9 novembre 2009

PGT, PIANO CASA, COMMISSIONE PAESAGGIO: SEPARATI IN CASA


Alcuni fatti. Primo fatto. Il 4 novembre scorso si è tenuta la prima riunione della novella Commissione per il Paesaggio, che ha mandato in pensione la precedente Commissione Edilizia.

Nominata dal Sindaco Letizia Moratti a fine ottobre, la commissione è composta da 11 membri (anche la Moratti ora ha la sua squadra “vincente”, come il cognato) e presieduta da Pierluigi Nicolin, già consulente del Comune.

Nata con l’obbiettivo di “verificare il raggiungimento degli obiettivi di qualità ambientale fissati dal Comune”, la commissione dovrà “valutare e guidare tutti i grandi processi di trasformazione della città, promuovendo uno sviluppo sostenibile. Per passare dall’ecologia del no all’ecologia del come”. Masseroli dixit.

Questi 11 professionisti (sicuramente “soggetti con particolare e qualificata esperienza nella tutela paesaggistico – ambientale”, come da art. 81 della legge regionale) avranno l’onere e l’onore di operare nel quadro del nuovo Piano di Governo del Territorio, “un Piano a consumo zero di suolo libero. Un Piano redatto a partire dalla conservazione della risorsa più ricca della città: il territorio. Un Piano garante della inviolabilità di tutte le risorse ambientali, Parco Sud in primis”. Masseroli redixit.

Il secondo fatto. Il 21 ottobre scorso Letizia Moratti ha parlato al Consiglio Comunale per fare il punto dopo tre anni di amministrazione. Quattordici cartelle dense di contenuti e buone intenzioni, condite da un pizzico di retorica. Ci mancherebbe. Peccato che del PGT nella relazione vi sia solo un breve cenno, giusto a pagina 13. Poche righe. Nessun dato. Nessuna cifra. Di edilizia sociale, di piano casa, nemmeno l’ombra. In compenso la parola Expo compare 13 volte. Per fortuna non si parla più neanche della Milano da due milioni di abitanti.

Ci permettiamo qualche considerazione. L’assessore Masseroli ci dice che il PGT di Milano è un piano a consumo zero di suolo. Il Piano Casa, così come applicato dalla legge regionale 13/2009, prevede aumenti volumetrici fino al 35% in caso di demolizione e ricostruzione (se si costruisce con tecniche di risparmio energetico, ma senza obbligo di certificato, e se si piantano un po’ di alberelli!). Gli aumenti saranno minori in caso di ampliamenti dell’esistente. Ora se non si deve consumare nuovo suolo, quest’aumento di volume avverrà tutto in altezza. Giusto? Però la legge regionale dice che l’altezza non potrà essere superiore al massimo tra il valore esistente e quello ammesso dallo strumento urbanistico e allo stesso tempo consente un superamento delle altezze massime di non più di 4 metri. Comunque la vogliamo interpretare, più di tanto in altezza non si può crescere. In teoria. Forse. E quindi?

Piano casa o gran casino? Il dubbio è lecito. Ma sarà compito della Commissione per il Paesaggio rispondere a questo rovello.

Cosi come sarà compito della Commissione vigilare sulle significative trasformazioni che interverranno sull’immagine di Milano a seguito delle nuove edificazioni (perché demolire e ricostruire questo significa). E non è dato di sapere se gli 11 (che pare non avranno neppure il gettone di presenza) adotteranno criteri estetici (e quali?) nella loro attività o baderanno solo al rispetto della normativa (e quale?). E questi 11 avranno delle “riserve”? Perché se ogni pratica (DIA o concessione edilizia) di ampliamento dovesse venire esaminata e valutata approfonditamente dal punto di vista estetico e paesaggistico oltre che da quello normativo, 11 professionisti, per quanto valenti e capaci, difficilmente potranno svolgere una simile mole di lavoro in tempi compatibili con le esigenze di chi costruisce.

Insomma ci troviamo di fronte ad un ritorno (e perché no? Male non farebbe) di una sorta di Commissione d’Ornato o è solo il nuovo nome della Commissione Edilizia, che burocraticamente vigilerà sulle sorti del capoluogo lombardo?

 

Piero Cafiero



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