24 maggio 2011

MILANOSPORT: CHE NE DICE PISAPIA?


A cosa serve, o, meglio, serve ancora Milanosport? Domanda legittima per la società tutta comunale che gestisce impianti sportivi e organizza corsi di sport e non solo. Una società che vanta, nel suo curriculum raccontato via sito internet, di operare con modalità di timbro privato, pur essendo un ente esclusivamente pubblico. Ente che ha ricevuto nel tempo più di una iniezione di soldi pubblici per evitare l’insolvenza. E al quale il Comune, con strumenti che aggirano (legittimamente ma qui discutibilmente) la modalità della gara fra aziende competitrici, ha affidato la sostanziale gestione dei Cam (ossia i centri comunali di aggregazione sparsi sul territorio e prima organizzati dalla Zone): tutto per ulteriormente tentare di coprire le difficoltà di bilancio. Sul servizio concretamente offerto da Milanosport ci sono chiaroscuri. Ma non è questo il punto. Di fronte ad una azienda comunale che fatica a stare in piedi, occorrerebbe chiedersi, almeno, quale è, o dovrebbe essere, la “missione” di Milanosport.

Per farlo, occorre avere presente che lo sport praticato corre attraverso diverse strade: una buona parte, in specie giovanile, con una anima sociale, si muove nelle associazioni diffuse sul territorio, che aderiscono alle federazioni e agli Enti di promozione sportiva riconosciuti dal Coni (dal Csi alla Uisp, dall’Us Acli, alla Pgs all’Aics): si tratta di uno sport che vive di contributi dei soci che coprono le spese e di migliaia di volontari, spessissimo alla ricerca di impianti che non si trovano; una altra parte, di timbro privato e individualista, fa capo a palestre e centri fitness; una altra parte ancora, vive in autoorganizzazione; infine, ci sono centinaia di corsi, in scuole e centri, volti soprattutto all’avviamento allo sport.

Ora, in tutto questo panorama di grande movimento spesso misconosciuto, che soprattutto nello sport di tutti a carattere sociale trova la sua espressione più vitale, torna la domanda iniziale circa l’utilità di avere una società comunale, che peraltro non ha dato prova di efficienza. Ci si può domandare, infatti, se più utilmente i compiti di Milanosport non possano essere affidati agli Enti di Promozione sportiva o a un consorzio fra questi. E ancora, se gli impianti non possano essere affidati alle Zone, con una attenzione più puntuale rispetto ai bisogni del territorio.

Milanosport, infatti, appare come una duplicazione, non molto efficace, di quanto già agisce, con buoni risultati, in modo diffuso. Le grandi risorse, che specie negli ultimi anni sono servite a coprire i bilanci della società pubblica, potrebbero essere investite per sostenere lo sport associativo, cui oggi vanno, purtroppo, solo le briciole. Fermo restando che gli impianti rimangono in proprietà al Comune (affidati alle Zone) e al Comune spetta i compito di creare nuovi impianti e mantenere in efficienza quelli che ha, il riconoscimento della valenza educativa dello sport di base passa da un riconoscimento concreto della missione di promozione che il Coni ha affidato agli enti sportivi associativi (oltreché alle sue federazioni).

Insomma, di Milanosport non si sentirebbe la mancanza. Del resto, nel programma del Sindaco uscente Moratti, Milanosport è omessa, essendo così omessa una qualche prospettiva, malgrado la gestione (quantomeno zoppicante) tenuta saldamente in mano sinora. Nel programma del candidato Sindaco Pisapia si indica, invece, la prospettiva del superamento dell’attuale modello organizzativo con l’apertura di un tavolo fra assessorato e associazioni sullo sport di base. Una ultima nota: finora, il ruolo del Comune si è sentito ben poco, ad esempio, nella promozione dello sport delle persone con disabilità: un capitolo che meriterebbe più di una riflessione, non solo per la valenza sociale che racchiude, ma anche per le prospettive che può fornire. E sul quale c’è stata grande assenza; purtroppo.

 

Fabio Arrigoni



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