11 maggio 2016

SCALI FERROVIARI: “AS USUAL” O DELLA RINUNCIA ALL’INNOVAZIONE

Lo sviluppo urbano al tempo della


Il fallimento dell’accordo di programma tra Comune di Milano e RFI riguardo all’utilizzo delle aree ex ferroviarie sta generando un ripensamento del loro destino all’insegna di un gran ritorno al passato, con un omaggio a Olmsted e al suo Central Park accompagnato dalla storica esigenza di completamento della cintura ferroviaria, ma limitatamente al traffico viaggiatori, mentre lo smistamento delle merci non trova assolutamente udienza. Un gruppo di romantici spera nel recupero dei Navigli; mentre la metrica degli interventi si riconduce invariabilmente al parametro della densità. La morfologia degli interventi è dettata dallo zoning, che, secondo l’Assessore all’Urbanistica, è plasmabile e migliorabile all’infinito, a prescindere dagli effetti cumulativi che la somma dei progetti induce.

02longhi16FBÈ un mondo tranquillizzante quello che esce da queste proposte, fatto di continuità rispetto al passato e di evoluzione lenta, ben rappresentato dai candidati sindaci dei due maggiori raggruppamenti politici, che ignorano l’attuale realtà di innovazione dirompente, rappresentata da ondate di processi che creano nuovi sistemi di valori, destinati a superare rapidamente la situazione esistente. Una questione efficacemente illustrata in “Big bang disruption: l’era dell’innovazione devastante” (Umberto Bertelé, Egea edizioni, 2015).

Questa situazione è il segnale di una profonda e pericolosa dicotomia fra passività della governance e dinamicità della realtà. Per cui l’urgenza di individuare un’unica, pur brillante, soluzione progettuale (nella tradizionale logica del concorso di architettura) è subordinata all’urgenza di avviare una riflessione strutturante su un più adeguato sistema progettuale.

Il fine è inserire armonicamente il potenziale delle nuove tecnologie in un disegno di innovazione democratico. In sostanza, poiché le barriere all’innovazione urbana non sono solo tecniche o finanziarie, ma anche sociali e politiche, occorre fare un salto di qualità nell’organizzazione del progetto, creando una nuova infrastruttura civica “cerniera”, capace di interpretare i processi innovativi al di là dei vantaggi tecnici. Questa infrastruttura presuppone un sistema di governo locale nello stesso tempo aperto al coinvolgimento dei cittadini e disponibile a essere coinvolto dai cittadini, capace di sostenere la co-progettazione dei processi di innovazione grazie a relazioni ispirate a condivisione e collaborazione.

Il palinsesto di questa infrastruttura parte dalla consapevolezza che la metropoli milanese è, di fatto, il driver della crescita economica e dello sviluppo umano del Paese, ma nello stesso tempo è un sistema insostenibile e vulnerabile. Insostenibile perché caratterizzato da un consumo eccessivo dei servizi ecosistemici; vulnerabile perché soggetto al cambiamento climatico, alla scarsità di risorse e alla rapidità dei cambiamenti della sua popolazione.

La metropoli milanese dovrebbe aggiornare la sua organizzazione progettuale acquisendo consapevolezza del rapporto tra vulnerabilità e criteri di progettazione, dell’esigenza di ridurre le asimmetrie tra realtà economico-sociale e mondo finanziario, dell’esigenza di accrescere le capacità delle risorse umane.

Rapporto tra vulnerabilità e criteri di progettazione: è rilevante la relazione tra i fattori trasversali che contribuiscono alla crescita di eventi climatici/ambientali ‘dirompenti’ e l’urgenza del cambiamento delle regole fondamentali della pianificazione, della progettazione e della gestione. Gli eventi ‘dirompenti’ infatti rendono sempre più inefficaci e dannose le storiche strategie “business-as-usual“; l’incertezza è ormai il fattore fondamentale della progettazione urbana, da affrontare con modelli non lineari e caratterizzati da feedback.

La gestione della vulnerabilità impone l’aggiornamento del palinsesto progettuale, con la priorità a processi legati alla coesione e gestione della diversità, alla gestione metabolica delle risorse, all’autonomia energetica e alimentare, all’attrazione di attività e investimenti esteri.

Ridurre le asimmetrie tra realtà economico-sociale e mondo finanziario: il vincolo chiave per lo sviluppo delle infrastrutture non è la mancanza di fondi, ma il fatto che i progetti infrastrutturali devono essere a basso rischio per qualificarsi come “bancabili”. Ma le nuove infrastrutture sono una classe di attività altamente vulnerabili a causa dei rischi politico, normativo e di esecuzione. Pertanto l’investimento più importante che la governance metropolitana deve fare oggi è sviluppare, assieme al sistema finanziario, le capacità interdisciplinari e i relativi strumenti e metodi per mitigare i rischi legati alla realizzazione di nuove infrastrutture.

Accrescere le capacità delle risorse umane: dalla trattazione dei punti precedenti è evidente come ruolo fondamentale dell’organizzazione pubblica è accelerare lo sviluppo di capacità integrate e di collaborazioni multisettoriali, promuovendo ambienti di apprendimento paritetici tra esponenti della cultura, funzionari pubblici e società civile, che coinvolgano anche le reti internazionali. L’accumulo orizzontale di conoscenza tramite esperienze di apprendimento peer-to-peer tra una molteplicità di soggetti è uno dei fattori di successo più importanti per i progetti strategici e per le strategie politiche.

La crescita e il rafforzamento della capacità di leadership dei tecnici municipali è il motore, oltre che della crescita professionale, delle organizzazioni della società civile, per la realizzazione di una nuova generazione di infrastrutture il cui funzionamento va al di là del singolo progetto.

Permettendomi una citazione, Cedric Price negli anni ’60 con il progetto “Potteries thinkbelt” individuava in un originale infrastruttura ferroviaria, destinata a fornire aggiornamento culturale continuo, l’antidoto alla realtà delle aree industriali dismesse. Ancor oggi i nuovi processi metropolitani sono riconducibili all’accelerazione dei processi e delle infrastrutture destinate ad accrescere il sapere. Mi sembra che sia la ricetta ottima anche per la metropoli milanese e le sue aree ex-ferroviarie, a condizione che sappia rinnovare le proprie infrastrutture “cerniera”, costituite dalle risorse umane.

Giuseppe Longhi

 

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