26 febbraio 2014

MALPENSA: UN BILANCIO COSTI BENEFICI NON SOLO ECONOMICO


L’articolo di Mario Brianza e Alessandro Sinatra apparso sul numero 6 anno VI di ArcipelagoMilano espone un complesso di ragioni che auspicano il potenziamento dell’aeroporto della Malpensa e scoraggiano lo sviluppo di aeroporti diffusi e dislocati nei centri minori del nord, del centro e del sud Italia. Le ragioni addotte dai due autori sono convincenti sotto l’aspetto organizzativo, finanziario, gestionale: non lo sono affatto sotto l’aspetto ecologico, ambientale, paesaggistico.

05gardella08FBNel caso della Malpensa le ragioni adottate non schiariscono se il potenziamento della Malpensa richieda un ampliamento delle attrezzature esistenti o se sia sufficiente un loro migliore utilizzo dal momento che per ora esse non sono impiegate al massimo delle loro possibilità. Nel primo caso i ragionamenti strettamente economici e imprenditoriali dei due autori peccano di unilateralità, giacché restringono il loro orizzonte al puro calcolo “costi-benefici” del progetto di ampliamento e ignorano gli altri fattori non secondari che strutture gigantesche come gli aeroporti implicano e impongono di affrontare e di risolvere.

Parlando della Malpensa non si fa cenno alla sua collocazione nel centro del Parco del Ticino, in una località del Parco considerata tra le più pittoresche e ancora miracolosamente intatte. Il potenziamento della Malpensa richiede la costruzione di una terza pista con tutti i servizi annessi che la pista richiede, cioè il raddoppio dei parcheggi, la moltiplicazione degli hangar e delle officine, l’aumento dei vari e numerosi servizi per il personale a terra, per il personale di volo, per il maggior numero di passeggeri. La costruzione di una terza pista in conclusione non consisterà, come ipocritamente si tenta di sostenere, nella semplice costruzione di una pista di asfalto lunga tre chilometri e larga cinquanta metri, ma consisterà in una ingente espansione di nuovi fabbricati e in una notevole occupazione di ulteriore suolo.

A tutto ciò va aggiunto il guasto ecologico provocato dal movimento dei velivoli, al disturbo provocato alla fauna e alla flora locali che ancora oggi, nonostante l’aeroporto sia funzionante da parecchi anni, sono rimaste ricche di numerosi e rari esemplari. Avevo scritto a suo tempo una nota in difesa del Parco del Ticino; la ripropongo oggi considerandola sempre più attuale.

“L’ampliamento dell’aeroporto della Malpensa e la costruzione della terza pista non sarebbero uno sbaglio, sarebbero un delitto. Uno sbaglio, perché l’aeroporto non ha nessuna necessità di essere ampliato. Un delitto, perché l’ampliamento distruggerebbe un raro ecosistema ancora sopravvissuto in Europa: la brughiera e il suo invidiabile patrimonio vegetale e animale.

Che l’aeroporto non abbia bisogno di essere ingrandito lo capisce chiunque abbia l’occasione di servirsene. Anche nei periodi di vacanza estiva, quando il traffico dovrebbe essere più intenso, la sensazione che subito si avverte è di una gigantesca attrezzatura poco utilizzata e scarsamente attiva. Paragonata con qualunque aeroporto di una metropoli europea, la Malpensa offre una visione di scarsa attività, di parziale utilizzo, di modesta frequenza. Mentre all’estero si assiste a un intenso via vai di passeggeri, a un veloce disbrigo dei vari servizi per i passeggeri, alla Malpensa si constata una esasperante lentezza nella registrazione dei biglietti e nella riconsegna dei bagagli.

Dal momento che la promozione ad hub dell’aeroporto di Roma – Fiumicino ha inevitabilmente declassato la Malpensa, il programma di una sua progressiva crescita si rivela inattuale e ingiustificato. Sarebbe uno sbaglio persistere nel sostenerlo.

Che l’ampliamento della Malpensa pregiudichi irrimediabilmente un sistema ecologico delicato e unico, lo si è sempre voluto tacere, intenzionalmente e subdolamente. Non si è mai detto, infatti, che verrà compromesso non soltanto un lungo tratto del fiume Ticino, in uno dei suoi punti più panoramici; ma verrà anche distrutta una zona particolarmente delicata del Parco, perché coperta da una vegetazione rara e antica quale è la brughiera di origine preistorica, ampia distesa di verde coperta da bassi cespugli di erica, punteggiata da ciuffi di pini, di querce, di lecci; e divenuta il rifugio di una fauna sempre più rara.

Non si stenta a cogliere la sproporzione fra i due termini in gioco: da un lato, la distruzione non più rimediabile di un antico patrimonio naturale; dall’altro, l’ingrandimento non necessario di una invadente infrastruttura, destinata come tutte le opere di natura tecnica a rapida obsolescenza e decadimento.

Un istruttivo ed eloquente documentario cinematografico, girata qualche tempo fa in difesa della brughiera, ritrae varie specie di fiori cresciuti sul posto e numerosi esemplari di animali insediati nella zona. L’ultimo fotogramma del documentario è drammatico: viene ripreso un enorme jumbo-jet che decolla, con rombo assordante; e si vede la sua ombra che copre, oscura e cancella l’intero paradiso naturale della Malpensa, la felice oasi del Parco Ticino”.

 

Jacopo Gardella

Consigliere della Associazione Italia Nostra – Sezione di Milano.

 

 

 

 

 

 



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