9 novembre 2009

IDENTIKIT DI UN CANDIDATO ALLA REGIONE


Chiusosi il capitolo primarie, insediato il nuovo segretario lombardo forte di un consenso che mai nessun segretario regionale ha avuto nella storia della politica lombarda, adesso il Pd deve occuparsi delle elezioni, con un ritardo notevole nella scelta del candidato e delle alleanze.

Per ragionare del candidato occorre capire che compito ha di fronte.

Alle elezioni del 2000 Martinazzoli prese il 31,5%i partiti il 28,41 dei voti, Formigoni il 62,37% i partiti il 65,74%, i radicali (candidato e partito) il 3,3%, Nerio Nesi il 2%. L’affluenza alle urne fu del 75,79%. In valori assoluti 3.355.803 voti per Formigoni Martinazzoli 1.692.474, radicali 178.406. La differenza è un abisso. Peggiore se possibile delle elezioni con candidato l’impareggiabile Masi, quando Lega e Formigoni presentatisi distinti presero meno voti che 5 anni dopo (da notare che anche nel 2000 i radicali stazionavano attorno al 3%. La percentuale dei votanti allora fu dell’84%.

Nel 2005 la situazione migliora Formigoni 2842374 (53,9) 2278468 Sarfatti (43,2).Liste provinciali Formigoni 2462480 (55,4%) Sarfatti 1844978 (42%).

Senza scendere nel dettaglio possiamo dire:

  1. che il candidato unitario del centro sinistra attira più voti,
  2. che Formigoni è meno popolare della sua coalizione.
  3. che gli elettori sono in costante calo
  4. A ciò va aggiunto che In regione Lombardia i voti al solo presidente sono stati il 17,2 la percentuale in assoluto più alta d’Italia

Ne consegue che la scelta del candidato è l’unica, vaga, possibilità di mettere in difficoltà Formigoni.

Premesso che l’identikit del candidato così come quella della campagna è strettamente relazionata con questa legge elettorale, che caratteristiche deve avere il candidato’:

  1. Capacità di aggregare il fronte più vasto. Alcuni pezzi della vecchia coalizione di Sarfatti se ne sono andati (Pensionati), altri che non si erano presentati stanno già raccogliendo le firme (radicali), altri ancora sono in una posizione di stallo (socialisti bresciani, Bonfanti etc). La logica del maggioritario a un turno IMPONE di non tralasciare nulla per riaggregare tutti questi segmenti e se possibile di andare oltre sia a sinistra che a destra. Ne consegue che il candidato deve essere il più possibile autorevole e il meno condizionato dall’eventuale partito di appartenenza. Non si tratta di discettare se si ripropone l’Unione, L’Ulivo o quant’altro si tratta di sapere che senza alleanze si è già perso. Tenere insieme estremi tra loro distanti non è però possibile con programmi o accordi è possibile solo attorno ad un candidato/garante. Ovvero bisogna sperare che Formigoni cambi gentilmente la legge elettorale rafforzando il maggioritario
  2. Capacità di dare garanzie valide alle liste provinciali e minori. A pochi piace partecipare decubertianamente. L’attuale legge elettorale fissa limiti per l’ingresso in consiglio regionale alle liste provinciali, è uno sbarramento modesto ma pur sempre uno sbarramento. Il candidato dovrebbe fare in modo che questo sbarramento fosse superabile dagli alleati se vuole che si mobilitino sul serio. In questo senso spesso si usa la “lista del presidente” che da risultati a volte brillanti a volte pessimi
  3. Capacità di attrarre voti dalla parte avversa. Qui le cose si complicano. In genere si pensa che per attrarre il voto degli avversari bisogna spostarsi al centro. Io non credo, in genere tra l’originale e la copia si preferisce l’originale. Al contrario un candidato forte ben profilato può spostare qualcosa. Il primo criterio per capire quale profilo è vedere il competitore quindi scherzando si potrebbe dire: se Formigoni è maschio, single, cattolico, di vasta esperienza, moderato, non più giovanissimo, professionista della politica; il candidato del centrosinistra potrebbe essere femmina (tra l’altro il cs non ha mai avuto leader in Lombardia mentre Moratti, Colli, Gelmini caratterizzano in modo femminile il centrodestra), con famiglia (almeno prole), laico, di esperienza ma in settori diversi, più radicale, più giovane, non professionista della politica. Ripeto scherzando.
  4. Capacità di presentare una squadra. Mentre Formigoni si sa in partenza che non è leader autonomo, (Bossi-Berlusconi hanno ridicolizzato i suoi per taluni versi patetici tentativi di creare una lista del presidente ovvero di andare a Roma) il candidato del centro sinistra dovrebbe presentare un abbozzo di squadra svincolata dai limiti di coalizione in cui opera.
  5. Capacità di inserire nelle liste figure di spicco. Considerato che Formigoni dovrà usare il cancelli per il listino, il cs dovrebbe usarlo in senso completamente diverso. Mentre infatti nelle liste provinciali è indispensabile avere candidati legati al territorio nel listino ci si dovrebbe sbizzarrire.
  6. Capacità di scegliere il terreno del confronto. E’ forse la questione centrale. Occorre una Unique selling proposition che certo non è una novità nelle campagne elettorali dai tempi di Eisenhower ma che in Lombardia manca da tempo. Il centro sinistra è stato spesso cacofonico. In genere la strategia di Formigoni, ma fu così anche per Albertini e Podestà è di non riconoscere lo sfidante come credibile; i leader del centro destra corrono in solitario, per lo sfidante questo è un handicap. Spesso il centro destra fa anche una campagna di schieramento nazionale (i famosi manifesti con faccia di Berlusconi anche se si vota a Canicattì) anche questo spesso per il cs è un handicap, ma non necessariamente, dipende dalla campagna che si fa.
  7. Capacità di fare un fund raising significativo. Senza quattrini è inutile partire. La campagna elettorale costa, avere certezza del budget in partenza è indispensabile, tanto più che le liste godono del rimborso elettorale, ma non la lista del presidente.
  8. Capacità di dare garanzie sul dopo. Per intenderci evitare la fuga alla Ferrante/Fumagalli garantire una presenza alla Sarfatti. Non condivido l’idea che il candidato che perde ha chiuso. Mitterand si candidò varie volte prima di essere eletto, lo stesso dicasi di Lula o di Chirac o del sindaco di Barcellona. Al contrario capitalizzare una buona campagna elettorale per le elezioni successive può essere un atout.
  9. Capacità di selezionare e di rivolgersi ai target sociali e professionali con un programma di dettaglio. Spesso si dice che è meglio avere un programma stringato che un librone, con il risultato di proporre ovvietà generiche. Formigoni e i suoi avranno molti difetti ma governano da anni e conoscono ogni minimo dettaglio delle politiche regionali occorre che lo sfidante dia la sensazione di essere adeguatamente all’altezza
  10. Capacità di fantasia. Il voto non è quasi mai il risultato di un percorso razionale, l’immaginario pesa spesso più del reale, occorre avere un “i have a dream”. Quindi all’autorevolezza occorre combinare la creatività.
  11. Notorietà. L’indice di notorietà non è rilevante ai fini della campagna elettorale. Penati era uno sconosciuto quando batte la Colli, Albertini o Vendola pure. Diciamo che l’indice di notorietà è rilevante solo se abbinato a un’alta valutazione delle qualità professionali o del passato del candidato, ma la politica è piena di star sonoramente trombate e di sconosciuti eletti.
  12. Radicamento sul territorio. Può essere importante avere un bacino forte su cui contare ma un eccesso di localismo pesa negativamente. Certamente il candidato non può e non deve essere paracadutato. Periodicamente si sente parlare di leader nazionali candidati a presidente, questo è un handicap se la dimensione nazionale è solo politica.

Dove cercare i voti? Nel 1970 votava in Lombardia il 95% degli elettori, nel 1985 il 92% (a propositi quello che oggi si chiama centrosinistra era allora riparametrato ampiamente maggioritario), nel 95 l’84%, nel 2005 il 72,87% con circa 300000 schede non valide di cui 80000 bianche. Non ci vuole molta fantasia per capire che il bacino da raggiungere è quello dell’astensione. Volendo essere scientifici i flussi elettorali dimostrano che c’è una permeabilità profonda tra elettorato di cs e astensione.

Come cercare i voti? Personalizzando la campagna. La differenza tra berlusconiani e antiberlusconiani è netta e sedimentata da tempo, continuare su un discorso di schieramente significa scegliere l’immobilismo. Il centro sinistra da troppo tempo non ha leader forti sul territorio, la campagna elettorale può crearlo il leader. I simboli dei partiti/liste devono seguire non precedere il candidato. Lo stesso deve avvenire nei collegi provinciali, bisogna mettere in lista quanti più candidati competitivi possibile, meglio una durissima lotta sulle preferenze con candidati scatenati alla ricerca del voto personale che un semplice richiamo agli schieramenti.

Da un po’ di tempo mi sento spesso chiedere: quante preferenze ci vogliono per essere eletti in regione? Proviamo a ragionare.

PD il Pd ha preso alle ultime elezioni provinciali 355000 voti a Milano e provincia con una percentuale di elettori del 69%. Alle primarie nello stesso territorio hanno votato circa 134000 elettori. Il totale dei voti di preferenza presi dai candidati alle regionali l’ultima volta lista uniti nell’ulivo, è stato di 91000 e i voti presi dal Pd a Milano e provincia erano 375000.

IL primo degli eletti ha preso più di 13000 voti, l’ultimo 8193. 10 candidati hanno preso meno di 750 voti di cui l’ultimo ha preso 86 voti (a proposito forse selezionare candidati che abbiano almeno i voti della famiglia allargata sarebbe un bene), 2 candidati hanno superato i 7000 voti.

 

Se pigliamo come base della simulazione i voti elettorali, non dovrebbe cambiare molto rispetto alle ultime elezioni se prendiamo come base i voti delle primarie presumibilmente il numero delle preferenze aumenterà, fissando la soglia d’ingresso attorno agli 11000 voti. Ma ovviamente questo dipende dal tipo di candidati, il migliore del Pd aveva un rapporto voti/preferenze di 1 a 30, il migliore dei verdi di 1/5, il migliore dei comunisti italiani 1/9 il migliore di rifondazione. Si tratta di capire quanti di questi voti sono “dote personale”, dote che nei partiti più piccoli è sempre più alta che nei partiti personali, sia in valori relativi che assoluti. I 10663 voti del verde primo eletto lo situano automaticamente tra i primi eletti anche del pd se sono personali (ed io credo che lo siano), ma anche i voti del socialista oltre 7000 sono percentualmente ai voti presi in elezioni di altro tipo moltissimi

Ergo Considerato che la preferenza è unica, a che gli eletti a legge elettorale invariata, presumibilmente saranno gli stessi, se s’inseriranno nella lista Pd candidati forti, la concorrenza sarà spietata.)

Quando cercare voti? Da oggi. Il tempo è un fattore non recuperabile. Formigoni è sempre in campagna elettorale, ma in vista del voto accelera. Per il centro sinistra ogni minuto perso è un’occasione sprecata.

Walter Marossi

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



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