8 giugno 2016

AFFRONTARE IL FUTURO CON UN PROGRAMMA DI TECNOLOGIE CIVICHE

La centralità e un nuovo modello di amministrazione metropolitana


L’amministrazione che governerà la città di Milano e la sua metropoli dovrà affrontare, in tempi brevi, gli effetti di una serie di innovazioni ‘dirompenti’, fra cui:

– gli effetti cumulativi di: reti 5G + Internet delle cose + nuovi computer cognitivi, ossia dell’alta interconnettività di persone e cose unita alla crescita esponenziale di memoria e operatività delle macchine. Un insieme di innovazioni che genera una carica dirompente superiore a quella della macchina a vapore nell’epoca industriale. Queste nuove infrastrutture saranno alla base di una Smart city caratterizzata da infinite possibilità d’innovazione il cui limite è la creatività, e da una crescente disoccupazione tecnologica, causata dell’esponenziale crescita della robotizzazione del lavoro;

03longhiFB– il nuovo assetto dei servizi pubblici, esito dell’applicazione (entro il 2017) delle ultime indicazioni della Commissione UE sul programma di stabilità, che indicano la priorità di “attuare la riforma della pubblica amministrazione adottando e applicando tutti i decreti legislativi necessari, in particolare in materia di riforma delle imprese pubbliche locali, servizi pubblici locali e gestione delle risorse umane”.

In sostanza la nuova amministrazione dovrà affrontare il rinnovo del modello democratico di gestione, nell’era cibernetica, con istituzioni e modelli d’informazione concepiti nel XIX secolo. In realtà l’Unione Europea non chiede solo una soluzione tecnica riguardo ai servizi locali, ma invita a riflettere sul modello di democrazia nell’era di internet. Se tale quesito non troverà un’adeguata risposta probabilmente nelle prossime elezioni diverrà realtà lo scenario prefigurato da José Saramago nel suo “Saggio sulla lucidità” (Feltrinelli, 2011) in cui l’83 % degli abitanti di un’immaginaria capitale vota scheda bianca. Come nel racconto di Saramago i candidati amministratori della città e della metropoli di Milano sono a disagio sul cosa fare, i nuovi argomenti / impegni non sono al centro dei loro programmi, usano lo smart phone come un tempo il santino per sollecitare il voto dei cittadini e le loro pagine web sono 1.0, cioè infarcite di testi passivi.

Comunque la partita è difficile e non giocabile dalla sola pubblica amministrazione, per questo in due articoli precedenti ho sottolineato l’esigenza di avviare politiche aperte destinate ad attrarre un vasto spettro di culture e di operatori e l’esigenza di promuovere infrastrutture cerniera, capaci di interpretare i processi innovativi di là dai vantaggi tecnici. La questione centrale posta dalle nuove scadenze dirompenti è la centralità della conoscenza, e, a cascata, la capacità della conoscenza di alimentare un nuovo modello di amministrazione metropolitana in grado di gestire la grande miniera dei dati. Un processo che richiede la trasformazione delle risorse umane pubbliche da passive-burocratiche a industriose-interattive.

La gestione della conoscenza è complessa, perché essa nello stesso tempo è un bene e un processo relazionale, per cui i nuovi processi urbani dipendenti dal sapere presuppongono una macchina metropolitana capace di avviare e gestire le nuove fabbriche dei dati e i nuovi modelli di distribuzione degli stessi, di rigenerare il corpo occupazionale pubblico per renderlo interdipendente e auto-organizzato. Quindi, la risposta alla sollecitazione comunitaria in termini di ripensamento dei servizi pubblici e di rigenerazione delle risorse umane dovrebbe essere l’avvio di un programma di “tecnologie civiche”, ossia di sistemi organizzativi e tecnologici destinati a migliorare la vita pubblica, per aiutarci l’un l’altro, per rendere sicuri, vivibili, equi i luoghi dove viviamo (vedi il progetto ”Experimental modes: a civic engagement in civic technologies”, Ellen McCann, Chicago 2015, e The Emergence of Civic Tech: Investments in a Growing Field, Knigh Foundation 2013).

Il programma potrebbe essere articolato in tre momenti:

– revisione del sistema web di comunicazione metropolitano all’insegna dello slogan “prima i cittadini poi la tecnologia”. Il riferimento è la nuova generazione di web delle città statunitensi che supera il vecchio modello sovraccarico di informazioni settoriali e pensato per il PC, a favore di un modello pensato per i dispositivi mobili, organizzato per scopi, quindi destinato a stimolare la collaborazione fra unità diverse della pubblica amministrazione e l’interattività con i cittadini, specie nell’uso dei servizi pubblici. I riferimenti possono essere Boston e New York.

Sembra ingenuo iniziare una strategia innovativa partendo dalle pagine web, ma è probabilmente la via più agile di avviare una modifica virtuosa di una situazione pietrificata da decenni;

– avvio dell’ecosistema di piattaforme democratiche per lo sviluppo della città-metropoli che sostituisca gli assessorati. Si darebbe così finalmente esecuzione all’invito dell’UE di superare l’inefficiente segmentazione delle competenze, che tanto incide sui bassi livelli di produttività. Le piattaforme riguarderebbero: la connessione internazionale, per un’attiva presenza della metropoli nel Mediterraneo, l’incremento delle risorse umane, grazie alle sinergie fra istruzione, ricerca, industria e importazione di conoscenza, lo sviluppo delle tecnologie civiche, per una smart metropoli a misura d’uomo. Il modello organizzativo delle piattaforme potrebbe essere quello del Chicago Council of Global Affairs per coinvolgere nella riorganizzazione amministrativa un ampio spettro di portatori d’interesse;

– la riorganizzazione interattiva della pubblica amministrazione sarà la premessa per promuovere più adeguati programmi di sviluppo urbano collaborativi, come ad esempio il programma “la forma urbana: sintesi dei flussi di conoscenza, informazione ed energia” destinato al rinnovo delle infrastrutture e dei servizi metropolitani per alimentare la nuova industria urbana, abbassare il costo della vita, generare un sistema di quartieri autosufficienti.

 

Giuseppe Longhi



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