19 febbraio 2013

I MILANESI CHE FECERO L’IMPRESA… E QUELLI CHE LE PROMUOVONO


Maschio, tra i 36 e i 44 anni, lavora nelle costruzioni, nel commercio all’ingrosso, nei trasporti terrestri o nel settore auto. Non è lo scapolo d’oro, bensì il giovane imprenditore individuale milanese secondo una ricerca dall’Università San Raffaele di Milano, Facoltà di Scienze della Comunicazione, commissionata dalla Camera di Commercio di Milano.

La ricerca, supervisionata dal Prof. Marino Livolsi, si avvale del database REA (Registro delle Imprese) della Camera di Commercio di Milano, aggiornato al 31 marzo 2009. Il campione analizzato include solo gli imprenditori individuali – firmatari unici e fautori attivi della gestione e delle strategie della società – di nazionalità italiana. Gli imprenditori sono divisi in due categorie: i proprietari di imprese attive (che non sono fallite, liquidate, cessate, inattive o sospese), pari a 31.383; i proprietari di imprese non attive (2.889), per un campione totale di 34.272 imprenditori analizzati.

Uno sguardo d’insieme alle imprese milanesi analizzate parte dai settori di riferimento: i più rappresentati sono commercio e costruzioni, che costituiscono la metà delle imprese milanesi. Con un tratto comune: il contenuto tecnologico-culturale medio-basso. Confrontando tra loro le imprese attive e non, si nota che quelle artigiane hanno maggiore propensione a essere attive, forse per i maggiori aiuti che ricevono dallo Stato o dalle associazioni.

Per quanto riguarda la natura giuridica, si nota uno spostamento di preferenze verso forme più strutturate come le srl.

Scendendo più nel dettaglio dei titolari delle imprese, emergono delle interessanti differenze di genere: gli imprenditori di sesso maschile sono più frequentemente titolari di imprese attive rispetto alle donne (78% contro 73%), sebbene dal 2002 stiano aumentando le donne imprenditrici. Esiste poi una polarizzazione delle attività in mani maschili o femminili. Le donne gestiscono imprese dei comparti di commercio al dettaglio, servizi alle famiglie e alle imprese, alberghi e ristoranti; gli uomini invece si occupano di costruzioni, commercio all’ingrosso, trasporti terrestri e autoveicoli.

Il ciclo di vita dell’impresa sembra andare di pari passo con quello dell’imprenditore: si riscontra infatti un maggior tasso di incidenza delle chiusure delle imprese con l’aumentare dell’età del titolare.

A questo punto la ricerca va più a fondo nel testare in modo rigoroso le possibili determinanti della probabilità di un’impresa di restare attiva attraverso un modello econometrico: la regressione logistica multinomiale. Emerge che il sesso maschile rema contro tale probabilità, mentre l’avanzare dell’età dell’imprenditore la incrementa. Ma dato che le differenze di genere tendono ad annullarsi all’aumentare dell’età, sembra che sia quest’ultima a fare la parte del leone nel determinare la non attività di un’impresa. Le probabilità a favore dell’attività aumentano anche per i servizi alle famiglie e i trasporti terrestri. Alle difficoltà fisiologiche nel tenere un’impresa aperta si sommano quelle dovute all’attuale Grande Recessione: chiusura dei rubinetti del credito in primis.

Cosa fa Milano per favorire l’imprenditorialità dei milanesi? Una partnership rilevante in tal senso è quella tra Comune di Milano, Camera di Commercio di Milano e Università Bocconi, che hanno dato vita al consorzio Speed MI Up, presieduto da Alberto Meomartini, Presidente di Assolombarda e di Saipem (Gruppo Eni). L’incubatore di imprese, presentato in Università Bocconi il 28 gennaio 2013, prevede che gli imprenditori e i professionisti interessati possono presentare domanda di partecipazione al bando tra il 29 gennaio e il 29 marzo 2013. Al termine della procedura, saranno selezionate cinque imprese e dieci professionisti, che potranno rimanere nell’incubatore per due anni. Ogni anno saranno emessi due bandi e a regime saranno presenti contemporaneamente nell’incubatore 20 start up e 40 professionisti con partita IVA. Per ulteriori informazioni, visitare il sito: www.speedmiup.it.

Un altro incubatore d’impresa promosso da una realtà universitaria è l’Acceleratore d’Imprese del Politecnico di Milano (www.ai.polimi.it), gestito dalla Fondazione Politecnico di Milano. Le idee imprenditoriali possono essere sottoposte attraverso il form di candidatura on-line purché rispettino i requisiti di accesso e saranno valutate da una Commissione Tecnica.

Per coloro che vogliono entrare nel business della Green Economy con un’impresa sociale, l’incubatore d’imprese ideale è Make a Cube3, che promuove la nascita di start up attente a qualità della vita, ambiente e giustizia sociale (www.makeacube.com). L’incubatore è una joint venture con Make a Change, movimento che vuole favorire le imprese sociali.

In tempi di recessione economica, la distruzione creatrice dell’imprenditore è ancor più la più benvenuta. Pardon: la più incubata.

 

Valentina Magri

 



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