22 marzo 2011

BOSSI GHEDDAFI E BERLUSCONI. IL TEATRINO DEI PUPI


Penso sia doveroso un commento sul successo del 17 Marzo, rivolgendo innanzitutto un caloroso ringraziamento ai von Clausewitz della Lega, perché sono riusciti a rendere simpatico persino l’Inno di Mameli. L’idea del Consiglio della Regione Lombardia di suonare l’Inno all’inizio delle sedute mi era sembrata, in quanto tardiva, moderatamente pirla, e comunque sarebbe rimasta uno dei tanti atti burocratici che si fanno pensando ad altro (basta vedere le facce dei calciatori italiani, in analoghe occasioni). Con la geniale sprezzatura dei consiglieri della Lega, che si “fermeranno a prendere brioches e cappuccino” (a parte il fatto che essendo probabilmente ignoranti della storia, non si sono resi conto che con il termine brioches hanno prodotto uno straordinario remake di una gaffe assurta ad esempio mondiale della dabbenaggine) quegli assenteisti hanno automaticamente trasformato l’atto burocratico in una nobile e quasi eroica affermazione di principio.

Non colgono, i miserelli, il punto ovvio che le sprezzature si possono fare solo dall’alto in basso: se cerchi di farle dal basso in alto, finisci per sputarti in faccia. Naturalmente, poiché secondo la legge del Cipolla la pirlaggine è equidistribuita, c’è subito il Capogruppo in Consiglio Regionale PDL che dichiara tutto compunto “Rispettiamo le opinioni di tutti e questo è il bello e la forza della nostra democrazia”. Cioè se quelli della Lega (o di altri gruppi) decidessero di ruttare (o peggio) tutti in coro, come è ormai prassi diffusa sui piccoli schermi, gli altri dovrebbero fare finta di niente: “It’s the democracy, stupid”. Ma a questi, prima che parlino, gli fanno la prova del palloncino?

Qui le opinioni non c’entrano: solo a Napoli, come dice Eduardo De Filippo, il semaforo rosso è una opinione. Qui c’entrano i doveri della propria funzione e la mia idea è che se uno viene pagato, con i soldi di tutti, per svolgere un certo compito, se distoglie tempo da quel compito per un motivo futile come il cappuccino, dovrebbe restituire la corrispondente parte del compenso. Quando ero ancora docente universitario (cioè prima di andare in pensione) se i sindacati dichiaravano uno sciopero e il singolo docente decideva di aderire, doveva riempire una scheda per l’amministrazione che, alla fine dell’anno, sottraeva dallo stipendio le ore scioperate. Penso che se i consiglieri leghisti volessero dare una minima parvenza di decenza civile alla loro protesta, dovrebbero fare altrettanto. Altrimenti quel cappuccino lo bevono in un tempo a sbafo di tutti i cittadini lombardi, prolungando l’antica tradizione del cappuccino a sbafo degli impiegati dei ministeri romani e trasformandosi quindi automaticamente in travet ministeriali romani. Esento moralmente il Trota che essendoci non per meriti propri, ma perché è stato imposto dal padre, è lì a sbafo 24/7, avendo certamente portato via il posto a qualche onesto militante della Lega che probabilmente si era fatto in quattro per anni.

La settimana scorsa ho denunciato l’azione della Lega diretta a trasformare la potente Lombardia da regione leader della penisola italiana ad appendice degli imperi germanici e quindi destinata a diventare la Terronia d’Europa. Non si era ancora asciugato l’inchiostro, come si dice, che Bossi, con la solita aria di sicumera che deve avere sempre anche quando chiede dove è la toilette, per giustificare un atto che in altri paesi potrebbe anche essere considerato molto vicino all’alto tradimento, dato il contesto bellico, ha dichiarato che non votava le risoluzioni contro la Libia, “perché noi facciamo come la Germania”. Noi chi? La Padania? Ma ha un esercito, un ambasciatore a Berlino, un posto nel consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, può parlare a nome mio che abito in quelle aree? Oppure la libera repubblichetta di Gemonio forse intende schierare le famose 300mila doppiette con l’elmo con il chiodo? Nell’ultima ora il Boss Bossi, alla ricerca di alleati, ha tirato fuori la Svizzera, riproponendo una più volte vagheggiata Repubblica Insubrica. Good Luck.

Adesso Bossi fa il doppio carpiato all’indietro, ma l’Alleanza con Gheddafi l’ha fatta anche, e con molto peso, la Lega. Bossi cerca di fare il verginello, ma “La Padania” ha sempre presentato il Rais come il baluardo contro le fameliche moltitudini africane. E’ veramente un destino. E’ bastato che Obama alzasse il ditino, che anche il machissimo La Russa, il supermacho Bossi e il Sun-ki-mi Cav. Silvio, si siano dovuti piegare a offrire una ennesima umiliante conferma del vecchio detto che gli italiani non finiscono mai una guerra con lo stesso alleato con cui l’hanno cominciata. Ci accingiamo a bombardare, mentre fa una guerra (civile, beninteso, ma lui non la pensa così) un alleato con il quale solo pochi mesi fa abbiamo firmato un patto di non belligeranza strombazzato con il solito “epocale”, che aveva come principale contropartita il blocco degli immigrati fortemente voluto dalla Lega dal titolo pomposo di “Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione tra la repubblica Italiana e la grande Giamahiria araba libica popolare socialista“. (Dal sito del PDL “per Silvio”: “20 dicembre 2010 ore 16:09 … BLOCCO DELL’IMMIGRAZIONE CLANDESTINA. La lotta all’immigrazione clandestina prevede: Pattugliamenti congiunti Italia-Libia all’interno delle acque territoriali libiche. Dal 6 maggio 2009 è attivo il controllo via mare, per impedire la partenza delle barche dei clandestini verso le nostre coste e per riportarle in Libia, una volta intercettate. In un anno gli sbarchi si sono azzerati. Sorveglianza della frontiera libica meridionale la Libia ha quasi 2.000 chilometri di frontiera nel deserto, dalla quale passano i clandestini provenienti dai Paesi dell’Africa sub sahariana. Questo confine sarà monitorato con un sistema satellitare italiano, in base a un accordo tra Libia, l’Italia e l’Unione Europea, che finanzia il 50% del costo”. L’Italia è il primo Paese che nel rapporto con una ex-colonia riconosce le proprie responsabilità e i danni morali e materiali. All’inizio degli anni Novanta la Libia era un Paese isolato nella comunità internazionale, colpito da sanzioni ONU, considerato un pericolo per la sicurezza e la stabilità nel Mediterraneo. Ora, grazie alla paziente attività diplomatica del presidente Berlusconi, (SIC!) non è più così.)

E’ vero che in alcuni casi, con Gheddafi come con Hitler, meglio cambiare anche all’ultimo momento. Ma l’interrogativo è solo spostato: che bisogno c’era di allearsi con Hitler? Solo la grande lungimiranza del Primo Cav. della storia d’Italia, che pensava di cavarsela con qualche migliaio di morti da “buttare sul tavolo delle trattative”, ci ha obbligato a una alleanza con Hitler e poi all’inevitabile, ma tragicamente costoso, ripudio. Allo stesso modo, mentre non si poteva evitare di fare affari con il despota Gheddafi, come hanno fatto tutti, tranne Reagan, che bisogno c’era che il Secondo Cav. della storia d’Italia si umiliasse e si rendesse ridicolo davanti a tutto il mondo baciandogli le mani e procurandogli le donne? Si fa largo il sospetto che Berlusconi, abituato ad avere solo alcune escort e una villa in cui c’era sì uno stalliere, ma senza destrieri, sia rimasto abbagliato dalla comparsa di un Gheddafi a cavallo, con Amazzoni! Ragazzi! Ad Arcòre le fanno vestire da infermiere e, al massimo, da poliziotte italiane, che, mi perdonino, non è sempre il top della linea Armani, ma Gheddafi le sue le veste con le divise da bellboy dei grandi alberghi nei primi film in technicolor. Wow! Forse il Cav. pensava di trovarsi davanti “Lo Sceicco Bianco” e (da tempo, peraltro, ce ne cautela la sua ex-signora) ha perso la testa, come Brunella Bovo davanti ad Alberto Sordi nel film di Fellini.

Il problema è che l’onore in gioco non è quello degli italiani, che hanno sempre salvato il loro pagando di persona, ma quello di governanti autoritari e irresponsabili, che non si vergognano minimamente di comportamenti disonorevoli scaricati sulle spalle della nazione a ogni giro del vento. Penso che molte persone, tra quelle più serie che avevano preso in considerazione con favore alcune proposte della Lega, comincino a essere stanche di questi dirigenti che in modo del tutto incontrollato si comportano come se stessero tutto il giorno sul palco di una balera. Spero che Michele Serra non se ne abbia se riporto la sua fantastica storia della battuta di Speroni (by the way, Speroni, who?), che nell’intervallo di un dibattito televisivo, qualche tempo fa, gli ha detto “Vede io faccio il cafone perché rappresento elettori cafoni. E’ la democrazia”. Ho la sensazione che gli elettori cafoni comincino a chiedersi: “Ah, saria mi el pistola?”.

Guido Martinotti



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