10 dicembre 2014

IL FUTURO DEI CIRCOLI TRA SLIDE, INTERNET E COSTI DELLA POLITICA


Mi riallaccio a quanto scritto nel mio ultimo articolo su questa rivista (“Circoli politici: le nuove agorà milanesi” del 19 novembre 2014) per aggiungere un tassello rispetto all’argomento dei circoli dei partiti politici quale piccole comunità vive all’interno di comunità, e spazi, più ampi e frastagliati.

10telesca43FBL’occasione è data dall’Assemblea metropolitana del PD tenutasi lo scorso 1 dicembre, affollata riunione presso la Camera del Lavoro (che qualcuno, ironicamente, ha suggerito di rinominare “Jobs Act Hall”). Tra i temi affrontati la nuova Carta dei Circoli, inserita nel più ampio contesto di prospettiva politica del PD metropolitano e lombardo.

Una slide dopo l’altra (PowerPoint domina la scena politica) si è materializzato un enorme punto di domanda: i circoli politici, oggi, sono davvero la priorità? Interessa mantenere in vita una rete di piccole comunità sul territorio, aperte e in contatto costante con la realtà fisica e sociale nella quale sono immerse? L’incursione a gamba tesa del MoVimento 5 Stelle, con i suoi dogmi della rete (internet) e della riduzione dei costi della politica, ha trasformato i circoli in antichi simulacri della Prima e della Seconda Repubblica (supponendo di essere entrati, per davvero, nella Terza Repubblica)?

La domanda mi pare lecita se la preoccupazione principale, per chi gestisce il partito, è data dal vile danaro. Perché se è encomiabile dimezzare la quota di iscrizione per favorire l’inclusione, diviene stucchevole giudicare la buona riuscita della Festa dell’Unità dalla chiusura in pareggio dei suoi conti. Perché se l’obiettivo è raggiungere, entro il 2016, i mille tesserati under 30, non può poi fissarsi contemporaneamente l’obiettivo di dimezzare i costi del personale.

Tra tutte queste cifre con fatica scorgo un futuro nuovo per i circoli. Se questi, difatti, vengono analizzati esclusivamente come voci di costo, in un’ottica puramente aziendale, si chiudono; fatti salvi i circoli storici o quelli maggiormente attivi e partecipati. Se invece i circoli sono come tanti bronchi e bronchioli, atti a far respirare il PD metropolitano a pieni polmoni, allora su questi bisogna investire. Lì dove sono attivi uomini e donne, tesserati e simpatizzanti, giovani e meno giovani, bisogna guardare con entusiasmo e fiducia. E il flusso di cassa destinato a queste realtà non rientra nei tanto vituperati “costi della politica”: sono, per l’appunto, investimenti su capitale umano.

Quanto sta accadendo proprio nel MoVimento fondato da Beppe Grillo dovrebbe servire da lezioni per gli amministratori del PD (e non solo): bisogna fornire tutti gli strumenti per permettere la più ampia partecipazione nella vita democratica di un partito (e, quindi, della collettività), purché questa sia tangibile, toccabile con mano, fatta di volti e occhi da poter incrociare, e non il freddo materializzarsi dello scorrere un blog. Senza sottovalutare, ben inteso, il ruolo fondamentale assunto dalla diffusione tramite siti e social network dell’attività politica e istituzionale: con amara ironia si può constatare, allora, che il dominio www.pdcircolami.com, che dovrebbe rimandare ad una pagina dedicata alle idee e ai progetti dei circoli PD, è di fatto in vendita, vuoto e inesistente.

I circoli possono divenire piccole agorà, cuori pulsanti nei propri territori, purché vi sia la capacità di trasformarli in ciò di cui oggi c’è più bisogno: luoghi di inclusione, di avvicinamento tra le persone, spazi aperti per la comunità. Ci vuole coraggio, passione, determinazione. La stessa che le decine di tesserati e simpatizzanti investono nel PD quotidianamente.

La complessità del gestire una macchina come quella di un partito sono numerose, chi ha il compito di guidarla merita il supporto dato anche dalle critiche costruttive. Ecco perché avere il supporto dei territori è tema centrale; ecco perché poter contare su circoli dinamici e creativi, non schiacciati unicamente su problematiche di bilancio, è uno dei principali obiettivi. Per fare della politica sana, lungimirante, che anticipa i problemi e non ne cavalca l’onda. In questo senso è stimolante (nonché fonte di fiducia e ottimismo) il dibattito che si sta sviluppando attorno ai temi della partecipazione interna al partito in seno ai singoli circoli, e che proseguirà in sede metropolitana e regionale anche nelle prossime settimane.

Concludo con le parole di un uomo illuminato dello scorso secolo quale fu Adriano Olivetti che, nel suo pamphlet “Il cammino della Comunità“, definisce la Comunità come: “[…] un movimento che tende a unire, non a dividere, tende a collaborare, desidera insegnare, mira a costruire. […] Noi ci adoperiamo affinché tra di noi aleggi il motto che animò il Concilio di Trento: ‘Nelle cose necessarie unità, nel dubbio libertà, in tutte le cose tolleranza‘”. Niente di più attuale per il PD, i suoi circoli e la politica.

 

Emanuele Telesca



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