21 maggio 2014

MILANO: BRIATORE LA PIZZA E LE START UP


Non aprite quella startup. “Aprite delle pizzerie. Nei miei locali i camerieri riescono a guadagnare 5mila euro esentasse al mese solo di mance. Perché lavorare per 1.400 euro è inutile”. Questo il consiglio dell’imprenditore Flavio Briatore agli studenti dell’Università Bocconi, dove è intervenuto il 7 maggio scorso. Un suggerimento che deve aver imbarazzato non poco gli organizzatori dell’incontro, considerato che l’università milanese è tra i promotori dell’acceleratore di startup Speed MI Up, insieme alla Camera di Commercio di Milano e al Comune di Milano, come vi ho raccontato nel 2013. Briatore sembra inoltre essere smentito dai numeri: la Lombardia è infatti la prima Regione italiana per numero di startup innovative: 1.792 al 17 marzo, secondo un rapporto elaborato da Infocamere. Ma c’è lo stesso un fondo di verità in quello che ha detto.

05magri19FBA Milano il settore dell’alta tecnologia e delle telecomunicazioni (ICT) è in crisi nera, mentre quello della ristorazione è in espansione. Un numero su tutti: 2.000. Sono i posti di lavoro a rischio nella sola Lombardia nel settore dell’ICT, su un totale di 3.259 posti a rischio livello nazionale. I dati sono stati resi noti il 12 maggio dalla Fim Cisl Lombardia. Secondo il sindacato, le realtà più in difficoltà sono: Micron, Alcatel Lucent, Nokia Solutions Network (NSN), Sirti, Agile, Italtel e Bames, che occupano in totale 18mila persone. Secondo il sindacato, i problemi del settore sono legati all’assenza di politiche industriali specifiche, investimenti e innovazione dalla banda ultra larga all’agenda digitale.

Mentre il settore dell’ICT taglia personale, il settore della ristorazione assume. Nel primo trimestre di quest’anno, il profilo più ricercato dalle imprese milanesi è stato proprio quello di esercenti e addetti nelle attività di ristorazione: 23,4% delle richieste. Per intenderci: camerieri, cuochi, baristi e addetti alla sala. Emerge da una ricerca diffusa il 15 maggio scorso dell’Osservatorio Assolombarda in collaborazione con le nove maggiori Agenzie per il lavoro operanti nell’area milanese (Adecco Italia, Gi Group, Manpower, Men At Work, Obiettivo Lavoro, Openjobmetis, Quanta Risorse Umane, Randstad Italia, Umana). Le richieste di addetti alla ristorazione sono seguite da quelle di addetti alle vendite (8,4%), personale non qualificato nei servizi di pulizia uffici e alberghi (5,6%), personale non qualificato della manifattura (4,2%) e impiegati addetti alla segreteria e agli affari generali (3,9%). Insomma, a Milano sono gli addetti al commercio a farla da padrone, che catalizza il 38,3% delle opportunità di collocamento e che è cresciuto del 16% rispetto allo stesso periodo del 2013. Inoltre, si riscontra un generale aumento delle offerte di lavoro, salite del 3% rispetto all’ultimo trimestre del 2013. Questo “potrebbe rappresentare un’iniezione di fiducia per le nostre imprese”, afferma Mauro Chiessarino, vicepresidente Assolombarda con delega al lavoro e all’occupazione. Lo stesso nota però che questo è un chiaro segno che il mercato del lavoro milanese “premia i profili professionali più tradizionali”.

Del resto, Milano è la città di Expo 2015, al cui centro ci sarà proprio l’idea di “nutrire il pianeta”. Allora ben vengano gli addetti alla ristorazione? Sì, se fossero all’altezza di un evento internazionale. Ma una recente inchiesta di “Libero” documenta che i nostri addetti alla ristorazione, sebbene molto ricercati, non sono preparati al grande evento. Molti locali non hanno né la versione inglese del menù, né del personale che sappia parlarlo con i clienti. Un bel problema, considerati i flussi di stranieri che si prevedono per visitare o esporre alla manifestazione l’anno prossimo. Salvo che il settore dell’ICT progetti a tempo di record dei traduttori simultanei per i ristoranti.

 

Valentina Magri



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