19 ottobre 2009

OFFICINA POLITICA 11 METRI


Oggi con questo primo articolo, 11 metri – Officina Politica, si presenta in questo spazio. Non è la prima volta che il mondo delle associazioni e della società civile si affaccia alla vita sociale e politica del territorio milanese. E non sarà l’ultima. Noi cercheremo di dare il nostro contributo.

Nel corso degli anni, la nostra città ha conosciuto diversi e differenti periodi, dagli anni della Liberazione, agli anni di prosperità e di crescita sociale ed economica degli anni ’60, agli anni bui, dove Milano ha conosciuto il Terrorismo e la violenza, la corruzione e la crisi economica. La società civile milanese è sempre stata presente, con le associazioni, con le iniziative giornalistiche e con la partecipazione, ogni volta sapendo rinnovarsi, con obiettivi e funzioni diverse. 11 Metri nel febbraio 2008 ha iniziato il suo percorso in un momento storico difficile e turbolento, qui, a Milano, il fulcro della vita economica del Paese, in un contesto in cui l’economia è fortemente indebolita dalla crisi e i cui effetti disastrosi devono ancora manifestarsi pienamente.

Gli italiani hanno difficoltà a trovare una casa, i posti di lavoro sono tagliati, le aziende stanno chiudendo, i giovani trovano difficoltà ad approcciare un mondo lontano e chiuso alla novità che rappresentano. Le famiglie hanno difficoltà a mandare i loro figli a scuola. La ricerca non è incentivata, i migliori talenti vanno all’estero, perché vedono sconfitte le giuste aspirazioni di crescita. L’istruzione è messa in discussione e attaccata in nome dell’efficientamento della pubblica amministrazione. Uno dei vanti del nostro paese, la scuola pubblica, è quotidianamente criticata e attaccata. Gli insegnanti sono allontanati dalle scuole.

La giustizia, l’indipendenza della magistratura, uno dei fondamenti della nostra democrazia è proprio in questi giorni sotto un gravissimo e pesantissimo attacco. La deriva xenofoba non è una lontana eco ma una costante e visibile realtà. La stampa non è più lo specchio della società ma è diventata un sistema, una macchina, per la creazione del consenso, il consenso di cui ha bisogno chi ci governa per legittimare e consolidare la propria posizione. Un potere forte, determinato, che non teme nessuno e che si autoalimenta grazie alle sue estensioni in tutti i punti chiave della nostra società. Qualcosa che assomiglia molto a forme di società di cui il nostro Paese ha già conosciuto gli effetti disastrosi.

L’Italia è in guerra. Una guerra chiamata “missione di pace” ma che uccide i suoi figli. Famiglie dilaniate dalle perdite. Tragedie di figli senza padri, di mogli senza più mariti. Si tratta di una guerra fatta d’interessi per il controllo delle risorse energetiche.

E in questo scenario l’esplosione del fenomeno mafioso, una realtà sempre più presente e radicata nel nostro territorio, che tiene lontani i figli dalle scuole, che getta terrore nelle famiglie, che trucida i propri avversari con spargimenti di sangue. Storie di magistrati in prima linea nella lotta alla mafia, che dedicano una vita alla ricerca della giustizia e al servizio dello Stato, che vengono abbandonati ai loro destini di combattenti sempre più isolati da quello stesso Sato di cui difendono i principi e le Istituzioni. Tacciati di faziosità, di protagonismo.

E ancora: la nostra memoria storica deturpata, oggetto di continui attacchi revisionisti. I nostri padri, che il 25 aprile 1945, vittoriosi contro il fascismo, hanno pagato con la vita la conquista della democrazia e della Repubblica così com’è oggi, equiparati a coloro che hanno reso possibile l’avvento della dittatura, che hanno taciuto di fronte alle oscenità delle leggi razziali, che non hanno fatto nulla di fronte all’occupazione del nostro Paese.

Queste sono le sfide che oggi l’Italia deve affrontare. Sono sfide reali che non saranno vinte facilmente o in un breve lasso di tempo. Ma queste sono le sfide che dovremo vincere. Oggi, a Milano, noi ci riuniamo perché abbiamo scelto da che parte stare. Di rimarcare ancora una volta, come già affermato dai nostri padri fondatori che tutti siamo liberi e uguali, che tutti hanno il diritto di conseguire pienamente la loro felicità. Come cittadini liberi e onesti. Da cittadini umili ma responsabili.

Non sarà un viaggio facile: è il percorso di chi ha scelto di agire, di fare, di correre dei rischi. E lo dobbiamo a chi, più di cinquant’anni fa, ci ha regalato la libertà e l’uguaglianza, scritti nella nostra Costituzione. A chi ha combattuto contro l’invasore. A chi ha dato la propria vita per le libertà di cui oggi tutti i cittadini italiani possono godere, uguali e con pari diritti. Questo è il viaggio che continuiamo oggi.

Nessuno di noi si aspetta di poter risolvere queste sfide. Saranno battaglie lunghe contro un nemico dotato di forze senza pari. Non abbiamo la presunzione di poter combattere da soli queste sfide e cercheremo di farlo soprattutto raccogliendo il consenso e la partecipazione di altri cittadini che credono ancora in un modello sociale come quello descritto nella nostra Costituzione. Cercando l’unità, non la discordia. Spronando noi stessi a fare meglio, sempre e comunque. Crediamo nel lavoro come la risorsa che guiderà l’Italia fuori da questa crisi. Nelle competenze e nelle capacità del popolo italiano. Crediamo nei nostri figli e nei giovani per portare avanti il messaggio e la promessa di una Repubblica di cittadini liberi e uguali. Crediamo nelle famiglie italiane, nell’educazione al senso civico e nel rispetto degli uni verso gli altri. Crediamo nel diritto alla casa, nel diritto della persona di realizzare la propria felicità e a condurre un’esistenza dignitosa. Crediamo nella ricerca e nel ruolo delle Università, come luoghi dove fioriscono le migliori intelligenze e come luoghi dove il progresso si sostanzia concretamente. Crediamo nell’istruzione come luogo d’insegnamento laico e libero. Crediamo nel rispetto e nella tutela dell’ambiente. Crediamo nei valori sanciti nella nostra Costituzione.

In questo senso nasce 11 Metri, come una realtà che vuole parlare di questi temi e nel farlo, portare conoscenza, attraverso il contributo di coloro che vivono tutti i giorni sulla loro pelle le battaglie per i diritti e per la libertà. E con la convinzione che bisogna rivolgersi alla gente. Parlare con le persone, confrontarsi, crescere con la società ed essere capaci di ascoltarne i messaggi e i segnali. Se la sinistra non sarà in grado di ascoltare la società civile, è destinata a perdere il proprio ruolo di forza rinnovatrice e riformista. Una sinistra che parla a se stessa e che non ha il coraggio di confrontarsi con le persone è una sinistra destinata a sparire.

11 Metri si pone senza presunzione come strumento per portare il dialogo laddove non c’è, per portare i contenuti e le istanze sul tavolo di chi oggi gestisce il potere. Viceversa, di portare il messaggio di chi non è ascoltato, di chi non entra nei primari canali della comunicazione e dell’informazione, alla società civile. Per informare, per crescere.

Nel corso dei prossimi mesi parleremo di tanti temi in queste righe, e lo faremo secondo un approccio che abbiamo scelto di avere, fin da quando, nel febbraio 2009, 11 metri muoveva i suoi primi passi. Un approccio basato sul progetto e sul contenuto. Ci è sembrato giusto, visto lo spazio che oggi Arcipelagomilano ci concede, accennare alla libertà di stampa e al suo significato: argomento oggi molto attuale e caldo.

La vera censura non è quella di un capo redattore che dice che cosa scrivere o che cosa non scrivere ai propri giornalisti. Come forse era una volta. Oggi il volto della censura è diverso, molto più subdolo: è la paura di perdere il posto di lavoro, è l’indifferenza di chi non ha più il coraggio di alzare la testa. Questa è la censura, anzi, questa è l’autocensura. È quanto mai necessario oggi abbattere questo muro. Ed è soltanto con la partecipazione attiva che si combatte l’autocensura, con tutti i suoi pericoli e i suoi risvolti.

Per un’informazione libera e onesta, lontana da logiche di prevaricazione, nel rispetto del diritto a manifestare il proprio pensiero. Ricordiamo l’Articolo 21 della Costituzione che recita: “La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”.

La presenza di questo giornale è la realizzazione concreta del principio di libertà come partecipazione, come progettazione, che è uno degli scopi e degli obiettivi di 11 metri come officina politica.

E siamo lieti di farne parte.

Un ultimo ringraziamento a voi tutti che ci leggerete, e arricchirete il lavoro che stiamo portando avanti con le vostre opinioni e i vostri contributi.

 

Pietro Spreafico

 


 



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