12 ottobre 2011

GIORGIO OLDRINI RISPONDE


Caro Mario, ho letto, seppure in ritardo, la tua lettera aperta e cerco di risponderti con quello che sento. La tua analisi dei processi finanziari che hanno riguardato l’area ex Falck (come altre in Italia e non solo) è molto acuta e informata. La condivido. Come sai, sono quello che i miei amici cileni definiscono un “comunista di culla” e ho passato la mia gioventù a sognare un mondo senza padroni, con il suolo di proprietà della comunità. Poi ho vissuto a Cuba dove il mio amico sindaco dell’Avana Oscar Fernandez Mell poteva decidere liberamente come progettare la città. Fatto salvo il problema che non aveva le risorse necessarie a portare l’acqua in tutti i quartieri o per ristrutturare l’affascinante Habana Vieja. In compenso se depositavi i soldi in banca non avevi diritto nemmeno agli interessi e non si poteva acquistare né un appartamento né un’automobile.

Noi in Italia non siamo in queste condizioni. A parte il fatto che anche le esperienze di quei Paesi dove tutto era collettivo non sono finite come sognavo, da noi la proprietà, ci piaccia o no, è sacra e difesa da leggi e persino dalla Costituzione. Dunque, se dal punto di vista politico e ideale sono d’accordo con te che dobbiamo condurre una battaglia severa per far approvare leggi e regole che limitino lo strapotere della finanza, come Sindaco “di questo mondo e di questo istante” (come canta Silvio Rodriguez) devo prendere atto che non mi compete scegliere i proprietari delle aree private, né sindacare quanto e come paghino le loro transazioni. E nemmeno quali banche finanzino le loro imprese (ammesso che sia possibile fare una classifica di merito tra i vari istituti di credito). Nel momento in cui mi si presenta un signore con i documenti che attestano che è il proprietario di un edificio o di un’area, per la legge e per me quello è titolato a trattare. Salvo, naturalmente, che ci sia un caso di malaffare, e io sia in grado di dimostrarlo alla Magistratura.

Ma, come sai, questo è il destino del sindaco. Vale per le aree Falck, per la Marelli, per la Sisas e per tutte quelle che conosciamo.

Allora cosa deve e può fare una Amministrazione comunale? Dettare, per quanto possibile, le regole del gioco. L’area Falck non è un bosco rigoglioso o un prato all’inglese. E’ un’area fortemente inquinata nel terreno e da bonificare anche nella falda, che costituisce un enorme problema ecologico, sociale, igienico, economico. Noi abbiamo stabilito le regole, credo con buoni risultati. Non ho notizie di un’area di 1 milione e 400 mila mq di cui 1 milione e cento divengano di proprietà pubblica; di un parco di 450 mila mq più altri 65 mila per il Parco Media Valle del Lambro che divengano comunali senza essere calcolati come standard, per cui il loro conteggio avviene sull’area restante. E la proprietà diventa comunale non appena firmata la convenzione, non alla fine del lungo processo di realizzazione dell’intervento. Non ho notizie di 180 mila mq di slp di edilizia convenzionata o erp in un unico progetto. Non conosco Pii che facciano dell’energia rinnovabile la loro scelta strategica, già anticipata dalla attuale realtà. E via elencando.

Come sai noi abbiamo approvato nel luglio del 2009 il Pgt e adesso abbiamo adottato in Consiglio comunale il Progetto, anche se avremmo dovuto farlo solo in giunta. Lo abbiamo fatto, nonostante l’attuale difficilissima situazione delle inchieste giudiziarie in corso, per un atto di responsabilità verso Sesto che non deve tollerare più a lungo di mantenere dismessa la più vasta area ex industriale in Europa. E anche per l’Italia, un Paese in crisi drammatica nel quale pochissimi hanno il coraggio di assumersi i rischi di scelte importanti. E’ un progetto di quasi 4 miliardi di euro, dei quali 500 milioni, in opere o in denaro, vengono al Comune. Un tempo sarebbe stato il valore di una piccola finanziaria.

Ci siamo detti che la Magistratura deve fare liberamente il suo lavoro, con i suoi tempi e i suoi modi. E chi governa deve svolgere il suo ruolo, con i tempi e i modi che sono propri dell’amministrazione.

Caro Mario, permettimi da sindaco a sindaco di condividere una amara considerazione. Come ti dicevo, abbiamo approvato il Pgt a luglio 2009, rispettando i tempi previsti dalla legge regionale. Ma a quel punto eravamo il Comune lombardo numero 103 che completava l’iter imposto dalla legge. Gli altri 1.400 Comuni lombardi non lo avevano né approvato, né adottato. Anzi, molti, anche importanti, non hanno terminato né iniziato l’iter nemmeno ora. Come sai bene siamo stati al centro di una attenzione critica battente e non sempre in buona fede. Ci hanno attaccato comitati e docenti del Politecnico, forze politiche e passanti. Nessuno di questi ha usato lo stesso metro per criticare quei 1.400 Comuni che non hanno né adottato né approvato il Pgt. A volte in questo Paese viene il sospetto che il consenso sia garantito solo dalla assoluta immobilità di chi deve governare.

Bene, io rifiuto questa logica, anche perché penso sinceramente che la fuga dalla responsabilità sia una delle ragioni della crisi italiana. Naturalmente posso sbagliare, al di là della stima che nutro per l’advisor e per l’archistar. Ma fa parte della logica del rischio. E’, credo, il dovere, di chi ha la responsabilità (pro tempore, per fortuna) di amministrare e governare.

 

Giorgio Oldrini



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