17 maggio 2011

ULTIME SULLA MOBILITÀ


Moto selvaggia

Le moto e i motorini non hanno regole, ma non è colpa loro. Occorrerebbe urgentemente fare due indagini statistiche: 1) Quanti motociclisti sanno che il Codice della strada stabilisce regole per tutti i veicoli, e non fa eccezioni per loro? In particolare: “(…) È vietato il sorpasso nonché il superamento di veicoli fermi o in lento movimento ai semafori o per altre cause di congestione della circolazione, quando a tal fine sia necessario spostarsi nella parte della carreggiata destinata al senso opposto di marcia (…)”. ” (…) Chiunque sorpassa a destra (…) è soggetto alla sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 76 a euro 306 (…)”

2) Quante sanzioni sono state comminate a moto e motorini a Milano per tali comportamenti? A entrambe queste domande l’esito dell’indagine sarebbe con ogni probabilità vicino allo zero, o comunque raggiungerebbe percentuali insignificanti. Da qui l’innocenza sostanziale dei motociclisti: se un comportamento formalmente illecito non viene mai sancito, ovviamente ne discende in primo luogo il corretto convincimento che non sarà mai sancito, nemmeno in futuro, e di seguito il rapido oblio della norma stessa.

Il problema è che la norma emerge in caso di incidenti, e gli incidenti che coinvolgono moto e motorini sono molto più frequenti, e assai più gravi, di quelli che coinvolgono solo automobili (circa 13 volte più frequenti, per unità di traffico). Bisogna anche ricordare che gli incidenti “urbani” rappresentano una quota rilevantissima degli incidenti totali, con grandi costi umani ed economici.

Perché i vigili e l’amministrazione non fanno nulla? Il danno non è solo contingente, cioè riferito ai comportamenti pericolosi che si inducono, ma anche più generalmente politico: il rispetto delle regole è un “optional” (per fessi, aggiungerei). Molto meglio allora abolire la norma, se non viene fatta rispettare praticamente mai. Infatti quella norma è probabilmente irragionevole: tutti i veicoli a due ruote allineati in coda come automobili aumenterebbero la congestione del traffico, e il loro uso sarebbe molto disincentivato. Occorrerebbe una norma che eviti (e poi sancisca) solo i comportamenti più estremi e pericolosi, certo assai frequenti.

Dividendo selvaggio

SEA (cioè gli aeroporti di Malpensa e Linate, più metà di quello di Bergamo) pagherà all’amministrazione milanese, suo proprietario, uno spettacolare dividendo, per risanare il bilancio comunale. Si parla di più di 100 milioni di euro. Tutti sono felici. Probabilmente però non i viaggiatori milanesi. La questione è che gli aeroporti milanesi sono un “monopolio naturale”, e dovrebbero fare solo profitti “normali”, corrispondenti agli interessi sul capitale investito dalla proprietà (escludendo per esempio gli investimenti pubblici). Sono possibili profitti “extra”, ma solo dopo che il regolatore, l’ENAC, abbia verificato che questi profitti sono meritati da straordinari incrementi di produttività. Questi profitti poi dovrebbero essere passati agli utenti in forma di tariffe ridotte (“claw-back”).

Ora, è noto che la gestione Bonomi è stata molto buona e politicamente coraggiosa, smentendo clamorosamente, prima con gli annunci e poi con i fatti, le imbarazzanti grida di dolore dei politici lombardi al momento dell’abbandono di Alitalia (vi ricordate?): “Malpensa deve rimanere un hub”… (non sapevano di cosa parlavano)… “il monopolista italico per amor di patria e di Padania deve rimanere a Malpensa a ogni costo” e simili amenità.

Ma non c’è nessun regolatore che abbia certificato che quei profitti (per quel esatto ammontare) debbano essere retaggio della proprietà, e non passati agli utenti come minori costi. ENAC ha recentemente persino abdicato in modo ufficiale a verificare la congruità delle tariffe aeroportuali, chiedendo aumenti indifferenziati per le tariffe di tutti gli aeroporti italiani, indifferentemente dai loro livelli di efficienza.

Forse un atteggiamento più diffidente verso le rendite monopolistiche (degli aeroporti ma soprattutto delle autostrade), sarebbe da auspicarsi da parte di un’amministrazione che si proclama “liberale”. Ma i segnali sono pessimi: c’è sul tavolo un progetto di “alleanza degli aeroporti padani”, che dovrebbe ovviamente coinvolgere SEA con un ruolo dominante. Un “monopolio di monopoli”! Gli inglesi hanno recentemente costretto il gestore unico dei quattro aeroporti di Londra a venderne due “perché non si facevano abbastanza concorrenza”, danneggiando così l’utenza. Qui da noi aleggia una cultura un po’ diversa…

Marco Ponti

 



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