7 dicembre 2009

MILANISTAN, L’INVASIONE PACIFICA DEGLI ARABI


Siete mai passati in viale Padova con la macchina? Una strada popolata da umanità varia ed eventuale (Trans), una strada che fa decisamente paura: edifici decrepiti, sporco a terra, negozi disadorni, tante brutte facce, tanta pelle scura e tanti musulmani. La popolazione italiana oggi è quella composta in larga parte da emigrati meridionali che venivano a cercar fortuna nel secolo scorso a Milano, scalzata dai nuovi migrantes.

Londonistan è un termine dispregiativo con cui ci si riferisce alla comunità islamica di Londra. E se chiamassimo quella parte di Milan, Milanistan?

V’immaginate un minareto in piazzale Loreto?

Un cuneo musulmano che s’innesta in città, nella piazza che porta diritto al Duomo, una sfida alla Cristianità. Oppure un luogo dove possano andare a pregare i musulmani. Anche loro sono credenti e meritano il massimo rispetto, anche loro hanno diritto a un decoroso luogo di culto e non devono essere costretti a pregare in un garage come i cattolici della prima ora nelle catacombe.

Problema della sicurezza: come ha suggerito il presidente Fini se imponessimo agli imam di predicare in Italiano, perché siamo in Italia, forse riusciremmo a integrare meglio la comunità musulmana ed eviteremmo di far studiare agli 007 le lingue arabe per capire di cosa si parla nelle moschee nostrane.

La moschea è un luogo in cui si riuniscono i terroristi? Della serie tutti i credenti musulmani che pregano sono terroristi. E se si riunissero nei Kebab?

Certo ci sono estremisti tra gli arabi che oggi sono forse già il 5% della popolazione ma non dimentichiamo del recente passato i nostri BR, NAR, TERZA POSIZIONE ed è vero che qualcuno utilizza le moschee per fare proselitismi ma da qui a generalizzare ce ne passa.

Problema architettonico.
Lo storico Franco Cardini a proposito della querelle dei minareti svizzeri scrive su FareFuturo.it:basta aver letto Landscape and Memory di Simon Schama sulla storia del paesaggio Quando sono arrivati i romani, probabilmente agli elvezi le loro torri non piacevano, quando poi gli elvezi diventarono cittadini romani pagani probabilmente non amavano i campanili … .”.

Problema culturale: se fanno il minareto in Piazzale Loreto ci colonizzano culturalmente? Ve lo immaginate il mullah di Milano che parla al megafono in piazzale Loreto, chiaramente nessuno lo ascolta c’è il rumore delle macchine.

Mi sembra che il problema sia piuttosto quello dell’insicurezza nei confronti del proprio retroterra culturale da parte di oscurantisti ed estremisti, teorici dello scontro come forma d’interazione.

La Chiesa cattolica non ha una posizione antagonista rispetto alle altre religioni, anzi a Roma c’è una monumentale moschea, una monumentale sinagoga. É fresca di stampa la nota del consiglio episcopale svizzero a margine del referendum sui minareti: “L’esito del referendum rappresenta un ostacolo e una grande sfida per il percorso di integrazione attraverso il dialogo e il rispetto reciproco. Non si è riusciti a dimostrare in maniera evidente al popolo che il divieto di costruzione dei minareti non contribuisce a una sana convivenza di religioni e culture.”. (Avvenire 30 novembre 2009.)

La storia è piena di muri e muraglie i cui effetti sono stati sempre disastrosi, d’altro canto essere liberal per alcuni significa essere debole .

Le popolazioni si sono sempre spostate sulla superficie del globo in cerca di cibo e benessere, anche gli arabi immigrati possono essere una ricchezza per il nostro paese. Siamo noi che dobbiamo accoglierli sul suolo patrio e fare in modo che si integrino e seguano il nostro stile di vita. E’ fondamentale lavorare sul fronte della convivenza sopratutto con le fasce di reddito meno abbienti dove si generano talvolta scontri per il solito agognato tetto ma da qui a rispedirli al di là del mare nostrum con i loro gommoni ce ne passa.

 

Riccardo Lo Schiavo

 

 

 

 


 



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