6 maggio 2015

LE TRE GIORNATE DI MILANO


Expo 2015 e la sua inaugurazione sono indubbiamente un fatto di portata nazionale che travalica i confini della città ma quel che è successo nei tre giorni dall’1 al 3 maggio riguardano solo Milano anche se, per alcuni aspetti, sono un’occasione per riflettere sull’intera realtà italiana. Raccontare l’accaduto è inutile, lo conosciamo: quel che interessa sono le opinioni al riguardo, chi le ha espresse, e come la cittadinanza ha reagito.

01editoriale17FBPer metterci di buon umore cominciamo da Mariastella Gelmini, coordinatrice regionale di Forza Italia, con le sue accuse a Giuliano Pisapia di strumentalizzazione degli scontri di sabato per aver organizzato la manifestazione di successo “Nessuno tocchi Milano“. La cosa divertente, si fa per dire, è che la nostra proprio non ha capito nulla e la sua è solo la protesta di chi non è stato formalmente invitato: «Sul palco si sono visti i soliti noti che hanno detto cose che oggi suonano scontate. Tutto questo dimostra che Milano è amministrata da furbetti che pensano di poter fare il bello è il cattivo tempo», così la Gelmini.

La Gelmini non ha mai sentito parlare di “flash mob“, la forma di mobilitazione spontanea che si basa sulla “viralità” dei social network e che va al di là degli inviti istituzionali: chi c’è c’è. Se ci fosse stata anche lei nessuno penso le avrebbe negato il microfono. Comunque non deve lamentarsi, anche il centro destra ha fatto la sua fiaccolata (modesta): il biasimo di destra non si vuol confondere con quello di sinistra. Vecchia storia elettoralistica. La cittadinanza invece domenica c’era e non era solo quella parte che vota a sinistra: in questo Milano è più sensata della destra che pensa di rappresentarla.

Passando alla sinistra anche qui è rispuntato il vecchio male dei distinguo tra chi da una parte ha parlato di prezzo da pagare alla democrazia e dall’altra di totale illegittimità di opinioni diverse dalla propria: forse quest’ultimo atteggiamento rispecchia uno dei connotati più preoccupanti della società italiana e della sua classe politica.

Sembra ricomparire la stagione dei “senza se e senza ma”, quella di “chi non è con me è contro di me”: un atteggiamento che dalla politica è sceso sino a diventare atteggiamento individuale che oscilla pericolosamente tra il manicheismo ottuso e l’antidemocratico. Non è di questo che abbiamo bisogno e non è certo un modo per combattere il qualunquismo che affligge il nostro Paese e genera l’assenza alle urne. Il “senza se e senza ma” con quel che segue non è legittimo nel dibattito democratico quanto invece è indispensabile nei comportamenti reali: o si è onesti o disonesti, o si ruba o non si ruba, o si è violenti o no, o si è coerenti negli stili di vita con le proprie opinioni politiche oppure no e così via dicendo.

I milanesi domenica sono stati coerenti e lo erano già da sabato pomeriggio, sono scesi per strada a ripulire la città senza farsi troppe domande e sapendo che, nei comportamenti, si stavano schierando dalla parte giusta.

La lezione più amara è però quella che la città ha impartito ai movimenti di cieca contestazione e in particolare ai NOEXPO, che oggi virano giustamente verso #ALTEREXPO. Le loro idee, che sono però anche quelle di molti amministratori locali e uomini politici democraticamente eletti e trovano consonanza anche in autorevoli personaggi della cultura scientifica (Umberto Veronesi su Repubblica) debbono, anche se è difficile, sapersi distinguere e prendere le distanze dalla violenza pura che strumentalizza tutto e tutti.

Quanto alle strategie delle forze dell’ordine qualche perplessità resta, non per quello che hanno fatto sabato certo ma per quello che qualcuno avrebbe dovuto fare prima. In questo mondo di intercettazioni, di microcamere, di spionaggio informatico, di droni occhiuti e di ogni diavoleria immaginabile si è proprio fatto tutto? E magistrati ipergarantisti che rilasciano chi chiaramente ha intenzione di far danni seri alla città?

 

Luca Beltrami Gadola



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