27 novembre 2013

sipario – L’AIDA DI VERDI E LE SUE DANZE


 

L’AIDA DI VERDI E LE SUE DANZE

Il khedivè d’Egitto Ismā’īl Bāšā voleva inaugurare il nuovo teatro d’opera del Cairo con un soggetto ‘archeologico’ nazionale egiziano. Sottopose il libretto a Giuseppe Verdi che accettò di scrivere la partitura. Il Teatro alla Scala accolse la prima europea dell’Aida e con l’Aida la Scala conclude la stagione operistica 2012/13 come omaggio in anticipazione della prossima stagione interamente dedicata a Verdi per il bicentenario della sua nascita (La Traviata aprirà nel tradizionale giorno di Sant’Ambrogio la stagione 2013/14).

sipario_41A completare la grandiosità di sapore orientale dell’opera lirica intervengono non solo mimi, ma anche danze appositamente disegnate e preparate dai solisti del corpo di ballo. L’atto II è dedicato interamente ai preparativi (scena 1) e ai festeggiamenti (scena 2) per la vittoria degli Egizi sugli insorti Etiopi, durante i quali fanno il loro ingresso i prigionieri e gli schiavi etiopi (comunemente e tradizionalmente chiamati «selvaggi»).

Il grande ballerino Vladimir Vasil’ev (1940-) è stato chiamato nel 2006 in occasione della riapertura del Teatro alla Scala di Milano dopo i restauri per creare le coreografie. Vasil’ev è stato étoile del Teatro Bol’šoj di Mosca tra gli anni ’60 e ’80, sotto la direzione artistica di Jurij Grigorovič, il quale per lui e la moglie Ekaterina Maksimova creò il balletto virtuosistico Spartacus.

Nelle creazioni per l’Aida Vasil’ev non si è ispirato al repertorio moscovita, che comprendeva l’elegante balletto La figlia del faraone, firmato Petipa, di ambientazione evidentemente egizia, le cui danze per i festeggiamenti (anche lì compaiono schiavi etiopi) sarebbero potute essere di ispirazione. Vasil’ev, invece, ha disegnato delle coreografie totalmente ex novo, ispirate – sembra – alla propria fisicità e al proprio virtuosismo: infatti, sulle note picchiate degli archi fa il suo ingresso la Coppia dei Selvaggi, che danza praticamente nuda. La nudità non è solo un espediente teatrale per identificare i personaggi, ma una precisa scelta coreografica per mettere in evidenza le doti dei danzatori, che si esibiscono in un pas molto veloce, scattoso, atletico e muscolare, virtuosismo puro.

L’amore non è al centro della coreografia, come nella migliore tradizione romantica, ma Vladimir Vasil’ev ha voluto risaltare la durezza della condizione servile in cui versa il popolo ‘selvaggio’, che viene da un territorio aspro e duro. Le coreografie potrebbero ricordare quelle della Sagra della primavera di Stravinski, nelle quali i riti aspri e ‘selvaggi’ di una società paleo-slava sono espressi con grandi virtuosismi e muscolarità.

Per questa coreografia, nell’anno di re-inaugurazione sono stati scelti due grandi danzatori Roberto Bolle (étoile della Scala e dell’American Ballet Theatre) e Myrna Kamara (prima ballerina del Balletto di Zurigo), che insieme hanno creato l’atmosfera ‘selvaggia’ dei prigionieri, e in questo anno verdiano sono stati scelti solisti e corifei del Teatro alla Scala (Beatrice Carbone, Denise Gazzo, Marco Agostini e Christian Fagetti per la Coppia del Selvaggi, Deborah Gismondi e Beatrice Carbone per Akhmet), tutti danzatori giovani, con grandi doti espressive e virtuosistiche.

Domenico G. Muscianisi

 

questa rubrica è a cura di Emanuele Aldrovandi e Domenico G. Muscianisi

rubriche@arcipelagomilano.org



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