30 novembre 2010

Scrivono vari 29.11.2010


Scrive Eva Cantarella a Franco Morganti

Caro Franco, non sono d’accordo né sul tono né sul contenuto del tuo intervento. Intanto il tono del “duro e puro” lo assumi tu e butti lì una serie di affermazioni (aforismi) che chiariscono bene il tuo pensiero, e di questo dobbiamo esserti grati, ma che, chiarendolo, ne fanno emergere anche le contraddizioni. “Nessuno dei quattro candidati” può vincere. E perché? “Perché Milano ha sempre (da 17 anni) votato a destra”. Se così è vero chiudiamo baracca e burattini e iscriviamoci alla destra. E non ne parliamo più. Ma la tua affermazione è solo superficialmente vera, cioè non c’è stato un sindaco di sinistra da Borghini in poi, non è vera quanto alle cause. Non poteva forse vincere Ferrante, scelto, come altri per conquistare un ipotetico centro, per cui tu ti sei battuto? Si: perché la differenza con la Moratti non era grande e sarebbe stata anche minore o nulla se metà dei bertinottiani non avessero votato Albertini e metà non fossero rimasti a casa, con altri di sinistra, non proprio felici della scelta. E’ molto probabile che in questi anni la destra abbia vinto solo perché parte della sinistra è stata a casa invece che perché “Milano vota a destra”.

Certo se si parte già preferendo Albertini semplicemente perché soddisfa il proprio aforisma e perché così si è sicuri di vincere non si capisce perché, vincere per vincere, non si voti direttamente la Moratti. “Perché no Albertini?” Semplicemente perché non è di sinistra, appartiene a un’altra Milano che non è la mia e che credevo non fosse neppure la tua. Tra l’altro tu ti dichiari con “dura e pura” sicumera nemico della moda ecc. (“Diffido invece di quei candidati che pensano che Milano debba essere la città della moda, o del design, o della ricerca, o della finanza”, cosa resta? ndr) e posso anche capire il fastidio per certe manifestazioni ma resta da spiegare il rifiuto di interi settori importanti in tutte le città e sotto tutte le bandiere. Poi però scegli Albertini che comparendo in mutande (“Che scoop, che scoop”, gongolava Sergio Scalpelli) è stato il sindaco che più di ogni altro, comparendo in mutande di cachemire ha ceduto alle lusinghe di quel mondo e diciamo che, al di là del buon gusto, non era un bel vedere. Non vorrei che vincendo un domani Albertini (ipotesi di III grado) ti facesse per gratitudine assessore e poi toccasse a te agghindarti in pubblico di cachemire o di paillettes.

Ma il punto è un altro: a te non piace nessuno dei quattro perché pensi che non possa vincere oppure perché non sei d’accordo con le loro (e nostre) idee ? Se è perché non può vincere dovresti però trovare i numeri per una coalizione, che, come tu la descrivi, “prenderebbe i voti del cosiddetto terzo polo, più gli scontenti della Moratti, più gli scontenti del PD”. Posto che gli scontenti del PD forse non sono tutti per Albertini, né lo sono gi scontenti della Moratti, comunque questa coalizione dovrebbe arrivare a prendere sotto il medesimo ombrello gli scontenti della Moratti e quelli del PD. Rimane pur sempre una bella fetta di “contenti della Moratti” e di “contenti del PD e della sinistra” che, se non sono stati maggioritari, non sono stati neppure del tutto insignificanti.

Se invece tu rifiuti i quattro non per ragioni di efficienza, ma di contenuto quali sono le differenze? Forse Albertini farebbe aggiustare i tombini, cosa che la Moratti non ha fatto, ma non si vede perché non dovrebbe farlo Pisapia ma Albertini non si è occupato solo di tombini: questo era lo specchietto per le allodole, sotto la giunta Albertini sono passate molte grandi operazioni non proprio del tutto a favore del condominio, ma certamente a favore di vari condomini. E ti sembra ragionevole ostentare tanta sicurezza in un periodo in cui, tra ora e le elezioni, tutto sembra essersi messo in movimento. Forse chi cerca di cambiare merita di essere preso in considerazione e appoggiato senza che noi nonni della città (che poi a cominciare da Cacciari non abbiamo da dimostrare molto successo politico di là dalle belle chiacchiere) ci mettiamo di traverso con il tono ultimativo che usi tu. Lasciamoglielo usare, questo tono, ai dirigenti del PD che hanno dimostrato tanta lungimiranza. Forse qualcosa si sta muovendo nel senso giusto, chi ha da dare dia.

 

Scrive Marco Vitale a Valerio Onida

Caro Valerio, Ti ringrazio per la Tua lettera aperta che in gran parte condivido. Non ho difficoltà ad ammettere che l’espressione “Hai tradito la città” è enfatica e quindi sbagliata. Volevo semplicemente dire che la Tua reazione a queste primarie truccate e sbagliate aveva suscitato tante speranze che Tu andassi a fondo sulla linea della contestazione delle stesse. Come sai era anche la mia speranza ma non era solo mia, era quella di molte persone che hanno seguito con partecipazione queste primarie. Una politica trasversale è necessaria per attrarre all’impegno per il rinnovo della città le moltissime persone che non votano più, i giovani platealmente assenti a queste primarie, e quelli che votano turandosi il naso e per disperazione a favore delle congreghe che soffocano la città. Questa operazione è indispensabile. Ma per riuscire richiede un rinnovamento profondo delle persone e delle politiche tradizionali e quindi un importante convergere su comuni temi di interesse cittadino e civile proprio fuggendo dalle gabbie delle famiglie partitiche. Ciò detto restano più importanti le cose che ci uniscono da quelle che ci dividono ed è su questo che spero lavoreremo ancora insieme nel prossimo futuro. Ti ringrazio per l’impegno con cari saluti.

 

Scrive Marco Airoldi a proposito di WIFI

In attesa che l’Amministrazione regali a Milano e a Morganti in particolare l’ennesimo, imperdibile, indispensabile gadget tecnologico: Il WI FI e il WI MAX, e il Wi non so cos’altra. M’immagino già il pezzo che verrà – o forse l’ha già pronto – scritto per celebrare “l’inaspettata” vittoria del candidato “estremista” Giuliano Pisapia.

Guardate, Milano si muore di informatica, chiunque vada in metro e osservi centinaia di persone connesse persino sottoterra nelle condizioni più improbabili (quasi tutti su FB, purtroppo) se ne rende conto e capisce che per quanto interessante non è quello l’aspetto su cui Milano debba colmare il gap. Il comparto ICT è quello che a Milano risente maggiormente della crisi, perché è cresciuto come una “bolla” esagerata.

Il distacco che la gente, quella di sinistra almeno, sente dai partiti è generato proprio dai ragionamenti “a la Morganti”. Sarebbe ora che Milano ne desse cartesiana, inconfutabile dimostrazione, spero una volta per tutte, visto che la lezione Vendola qualcuno sembra averla studiata con scarso profitto o riottosa negligenza.

 

Scrive Alberto Maffi a Guido Martinotti

Caro Guido, non so se questa mia verrà resa pubblica, perché non vedo nell’indice di Arcipelago un forum. In ogni caso volevo dire che concordo pienamente con la tua risposta ad Antoniazzi, con una piccola precisazione, che forse ti è rimasta per cautela nella penna. Il problema con i cattolici (lo dice uno che ha studiato nove anni dai gesuiti) è che non ammetteranno mai il principio elementare di civiltà che la religione (qualunque religione) deve essere un fatto privato. Per questo io mi augurerei che i cattolici o smettessero di qualificarsi come cattolici quando si parla di politica e di scelte politiche, cioè pubbliche, oppure tornassero a farsi il loro partito confessionale. In fondo si stava meglio quando si stava peggio, cioè sotto la balena bianca…

 

Scrive Fabio Corgiolu sulle primarie

Riflettendo sull’esito delle recenti primarie milanesi e leggendo l’articolo PD, CAVALLO CHE PERDE NON SI CAMBIA? penso risulti del tutto evidente quanto il sistema elettorale (a turno unico) utilizzato per le primarie penalizzi la presentazione di più candidati appartenenti grossomodo alla medesima area politico-culturale, di là dalle differenze faccio ovviamente riferimento ai candidati Boeri e Onida entrambi appartenenti a un’area che potremmo definire “democratico-moderata”. Giuliano Pisapia ha potuto invece beneficiare del fatto di rappresentare la medesima area “democratica-radicale”. Al di là degli indubbi meriti che riconosco a Pisapia, per il quale esprimo anche una moderata simpatia, voglio dire che tra le responsabilità politiche imputabili alla dirigenza del PD milanese vi sarebbe forse quella d’essersi impuntata sul cosiddetto “proprio candidato” ignorando il forte significato politico rappresentato dalla candidatura (peraltro di statura) Onida.

 

Scrive Camilla Mian a proposito dell’articolo di Sandro Antoniazzi

I dirigenti PD dovrebbero effettivamente fare un lungo viaggio in cui intercalare il divertimento allo studio. Le posizioni di Antoniazzi sono le posizioni che ci hanno fatto perdere da sempre: improvvisare, perdere, giustificare, improvvisare,perdere, giustificare… Ora finalmente il cerchio si è rotto perché è entrato uno intelligente, guarda caso … da fuori.

 

 

Scrive Loredana Bigatti

Sono un’iscritta del PD che ha votato Boeri per convinzione dopo averlo sentito più volte, non perché indicato dal partito. E sono convinta che Milano ha perso una grossa occasione perdendo una candidatura con idee tanto innovative. In tutte le analisi post-primarie che ho letto e sentito da vari settori (politici, culturali, giornalistici) ne manca una che, da interna del PD, ritengo invece fondamentale per il risultato di queste primarie. Intanto il PD non ha sostenuto unitariamente Boeri come viene scritto e detto ovunque: purtroppo all’interno del PD c’è stata una spaccatura che ha portato parti del PD a sostenere Pisapia o Onida, anziché Boeri. Questo ha condotto a campagne parallele, all’interno del PD, che hanno dirottato voti potenziali per Boeri sugli altri 2 candidati, perché le indicazioni arrivavano da persone della dirigenza del PD stimate e ascoltate quanto coloro che hanno indicato Boeri.

Quindi vorrei e ci tengo a precisare che in questo voto non ha perso il PD perché gli elettori non hanno seguito le indicazioni, ma ha perso perché si è diviso al suo interno e ha sostenuto candidati diversi. La maggioranza dei votanti alle primarie ha seguito le indicazioni del PD, peccato che erano indicazioni diversificate. Per questo sono state necessarie le dimissioni, non per far cadere le teste in un momento in cui sarebbe assurdo ripartire con un percorso congressuale, ma per far nascere un forte momento di confronto interno e possibilmente raddrizzare la rotta persa. Adesso speriamo che, con la collaborazione di Pisapia che è il nostro unico candidato, si possa costruire un forte progetto per Milano che tenga conto anche delle tante idee valide portate avanti da Boeri e Onida.Il sogno per me sarebbe vederli collaborare tutti e 3 per riportare finalmente il centro sinistra a Palazzo Marino.



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