17 novembre 2009

L’EXPO E LA SICUREZZA DEI CANTIERI


Prima di addentrarmi nella specifica problematica di una corretta gestione della sicurezza nei futuri ‘CANTIERI EXPO’ vorrei fare una breve premessa.

Il tema scelto per l’esposizione “NUTRIRE IL PAESE, ENERGIA PER LA VITA” è indubbiamente molto interessante, cruciale com’è per l’intero pianeta. Ma vorrei rammentare, visto che intendo affrontare il tema della sicurezza sul lavoro, che un’agricoltura sostenibile è tra l’altro quella che, oltre a dar da mangiare all’umanità, permette di evitare morti, infortuni sul lavoro e malattie professionali: troppi nel settore specifico, uno tra i più coinvolti (per non parlare dei danni alla salute degli operatori e di tutti i cittadini causati dall’inquinamento ‘chimico’: dove l’agricoltura produce persino danni  maggiori delle produzioni industriali).

Va per inciso ricordato quindi che in Agricoltura si muore per incidenti sul lavoro quasi più che nell’industria in genere e nel settore delle costruzioni in particolare. E che è spaventosa anche tra i lavoratori agricoli l’incidenza delle malattie professionali: le patologie da lavoro sono cresciute in un biennio dell’11%.

Pure mi pare che non esistano, per le Aziende agricole (pur soggette al Testo Unico D.Lgs. 81/08), un profluvio di leggi e norme neppure lontanamente paragonabile a quello dell’Industria manifatturiera o dei Cantieri edilizi. E al contempo sono generalizzati anche nel settore agricolo fenomeni di lavoro in nero, caporalato, sfruttamento degli extracomunitari… Al sud quanto al nord.

Sarebbe quindi opportuno e doveroso che gli enti promotori e il comitato scientifico s’impegnassero a far si che, quello della ‘sicurezza’ nelle produzioni agricole fosse uno degli argomenti trattati seriamente e prioritariamente in sede espositiva.

Ciò detto, mi parrebbe imprescindibile che tutti quanti siano a vario titolo coinvolti nel e dal progetto EXPO se impegnassero formalmente ed esplicitamente a promuovere una campagna di informazione e prevenzione con ogni mezzo possibile perché i cantieri dell’expo potessero vantare, alla fine dei lavori, nessun grave infortunio e, soprattutto, nessuna morte bianca. Sarebbe la diretta testimonianza presso tutto il mondo che ci guarda – e ci guarderà – della capacità del nostro paese (e di Milano e Lombardia tutta quando vuole) di affrontare civilmente problemi di così ingente attualità e pregnanza. Un’operazione di sensibilizzazione che non si fermi quindi solo agli operatori del settore e agli enti preposti: ma coinvolga l’intera cittadinanza rendendola, infine, profondamente consapevole.

La sicurezza è, o dovrebbe essere, un fatto di maturità culturale dell’intero paese: non solo dei tecnici!

Non passa giorno che non si abbia notizia di qualche grave incidente sul lavoro: spesso mortale.

Pure, a ben guardare i dati statistici (anche e soprattutto in Lombardia: e in provincia di Milano in particolare) ci si rende subito conto che non solo tali ‘morti accidentali’, ma i gravi infortuni sul lavoro, sono ben più frequenti degli atti di violenza (omicidi, stupri, rapine… ) che si riscontrano sui medesimi territori.

Certo, non è che non si cerchi di intervenire.

D’altra parte, in particolare a Milano, per l’EXPO si ha l’impressione che, nonostante le nuove leggi in proposito, si stia verificando un’emergenza nell’emergenza generale.

Sono appena incominciate le operazioni per l’EXPO del 2015 e già – del tutto correttamente – ci si allarma per le possibili infiltrazioni mafiose in fase di aggiudicazione degli appalti. Già in passato (Mondiali di calcio, Nuova Fiera di Milano a Rho/Pero…) abbiamo in forma maggiore o minore dovuto assistitere a tali ingerenze. E ai conseguenti guasti.

Né si cerca con la necessaria consapevolezza di eliminare almeno alcune delle cause, il terreno di cultura che permette e agevola il fenomeno.

A titolo di esempio: l’impressione è che (vero che manca ancora una discreta quantità di tempo per la concreta realizzazione) le varie ‘burocrazie’ e la politica se la stia prendendo comoda. Ma mentre un Convegno, persino una Mostra, si possono anche mettere insieme con una certa rapidità ed efficacia, diverso è il discorso che concerne i Cantieri propriamente detti.

Infatti, siccome a un certo punto le scadenze finiranno per diventare impellenti e ineludibili, le conseguenze nei ritardi si rifletteranno sulla durata dei tempi di progettazione, sull’accuratezza delle procedure d’Appalto. In fase di progetto i Professionisti incaricati (e i Coordinatori per la sicurezza in fase di progetto previsti per legge) non avranno il tempo materiale per verificare l’attendibilità delle procedure adottabili per produrre i manufatti in sicurezza. Infine Direttori lavori e Coordinatori in fase di realizzazione (pressate come saranno le imprese vincitrici degli appalti da scadenze e penali) avranno vita dura nel cercare di far applicare correttamente quelle norme in grado da limitare l’incidentalità: ovvero gli infortuni nei loro cantieri.

Questa situazione di emergenza CHE TENDE A MANIFESTARSI PER L’EXPO non deve farci dimenticare l’inadeguatezza che comunque si riscontra nel nostro paese per tutto il comparto edilizio. Certo, in primis, sul versante delle Imprese Edili (le imprese edili in Italia sono più di seicentomila: fin qui nulla di grave. Resta però il fatto che, come notano Gloria Domenighini e De Albertis di Assimpredil-Ance: «L’unica informazione disponibile al mercato è il certificato antimafia. Ma serve a poco» e « Oggi in Italia, per accedere  al settore delle costruzioni, basta iscriversi alla Camera di Commercio. Non deve essere dimostrata nè accertata alcuna competenza personale: tanto meno in merito a sicurezza e salute delle maestranze impiegate… »). Ma che dire dei Professionisti. Siano essi Ingegneri, Architetti, Geometri, Progettisti e/o Direttori dei Lavori. Quanto è inerente la ‘sicurezza e salute’ (e, più in generale, la gestione dei cantieri in tutti i loro aspetti) non è perlopiù materia che venga insegnata a pieno titolo, con un minimo di approfondimento, non esiste nei piani di studio. Se ne accenna, qua e là, in qualche corso: senza un preciso costrutto. E gli Ordini professionali che hanno da dire? Nulla.

Non lo si dice così, tanto per dire: questo è un vero e proprio appello ad adeguarsi rapidamente!

Pietro Salmoiraghi



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