19 novembre 2014

CIRCOLI POLITICI: LE NUOVE AGORÀ MILANESI


Nel PD milanese, e non solo, si sta ragionando sulla vita e sulla funzione dei circoli. Presenza concreta e tangibile sul territorio, troppo spesso rischiano di divenire un luogo avulso dal contesto sociale e abitativo nel quale sono insediati. Non è infrequente che gli abitanti del quartiere non sappiano di avere, magari a poche decine di metri, una sede locale di partito. Il problema è certamente proprio di tutti i partiti, in una fase nella quale ci si rivolge più alla rete (intesta come internet) che alla cittadinanza, intesa come trama di individui pensanti e desiderosi di partecipare.

07telesca40FBIl circolo, a mio modo di vedere, deve ripensare la propria funzione nell’ottica del luogo d’incontro per eccellenza, una agorà disponibile per le singole e distinte comunità dei quartieri; punti vivi in cui si trasmette e si condivide civismo. Il circolo di un partito non può rassomigliare a un esclusivo club per tesserati, aperti in ristrette fasce orarie, incapace d’invogliare l’ingresso ai non iscritti.

Si badi bene: qui non vi è l’intenzione di banalizzare la politica, né di annullare le sacrosante distinzioni tra destra e sinistra. Non faccio mia la visione del “Partito della Nazione” e del “Partito Comunità” così come inteso dal premier Renzi: una nuova balena bianca costruita ad arte sul successo e sull’appeal del segretario.

Però non si può negare la funzione pubblica della sede di partito, né un suo benefico effetto sulla dialettica politica lì dove si prende sul serio l’idea di prendere decisioni promananti dal basso, dalla base. In quest’ottica il circolo è parte integrante di una comunità perché ne condivide le sorti, i destini, gli affanni e le preoccupazioni. Non può esulare da questo, pur rimarcando ogni partito politico la propria visione del mondo, della storia e del futuro.

Dal circolo devono partire progetti capaci di migliorare la qualità della vita di tutti gli abitanti della zona di riferimento, senza distinzioni di credo politico. Al circolo devono arrivare le lamentele dei cittadini, quale raccordo con l’istituzione locale più vicina (Consiglio di Zona e/o Comune). Il circolo deve mantenere costantemente aperto un canale di ascolto, così come pure un canale di comunicazione verso l’esterno. Input e output che non possono fare a meno uno dell’altro.

Volendo riciclare uno slogan caro all’ultima Leopolda, a Milano sì che per i circoli PD “Il futuro è solo l’inizio”. Nel futuro prossimo della nostra città incombe Expo, con il suo vissuto fatto di lotte, contestazioni, abusi, scempi edilizi e occasioni sprecate, grandi e piccole opere. Un evento di caratura planetaria contraddistinto dal completo annullamento e disinteresse per la cittadinanza direttamente coinvolta dai cantieri per Expo: i movimenti di protesta, dal No Expo al No Canal, sono nati in maniera spontanea e senza che la politica sapesse come gestirli. Persino la sinistra ha rischiato di abbandonarli, nella diffusa percezione che l’esposizione universale nemmeno potesse patire l’onta della critica.

Ecco che questo futuro deve essere l’inizio per una nuova visione della funzione dei circoli di partito e, più in generale, dei partiti stessi. In questo Milano può essere, come ha fatto da sempre nella storia, capofila. Una città che deve riscoprire il piacere del confronto e del sano scontro politico: non quello dei manganelli e della violenza, ma quello delle parole. Proprio la Milano di Berlusconi, che oramai è già storia del recente passato. È qui che nei prossimi mesi incontreremo persone provenienti da tutto il mondo, sperando in una buona affluenza ad Expo.

Circoli di partito, governo dei territori, cittadinanza attiva: il termine ultimo è quello di comunità, attenta e impegnata a salvaguardare e perfezionare il bene comune. Sarà interessante vedere come il PD milanese e lombardo saprà sfruttare l’occasione di rinnovamento nella prossima Assemblea metropolitana del 1° dicembre e nella successiva Conferenza Organizzativa regionale, momenti di riflessione più ampia per ripensare il ruolo dei partiti politici oggi (e delle loro presenze territoriali).

 

Concludo con le splendide parole di una poesia di Douglas Malloch, quanto mai attuale e attinente, utile per riflettere sulla reale portata della partecipazione democratica e paritaria ma, soprattutto, per ricordare l’enorme importanza di ognuno di noi: “Se non puoi essere un pino in cima alla collina, sii una macchia nella valle, ma sii la migliore, piccola macchia accanto al ruscello; sii un cespuglio, se non puoi essere un albero. Se non puoi essere un cespuglio, sii un filo d’erba, e rendi più lieta la strada; se non puoi essere un luccio, allora sii solo un pesce persico- ma il persico più vivace del lago! Non possiamo essere tutti capitani, dobbiamo essere anche un equipaggio. C’è qualcosa per tutti noi qui, ci sono grandi compiti da svolgere e ce ne sono anche di più piccoli, e quello che devi svolgere tu è li, vicino a te. Se non puoi essere un’autostrada, sii solo un sentiero, se non puoi essere il sole, sii una stella; non è grazie alle dimensioni che vincerai o perderai: sii il meglio di qualunque cosa tu possa essere“.

 

Emanuele Telesca



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