutte le volte che in un Comune, una Provincia o una Regione cambia l’ammini-strazione l’opinione pubblica viene posta di fronte a uno stesso problema: quale buco di bilancio ha lasciato la vecchia amministra-zione o quale livello di rigidità sulle future spese viene posto come fardello sulle spalle della nuova amministrazione? Il comune di Milano non sfugge a questa regola ed è di questi giorni il dibattito sulla eredità della Giunta Moratti, sulla quale si confronterà il nuovo Assessore al Bilancio, Bruno Tabacci, che ha promesso entro pochi giorni una relazione chiarificatrice e basata su dati il più possibile certi. Tuttavia dopo alcuni mesi questo problema in un certo senso evapora, ma ne sorge un altro che si può definire strutturale: come vengono spesi i soldi dei cittadini?

Poiché il finanziamento degli enti pubblici avviene tramite tributi (pagati direttamente al Comune o allo Stato che ne trasferisce una quota agli enti locali), i cittadini che li pagano desiderano avere la percezione concreta della utilità di questo loro sacrificio. I sistemi di contabilità pubblica non sono di grande aiuto, poiché spesso sono incomprensibili non solo ai cittadini comuni e agli esperti di contabilità familiare, del negozio, dell’impresa, ma in molti casi anche a coloro che dovrebbero conoscerli professionalmente.

Senza entrare in aspetti tecnici, si può dire che le previsioni di entrata e di uscita sono spesso molto incerte e si prestano a interventi che consentono di “far apparire” una situazione migliore di quella reale. Anche la rendicontazione, che in termini letterali significa “rendere trasparenti i conti per la comunità”, è spesso influenzata da quelle che gli esperti definiscono pomposamente “manovre” o “politiche” dei consuntivi, il cui scopo il più delle volte è quello di rimandare al futuro la reale “resa dei conti”.

Per aiutare e stimolare la Giunta Pisapia e il suo assessore al Bilancio a utilizzare bene l’apertura di credito data dai cittadini con il loro voto, si possono suggerire alcune semplici regole. Innanzitutto dare al bilancio preventivo e al conto consuntivo una struttura secondo la quale le spese sono organizzate per programmi e progetti di intervento e non per fattori produttivi come avviene tradizionalmente (spese per il personale, per acquisto di beni e servizi, per contributi e trasferimenti alle famiglie, alle imprese, etc.). In questo modo sarà possibile collegare alla spesa migliaia o milioni di euro al numero di chilometri di marciapiedi rimessi in sesto, al numero di famiglie in difficoltà assistite, al numero di adulti che frequentano scuole comunali di diverso tipo, al numero di artigiani a cui sono stati attribuiti sostegni finanziari per il recupero di aree degradate, al numero di anziani cui è stato garantito il servizio di assistenza domiciliare, al numero di immigrati cui è stato possibile garantire una dimora stabile, etc.

L’ex Sindaco Moratti potrebbe dire che su questa linea si era mossa anche la precedente Giunta, ma come la quasi totalità dei sindaci, dei presidenti delle Provincie e dei Governatori delle Regioni, che pure hanno predisposto i cosiddetti Bilanci Sociali, di Missione, di Fine Mandato, non potrà dire di aver compiuto un secondo passo nella linea della trasparenza per chi paga i tributi: quello della misurazione dell’efficacia della spesa. Molti enti pubblici sottoposti ai vincoli di bilancio, o avendo la finalità di accrescere il proprio consenso di breve periodo attraverso una spesa diffusa, si preoccupano di mantenere basso l’investimento nella costruzione di scuole, asili, impianti semaforici, manto stradale, etc., dimenticando il principio di sana gestione familiare e d’impresa secondo cui non sempre “chi meno spende, meglio spende”.

Ad esempio chi acquista un’automobile a basso prezzo, ma poi deve sostenere elevate spese per riparazioni, non ha speso meglio di chi acquista un’auto che ha un prezzo iniziale di 1000/2000 euro superiore, che consente un minore consumo di carburante e che in un arco temporale di 5 anni richiede costi di manutenzione più bassi. Un Comune che costruisce asili con prefabbricati di bassa qualità per “risparmiare”, rischia di dover sostenere elevati costi per la manutenzione, oltre al fatto che eventuali danni, derivanti da nevicate o altri eventi, potrebbero causare la sospensione del servizio con disagi e malumori dei genitori. Impianti semaforici di basso costo e discutibile qualità, preferiti a impianti più resistenti alle intemperie con prezzi un po’ più alti, potrebbero causare gravi disagi alla popolazione nonché un numero più elevato di incidenti. Impianti sportivi plurifunzionali (comprensivi di piscina, pista di atletica, campi da tennis, palestre) costruiti sempre con la logica del risparmio di breve periodo, potrebbero comportare costi di gestione o di vigilanza più elevati di altri impianti costruiti con concezioni più moderne.

Si potrebbero fare numerosi esempi ma è sufficienti rivolgere al nuovo Assessore al Bilancio un caldo invito a non aver paura della trasparenza e a rinunciare al consenso di breve periodo per guardare più avanti e spendere meglio i soldi dei milanesi. È sufficiente mettere all’opera gli uffici e, eventualmente, utilizzare anche studenti in stage o gruppi di lavoro promossi dalle circoscrizioni, dando loro chiare direttive accompagnate dal coraggio di chi vuol fare politica al servizio della comunità.

Elio Borgonovi*

Docente di Economia e Management delle Amministrazioni Pubbliche, Università Commerciale L. Bocconi




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