26 aprile 2017
SENZA CULTURA URBANISTICA NON C’È CITTADINANZA
Alla Casa della Cultura tornano gli incontri di Città Bene Comune
26 aprile 2017
Alla Casa della Cultura tornano gli incontri di Città Bene Comune
In un recente articolo pubblicato da ArcipelagoMilano il 4 aprile scorso, Marianella Sclavi metteva bene in luce i limiti di un processo partecipativo voluto dall’amministrazione comunale milanese – quello preliminare alla redazione del nuovo Piano di Governo del Territorio. Emergeva chiaramente la siderale distanza che esiste tra un effettivo confronto – in questo caso fra pubblica amministrazione, tecnici e collettività su un tema di interesse generale quale è un piano che definisce molti aspetti del futuro di una città – e quello che secondo l’autrice pare essere il suo sbiadito simulacro.
In particolare, si sottolineavano giustamente le differenze che intercorrono tra la messa in campo di azioni volte a stimolare la maturazione di un pensiero critico e dialogico e la riduttiva e meccanica scelta tra risposte preconfezionate di un questionario online; il ruolo positivo che giocano informazione e conoscenza nell’orientare le decisioni di ciascuno di noi; la necessità di un maggiore interscambio tra saperi tecnici e diffusi.
Ora, è noto che talvolta i processi partecipativi siano stati e tuttora vengano utilizzati e plasmati in modo strumentale per limitare o eliminare i conflitti o perfino per generare consenso. Tuttavia, è abbastanza evidente che – almeno per quanto riguarda le questioni urbanistiche – ciò può avvenire anche per quella frattura che si è creata tra cultura specialistica da un lato e saperi e senso comune dall’altro.
Una spaccatura così profonda – ha osservato Enzo Scandurra in un altro articolo sulla partecipazione pubblicato da Eddyburg il 26 marzo scorso – da rendere l’urbanistica «incomprensibile agli abitanti al servizio degli interessi dei quali essa è nata».
Anche per scongiurare l’eventualità che insieme alla mancata comprensione linguistica svanisca quella del senso di questa disciplina nella società contemporanea, alla Casa della Cultura è nato Città Bene Comune: un ambito di dibattito – prodotto in collaborazione con il Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano e con il patrocinio dell’Istituto Nazionale di Urbanistica – che tra i suoi obiettivi ha quello di contribuire alla formazione di una cultura urbanistica diffusa.
Questo nella precisa convinzione che la città, il territorio e il paesaggio – e con questi le discipline del loro governo e del loro progetto – siano per tutti noi un bene comune, che non possa esservi vera cittadinanza senza partecipazione, ma che quest’ultima vada intesa, prima di tutto, come comprensione della realtà, espressione di un pensiero critico, condivisione degli obiettivi strategici sottesi alle trasformazioni dell’ambiente in cui viviamo.
La formula adottata è la stessa dal 2013: quattro incontri (2, 9, 16 e 23 maggio); quattro libri recenti sulla città, il territorio e la cultura del progetto urbano e territoriale espressione di differenti posizioni culturali e selezionati, non tanto perché se ne condividono i contenuti, ma in quanto ampiamente fondati per impostare una riflessione; tre discussant per ciascun libro e gli autori degli stessi invitati a motivare, replicare, ribadire pubblicamente le proprie convinzioni, a tradurle in un linguaggio comprensibile a tutti.
Si parte martedì 2 maggio, alle 18, con Ivan Blečić e Arnaldo Cecchini che nel 2016 hanno pubblicato, per i tipi di FrancoAngeli Verso una pianificazione antifragile. Come pensare al futuro senza prevederlo, un libro che a partire dalla nozione di “antifragilità” immagina un’urbanistica non solo realmente efficace nel governare le trasformazioni urbane e territoriali, ma anche capace di «costruire le condizioni per evitare iniquità e bruttezza e favorire il diritto alla città». Animeranno la discussione: Corinna Morandi (Politecnico di Milano), Maurizio Tira (Rettore dell’Università degli Studi di Brescia) e Andrea Villani (già all’Università Cattolica di Milano).
Martedì 9 maggio, alle 18, sarà la volta di Cristina Bianchetti che con il suo Spazi che contano. Il progetto urbanistico in epoca neo-liberale (Donzelli 2016) prosegue un’approfondita riflessione critica sul progetto urbanistico contemporaneo che, secondo l’autrice, rischia di essere «di nuovo, un progetto funzionalista perché gioca tutto su aspetti percettivi, di sensibilità, di comfort [e] rende lo spazio e la società piatti». A discuterne nella storica sede della Casa della Cultura di via Borgogna 3 saranno presenti Vittorio Gregotti (tra i più noti architetti italiani), Giancarlo Paba (Università degli Studi di Firenze) e Pier Carlo Palermo (Politecnico di Milano).
Protagonista del terzo incontro, martedì 16 maggio alle 18, sarà Alberto Clementi che nel suo Forme imminenti. Città e innovazione urbana (edito da LISt Lab nel 2016) riflette sui fattori che stanno determinando profonde trasformazioni della città e del territorio e, di conseguenza, del progetto urbano e territoriale: «Le questioni dell’ambiente, il valore del paesaggio, la transizione energetica, i mutamenti climatici accelerati e, al contempo, le nuove tecnologie». Discussant della serata saranno Patrizia Gabellini (Politecnico di Milano), Rosario Pavia (Università degli Studi di Chieti-Pescara) e Francesco Ventura (Università di Firenze).
L’ultimo appuntamento, martedì 23 maggio alle 18, è con Giancarlo Consonni (Politecnico di Milano) che nel suo Urbanità e bellezza. Una crisi di civiltà (Solfanelli 2016) pone la questione della bellezza dei paesaggi e delle città, un’arte di cui «l’Italia è stata maestra», ma che «oggi il Bel Paese sembra aver dimenticato […] per divenire terreno di incursione di esibizionismi devastanti che – scrive – allontanano l’ambiente costruito dall’urbanità». A discutere di questi temi con l’autore ci saranno Elio Franzini (Università degli Studi di Milano), Gabriele Pasqui (Politecnico di Milano) e Enzo Scandurra (Università Sapienza di Roma).
Renzo Riboldazzi