8 febbraio 2012

LETTERA DA UNA CITTA’ MITO: BERLINO


Caro ArcipelagoMilano, non mi stupisce affatto l’articolo di Luca Carra, “Area C: Milano maglia nera in Europa”. È l’ennesima conferma della bontà della mia scelta: lasciare Milano dopo venticinque anni per vivere e lavorare a Berlino. Non un passo unico e raro: sono sempre di più le persone che lasciano l’Italia e il capoluogo lombardo per le rive della Sprea. Qui a Berlino assistiamo continuamente all’arrivo di famiglie italiane intere, anche con figli piccoli, subito iscritti a scuole bilingue. Il fenomeno sta costantemente aumentando, complice la crisi economica, che in Germania, per ora almeno, è meno pungente. La seria congiuntura attuale però non è sufficiente a spiegare una scelta così radicale, anzi spesso non c’entra nulla. La vera ragione, confermata proprio dall’articolo di Carra, si ritrova nella qualità della vita molto più elevata nelle metropoli del nord Europa, e segnatamente a Berlino, che non in quelle italiane.
Avere scelto Berlino, invece di Milano, nasce da un inevitabile confronto tra le due città, certo la capitale ambrosiana e la metropoli sulla Sprea sono per molti aspetti diversissime: la dimensione, la struttura urbana, l’organizzazione amministrativa, e molto altro, costituiscono elementi che le rendono molto distanti, tuttavia si possono individuare alcuni aspetti che le accomunano: i tratti eminentemente europei, sia nelle tipologie architettoniche che nella morfologia urbana. L’ex forte impronta industriale e il respiro culturale. La congenita tensione verso il nuovo, ora molto accentuata nella metropoli tedesca soprattutto, ma certo non estranea allo Zeitgeist milanese.
Come molti colleghi e professionisti free lance che possono lavorare via internet, collaborando molto anche con l’Italia, ho trovato a Berlino un altro livello di qualità della vita, che, più della crisi, come dicevo, è la vera ragione della nuova emigrazione di molti giovani italiani: non più solo, come tradizione di una volta, ristoratori e camerieri, ma anche artisti, universitari, ricercatori, esperti di tecnologie internet. Non a caso Berlino è riconosciuta ormai come la capitale europea delle startup della rete e Google l’ha scelta come sede per il suo centro di ricerca continentale, con investimenti ingentissimi, in collaborazione con l’università Humboldt. È una spirale positiva: più giovani arrivano, più si struttura un sapere e una imprenditorialità tipici delle nuove generazioni, più si crea un ambiente culturale innovativo che attira, a sua volta, nuovi cervelli.
Mi rendo conto che il concetto di “qualità della vita” sia molto interpretabile e soggettivo. Penso però che la maggior parte di noi possa condividere la positività di alcune caratteristiche che rendono piacevole vivere in una città, guarda caso proprio quelle che a Milano latitano drammaticamente: il basso utilizzo dei veicoli privati a fronte di un gran numero di efficienti mezzi pubblici e di piste ciclabili ben diffuse sul territorio (1.000 km a Berlino!). Il conseguente minore inquinamento atmosferico, non solo da polveri sottili e ossido di azoto, ma anche acustico. Il minore traffico, con conseguente abbassamento del senso di stress individuale. La quantità e qualità di verde, con aree di sosta e ricreative importanti. La considerazione dell’offerta culturale, sia per qualità, eterogeneità e soprattutto accessibilità, come un elemento essenziale e non accessorio alla vitalità e fruibilità dell’ambiente cittadino.
Berlino così non è una città da cui fuggire nei giorni non lavorativi, ma attira come metropoli da vivere e sperimentare. Per la mia attività di architetto e illustratore è importante essere immersi in un ambiente culturalmente molto vario, sempre nuovo e stimolante. Berlino offre moltissimo, anche da questo punto di vista. Con altri italiani della sempre più numerosa comunità berlinese, stiamo realizzando un sito web per mettere in contatto i vari professionisti italiani a Berlino, arricchendo così lo scambio tra chi, in città, ha scelto di vivere.
Certo l’affetto per Milano a fronte dello stato della città, per cui seguo con curiosità il vostro settimanale, causa spesso in me un senso di sconforto e disagio per le tante occasioni perdute, per la miopia di molte scelte del passato, di cui scontiamo ancora oggi gli effetti, e per la presente arretratezza in molti ambiti che rasentano o superano lo scandalo: penso alla situazione dell’inquinamento di cui ben parla Carra o, per citare un altro aspetto clamoroso, allo stato di quel tesoro inestimabile e non valorizzato che è Brera di cui avete abbondantemente reso conto. Spesso a Milano per lavoro e piacere, legato come sono alla città che così tanto ha contribuito alla mia formazione, sarò sempre attento alla sua evoluzione. Forse oggi Milano, con la nuova amministrazione, sta imboccando la strada giusta. Speriamo che tra pochi anni possa insegnare qualcosa a Berlino.

Carlo Stanga



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