4 febbraio 2015
IL BALLETTO DI MILANO DANZA IL ‘MILANESE’ VERDI
Forse dopo la Madunina il milanese non è attaccato a niente più che a Giuseppe Verdi e alle sue opere. Commovente l’aneddoto che vuole che l’attuale via Manzoni fosse riempita di paglia, perché gli zoccoli dei cavalli e le ruote delle carrozze non disturbassero la malattia, l’agonia e la morte del compositore. Quale migliore vetrina dell’Expo 2015 per presentare al pubblico milanese e mondiale una rivisitazione di Verdi, come cultura ed elemento ‘di carattere’ milanese (per ricorrere a una terminologia coreutica)!
Con una nuova rappresentazione di W Verdi danzerà sulle musiche del compositore milanese d’adozione il Balletto di Milano (BdM), compagnia fondata da Renata Bestetti e Aldo Masella – direttori del Centro Studi Coreografici del Teatro Carcano a Milano – e dal 1998 diretta da Carlo Pesta in collaborazione con Agnese Omodei Salè, stabile presso il Teatro di Milano.
Il BdM è un fiore all’occhiello della cultura italiana e specificatamente milanese: è stata la prima compagnia italiana a esibirsi sul palco del Bol’šoj di Mosca nel 1999 e poi nel 2011, anno della cultura italiana in Russia.
Lo spettacolo W Verdi è una creazione coreografica di Agnese Omodei Salè e Federico Veratti, concepita come un’antologia dei ballabili e delle arie di Giuseppe Verdi, presentate dallo stesso compositore interpretato dall’attore Enrico Beruschi.
Le opere di Verdi prevedevamo molte parti di danze e oppure molte partiture erano scritte per danza, i ballabili per l’appunto. L’omaggio W Verdi si apre con le danze dell’Aida (i Nubiani nel Trionfo, cf. il mio articolo ); a seguire la Danza delle Streghe dal preludio del Macbeth, Brindisi o Libiamo ne’ lieti calici e altri brani dai due preludi della Traviata che, pur non essendo ballabili, si prestano bene alla danza. Seguono le Quattro stagioni dai Vespri siciliani, opera riadattate peraltro interamente a balletto, che fa parte del repertorio degli enti lirici del Teatro San Carlo di Napoli e del Teatro Massimo di Palermo.
Le coreografie si configurano per lo stile neoclassico e in parte contemporaneo, verrà per lo più abbandonata la punta in favore della mezza punta, ma i costumi resteranno nell’ambito del tradizionale accademico oppure in chiara citazione dei costumi d’opera originali.
Domenico G. Muscianisi
In scena a Milano dal 6 all’8 febbraio 2015 al Teatro di Milano (via Fezzan 1)
questa rubrica è a cura di Emanuele Aldrovandi e Domenico G. Muscianisi