11 novembre 2015

IL DOMANI DI MILANO UNA FACILE PROFEZIA MILANESE


Non mi sembra proprio che lo scenario che offre Milano in vista delle elezioni comunali sia particolarmente fluido e aperto a possibili imprevisti come ha argomentato Luca Beltrami Gadola nel suo editoriale della scorsa settimana. La rinuncia di Pisapia a ricandidarsi mi aveva dato qualche speranza che si potesse riavviare un dibattito sulle sorti della città, oltre ad avermi tolto dall’imbarazzo di doverlo rivotare.

06battisti39FBDopo aver firmato quella sobria cartolina color avana con cui in molti avevamo sostenuto la sua candidatura, le delusioni sono state veramente troppe. Prima di tutto aver smantellato appena eletto i dodici tavoli dell’Officina per la città, buttando alle ortiche l’impegno di molti di noi, diffuso e cresciuto dal basso, con cui avevamo contribuito alla stesura del suo programma elettorale. Tavoli che, se tenuti in vita, avrebbero potuto essere un valido e propositivo strumento di autonomia rispetto ai partiti. Poi aver acconsentito, appena eletto, di accompagnare Formigoni a Parigi per assicurare il BIE che avrebbe accettato l’Expo dei padiglioni, contraddicendo il decimo punto del suo programma elettorale dedicato al progetto Expo diffusa e sostenibile. Infine l’evidente incapacità di onorare l’impegno all’ascolto, alla partecipazione e condivisione sociale delle decisioni che era stato il punto più qualificante del suo programma elettorale.

Alcuni diranno che, come sindaco, ha fatto molte altre cose importanti e questo è vero. Ma, io domando, la continuità che oggi si invoca rispetto a cosa la si invoca e con chi si pensa di poterla portare avanti visto che tra i suoi assessori non è in grado di indicarci un erede? E come mai Ada Lucia De Cesaris dopo averlo sostituito e aver studiato da sindaco per due anni, affrontando le questioni più spinose mettendoci la faccia ha deciso di mollare e Pisapia l’ha lasciata andare? Sarà anche ruvida ma ha carattere e, come diceva Pertini, chi ha carattere ha cattivo carattere.

E ora sembra che non ci sia alternativa a Giuseppe Sala perché tutti gli riconoscono di aver fatto il miracolo di Expo e per merito suo Milano sarebbe diventata la capitale del pianeta. Una capitale, capoluogo della Regione nella quale, però, dal 2007 la povertà è aumentata del 9% mentre nel resto del Paese, è diminuita del 7%. Notizia poco riportata dalla stampa mentre i cronisti continuano a decantare le qualità manageriali, culturali e umane di Sala che il “popolo del decumano” voterebbe senza esitazione, oltre a essere stato pubblicamente accreditato da Piero Bassetti che, in nome dell’alta borghesia milanese, aveva già sdoganato Pisapia.

Sala nel frattempo dichiara di non voler fare il prezioso ma certamente non accetterà di partecipare alle primarie della coalizione e credo che si candiderà con una propria lista civica, lui sì, drenando voti dal centrodestra come dal centrosinistra. Il tanto decantato successo di Expo serve quindi a imporci Sala Sindaco e la visita di Renzi di ieri è servita anche a questo oltre che a ordinarci cosa dobbiamo fare delle aree di Expo, invece di essere noi a comunicargli cosa intendiamo fare dei nostri territori.

Ha detto che il governo realizzerà un polo di ricerca dedicato a cibo, medicina, robotica e materiali intelligenti; che la guida dell’iniziativa sarà affidata all’Istituto italiano di tecnologia di Genova in collaborazione con l’Institute for international interchange di Torino, e la Edmund Mach Foundation di Trento. Con buona pace del Rettore dell’Università Statale e delle altre istituzioni scientifiche milanesi che, per quanto si programmi di consultarle, non sembra possano avere una gran voce in capitolo.

Il polo occuperà un’area di soli 70 mila metri quadrati su un totale di un milione e 100 mila lasciando ampio spazio ai progetti immobiliari che verranno sviluppati da Arexpo Spa, società nella quale il governo ha annunciato di voler entrare senza averlo fatto ancora formalmente. Un programma molto realistico che impegna il governo per 150 milioni e che si propone di ricavare le risorse necessarie dalla valorizzazione (vendita) delle aree affidandole a Cassa Depositi e Prestiti e all’Agenzia del Demanio.

Mi sembra che le tessere del mosaico vadano tutte a disporsi per indurre Sala a decidere di candidarsi e la sua nomina nel CDA di Cassa depositi e prestiti sembra proprio fatta per incominciare a fargli assaporare quei poteri speciali che come sindaco non soltanto di Milano ma anche della Città metropolitana gli sarebbero assegnati per portare avanti, con la stessa efficienza manageriale il recupero delle aree di Expo. In questo caso l’annunciata fusione di Expo con Arexpo servirà a confondere le carte e rinviare quanto più possibile la pubblicazione del bilancio consuntivo di Expo, che Sala ha già annunciato non potrà essere disponibile che tra sei mesi e, con le proroghe di rito, non prima di fine giugno. Ossia dopo le elezioni comunali.

In questa situazione l’unica possibilità che lo scenario si metta in movimento e si riesca a deviare questa traiettoria dipenderà soprattutto da una decisione negativa di Sala nel caso non consideri conveniente, per le sue prospettive di carriera, fare il Sindaco di Milano che, come è noto, risulta un lavoro molto usurante. Il problema è che per decidere ha dichiarato di volerci lavorare per qualche settimana. Il che purtroppo diventa usurante per tutti noi. Certo che se rinunciasse i giochi si riaprirebbero, nuove candidature si affaccerebbero sulla scena, si potrebbe discutere di programmi e le primarie servirebbero a fare una scelta partecipata e condivisa con meno possibilità per Renzi di imporre un suo candidato.

Solo a queste condizioni il Movimento 5 stelle sarebbe in grado di sparigliare svolgendo il ruolo che Beltrami Gadola gli attribuisce, e il fatto che si affidi a forme di organizzazione meno aleatoria annuncia forse l’avvio di un processo di assunzione di responsabilità che proprio a Milano potrebbe avere la sua conferma. Se questa è la situazione credo che sia necessario mobilitarsi e non stare ad aspettare i comodi di Sala. Le primarie, ma ancor più l’elezione di un sindaco si basa sulla costruzione di un rapporto fiduciario, prima ancora che politico, tra elettori e candidati ed è necessario che ci si organizzi per fare uscire allo scoperto tutti i possibili candidati e a cominciare finalmente a discutere e confrontarci sulle sorti della nuova Milano città metropolitana.

 

Emilio Battisti

 



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali




Ultimi commenti