4 novembre 2015

COSA C’È DIETRO L’ANGOLO? IL MOVIMENTO 5 STELLE


Prima di lunedì della settimana scorsa il dibattito sul futuro sindaco cittadino si sviluppava in una curiosa altalena: Sala sì, Sala no. Oppure: Pisapia ci ripensa o non ci ripensa. Intanto i candidati già usciti allo scoperto si vedevano tagliare l’erba sotto i piedi e perdevano di visibilità. Il Pd continuava ad affermare di volere le primarie ma l’opzione Sala, fortemente voluta da Renzi, comporterebbe che Sala stesso accetti di confrontarsi alle primarie senza avere la garanzia del successo, garanzia che se fosse possibile dare renderebbe le primarie una mera formalità.

01editoriale38FBMa non del tutto. Le primarie con più candidati – ammesso che nelle condizioni cui accennavo vogliano restare in pista – danno comunque il termometro del consenso o meglio del dissenso e questo potrebbe contare molto al momento del voto effettivo: un candidato che vinca le primarie con una maggioranza risicata rischia di far aumentare le astensioni nell’area del partito che lo ha candidato. Questa è una delle ragioni che rendono la situazione milanese particolarmente fluida e che spingono ad uscite in qualche caso assolutamente estemporanee e a dichiarare che non importa il programma, la sola cosa che conti è il candidato. Viralità delle strategie di “un uomo solo al comando”.

Ma da lunedì scorso le cose son cambiate con la pubblicazione di un sondaggio di Nando Pagnoncelli sul Corriere della sera che ha costretto gli strateghi dei partiti a fare i conti con il Movimento 5 stelle, accreditato di un 23% e quindi come a Roma il secondo partito a poca distanza dal Pd e forse anche qui destinato a essere l’antagonista al ballottaggio.

Credo che il sondaggio di Pagnoncelli sia una cosa seria e neutrale, comunque mi sarebbe piaciuto conoscere le domande per poterlo valutare sino in fondo. Ma non è solo il dato M5s da osservare attentamente ma anche la tabella che riguarda la graduatoria di gradimento come sindaco per alcuni personaggi milanesi e dove vediamo al secondo posto Stefano Boeri, l’assessore dimissionato dal sindaco Pisapia. Come ho detto, non conoscendo la struttura del questionario, appare difficile spiegare il significato delle altre tabelle, soprattutto perché la classifica di gradimento per un candidato sindaco tra quelli oggi più o meno in lizza ovviamente non comprende chi ancora non è sceso in campo e d’altra parte c’è chi forse si tira indietro in cambio di un buen retiro.

Ma tornando al Movimento 5 stelle. La vera domanda è: dove dreneranno i voti e se godranno effettivamente del traino nazionale visto che sino a oggi la loro presenza in Comune, il solo Mattia Calise, non ha avuto modo di occupare in maniera consistente la scena politica: Milano non è Roma. Milano non è Roma, soprattutto perché la maggioranza uscente dal punto di vista della correttezza personale degli eletti e dal punto di vista della correttezza amministrativa non ha offerto occasioni clamorose di mala gestio che sono il terreno preferito del Movimento 5 stelle per i suoi attacchi: dunque un terreno poco fertile.

Penso che raccoglieranno voti sia a destra che a sinistra. A destra voteranno per loro tutti i delusi da Forza Italia (Pdl) e Lega che vogliono punire lo spappolamento ideologico del centro destra ma soprattutto sono uno scombinato rassemblement che non riesce a contrastare la “casta” che questi elettori identificano soprattutto nel Pd.

Per il versante di sinistra il discorso è più complicato e variegato. Certo pure in questo caso l’insofferenza verso la casta gioca pesantemente ma con un connotato in parte diverso: si rimprovera al Pd e a Renzi di aver rottamato con troppa irruenza i leader over 50, cancellando storia e competenza, e di aver instaurato un sistema (regime?) basato sulla cooptazione scarsamente rispettoso della democrazia diretta che è invece patrimonio di M5s.

Gli M5s lunedì 2 novembre hanno presentato i candidati tra i quali gli iscritti dovranno scegliere chi lanciare come nuovo sindaco a Milano. Domenica prossima, 8 novembre, ci saranno le loro primarie e a breve faranno partire dei “tavoli” tematici per la messa a punto del loro programma: questo dovrebbe essere il loro vero punto di forza visto che nessuno dei candidati interni ha una notorietà personale tale da poter giocare su questo tasto per trascinare l’intero Movimento. Curioso che prima si scelga il candidato sindaco e poi si faccia un programma.

Anche a sinistra il balletto tra programmi, sindaco e “Carta dei valori” ha qualcosa di surreale a dimostrazione delle vaghezze della politica e il disperato desiderio di trovare linguaggi e strumenti nuovi per ricondurre il gregge alle urne: risultato a oggi deludente.

In tutti i casi ormai siamo partiti per una lunga vigilia elettorale, lunga coma mai prima d’ora, e per questo carica di incertezze per tutti. Per il centro sinistra vale quello che recentemente ha ribadito Daniela Benelli: nessuno s’illuda di aver già vinto.

Luca Beltrami Gadola



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