2 novembre 2009

LA RISPOSTA GIUSTA: ISOLARE!


A scuola l’insegnante fa le domande e gli studenti devono dare le risposte. Se sono giuste tutto va a gonfie vele, ma se l’alunno non sa rispondere vuol dire che non è preparato a dovere e quindi non merita la sufficienza. È un meccanismo consolidato, un po’ vecchiotto e a volte un po’ rigido (se uno si emoziona non risponde, ma magari la risposta la sapeva…) ma che funziona sempre: non solo nella scuola, ma anche, è chiaro, nel senso comune.

Questa volta, non c’è niente da dire, gli studenti hanno dato la risposta giusta e meritano di essere promossi a pieni voti. Ma chi sono questi studenti così pronti e volonterosi? Sono i cittadini stranieri che risiedono a Milano e che in grandissimo numero si sono iscritti e stanno frequentando corsi per imparare la lingua italiana. Sono coloro che fanno i lavori più faticosi, che hanno gli orari di lavoro più lunghi (di solito fuori da ogni norma di tutela), che molto spesso non sono in regola con i permessi perché la legge e la burocrazia italiana, volutamente lenta e inefficiente, non permettono loro di regolarizzarsi in tempi decenti. Al bisogno di integrazione civile e culturale hanno risposto in ben 12.000, uomini, donne di tutte le età, provenienti da ogni Paese, dedicando allo studio ore di riposo e ore serali, spesso coinvolgendo altri membri della famiglia, anche i più piccoli: quante mamme siedono sui banchi con i lattanti in braccio! Collaborano a questo impegno alcune strutture pubbliche e un esercito di volontari, attivi da tempo nelle parrocchie e nelle associazioni di vario tipo, ma anche organizzati in piccoli gruppi e pronti a svolgere le lezioni in appartamenti privati, in spazi limitati. Anche questa è una bella risposta, soprattutto se è data in una città come Milano, dove i comportamenti xenofobi, anche esplicitamente violenti, sono all’ordine del giorno e dove lo sfruttamento della manodopera clandestina raggiunge livelli intollerabili.

La risposta degli immigrati (e dei volontari) è esemplare. Ma chi ha posto la domanda? Forse la pubblica amministrazione o il mondo politico? Certo, non mancano assessori, sindaci, uomini di governo che chiedono a ogni piè sospinto di verificare le competenze linguistiche e culturali degli immigrati e addirittura qualche pubblico ufficiale della nostra regione ha ritenuto suo diritto negare la celebrazione di un matrimonio a chi non sa parlare e scrivere bene l’italiano o non conosce la storia locale. Forse costoro hanno il merito di aver posto la domanda giusta? No di certo, perché costoro esprimono una serie di richieste senza fornire gli strumenti adeguati, ma con un unico obiettivo: isolare, allontanare, escludere, sempre e solamente escludere. Essi sono coloro che vogliono tenere gli stranieri, ragazzi e adulti, lontano dalla scuola; se proprio devono essere ammessi vadano in classi ghetto, se poi sono figli di clandestini siano denunciati e appena hanno concluso l’obbligo siano allontanati, cacciati, privati del diritto fondamentale all’istruzione e alla formazione al lavoro. Coloro che la pensano in questo modo hanno un concetto di scuola, storia, tradizione arido e improduttivo, un vecchiume che difendono con una logica da Fort Apache: una logica sicuramente perdente, che allontana sempre più l’Italia da un contesto di modernità aperto e dinamico.

Nulla a che vedere, dunque, con l’esigenza di apertura e d’inclusione che viene dalle 12.000 iscrizioni ai corsi di lingua e di cultura italiana: anzi le richieste dei ferrei custodi dell’ “identità italiana” sono proprio in antitesi ad essa.

Invece la domanda giusta che dobbiamo porci è questa: perché mai gli esseri umani dovrebbero essere discriminati sulla base del loro luogo di origine e di provenienza?

Chi non sa dare a questa domanda una risposta corretta è, senza attenuanti, bocciato in civiltà.

Vincenzo Viola                                    



Condividi

Iscriviti alla newsletter!

Per ricevere in anteprima sulla tua e-mail gli articoli di ArcipelagoMilano





Confermo di aver letto la Privacy Policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. Tutti i campi sono obbligatori.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.



Ultimi commenti