19 maggio 2015

LA PIETÀ E I BBPR: SALVARE UNA MEMORIA


Concordo pienamente con lo scritto di Antonio Piva sull’ultimo numero di ArcipelagoMilano a proposito del nuovo Museo Pietà Rondanini Michelangelo, in cui sottolinea il cattivo effetto della luce artificiale che appiattisce il modellato e i tratti del capolavoro michelagiolesco. Nel nuovo allestimento sono perduti senza rimedio i tagli di luce, variabili nella giornata, capaci di mettere in valore ogni rilievo e ogni piega della scultura, perduto anche il senso di mistero che contornava la Pietà valorizzandone il significato profondo.

03rossari19FBAggiungo che è piuttosto sgradevole, per non dire brutto, il sostegno tecnologico che fa rimpiangere la stele funeraria romana su cui i BBPR e Costantino Baroni avevano posto la statua, stele ora confinata negli spazi laterali del nuovo museo insieme alla base lignea rotante utilizzata dai BBPR per le prove di allestimento.

L’ipotesi di un ritorno della Pietà – avanzata e motivata dall’architetto Francesco Scoppola direttore generale del Ministero dei Beni Culturali – nella sala degli Scarlioni, il suo sito primitivo, è assolutamente auspicabile nell’ottica di una salvaguardia e restauro dell’allestimento dei BBPR e sollecita alcune osservazioni.

1. Deve essere tutelata la “reversibilità”, di cui aveva parlato l’allora soprintendente Alberto Artioli nel momento in cui si dichiarava favorevole allo spostamento. Vanno quindi evitate ulteriori modifiche della sala degli Scarlioni che renderebbero del tutto impraticabile un ripristino della sistemazione dei BBPR. A questo proposito è necessario fermare il progetto di Vittorio Gregotti, che, nonostante avesse dichiarato di voler fare un restauro, altera invece profondamente l’organizzazione della sala spostando l‘Arca del vescovo Battista Bagarotti al posto della Pietà, riducendo notevolmente l’altezza della nicchia ed eliminando la contronicchia in legno di ulivo, infine, spostando il Busto della Mora dopo l’arca Bagarotti (Sala degli Scarlioni. L’ipotesi di riallestimento di Vittorio Gregotti, «do.co.mo.mo italia giornale», n. 33/2013, p. 2).

Gregotti inoltre candidamente ci rivela che è possibile inserire un ascensore nella muratura tra la sala degli Scarlioni e la sala delle Armature, il che disinnesca una delle principali obiezioni alla funzionalità della soluzione BBPR: la difficoltà di accesso per i disabili.

2. Occorre chiarire cosa si intende fare nella sala delle Asse, dove sono in corso nuove ricerche e restauri e dove l’allestimento dei BBPR è stato completamente smontato. Si spera siano state conservate le preziose doghe di legno, frutto di un design accurato e di una manualità artigianale ormai scomparsa, testimonianza come altri dettagli del museo della cultura materiale degli anni cinquanta.

Vi sono poi diverse altre alterazioni operate nel tempo, che vanno esaminate e possibilmente sistemate all’interno di un attento restauro filologico, ma nel complesso, come ha osservato anche Piva, l’allestimento BBPR resiste ottimamente a conferma della sua straordinaria qualità e vitalità. Per Milano, culla e capitale del design, dovrebbe essere un obiettivo prioritario salvare questo esempio di museografia degli anni cinquanta del XX secolo testimonianza di una volontà di rinascita civile, la cui eccellenza è universalmente riconosciuta.

 

Augusto Rossari

 



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